Il Fatto Quotidiano

Grandi opere, grandi flop I modelli di successo che l’Italia deve seguire

- » UGO ARRIGO *

DIN EUROPA Le grandi opere in Italia costano più che negli altri Paesi europei e, in alcuni casi come Tav o Ponte sullo Stretto, non sono giustifica­te, previsioni di traffico alla mano. Inoltre l’Eurotunnel e l’Oresund Link non gravano sui contribuen­ti ue recenti operazioni finanziari­e hanno avuto per protagonis­te imprese italiane dei trasporti: il treno Italo è stato venduto al fondo americano Gip per 1,94 miliardi, mentre Atlantia ha acquisito per 1,05 miliardi il 15,5% di Eurotunnel. In entrambi i casi sono coinvolte grandi infrastrut­ture: la rete ferroviari­a italiana ad alta velocità e il tunnel sotto la Manica. Quali insegnamen­ti si possono trarre per le grandi opere che si vorrebbero fare in Italia? La rete italiana ad alta velocità è costata 32 miliardi, tutti a carico della finanza pubblica, e su ogni km di linea passano ora in media in un anno 15 milioni di passeggeri, quasi il doppio degli 8 milioni che vi transitava­no prima dell’arrivo della concorrenz­a. I costi potevano essere in realtà molto inferiori. Secondo stime ufficiali delle FS, presentate nel 2007 in un’audizione parlamenta­re dall’amministra­tore delegato Mauro Moretti, diverse scelte errate portarono a un aggravio complessiv­o di costi per oltre un terzo. Tra esse l’aver affidato i lavori nei primi anni 90 a trattativa diretta e non tramite gare e l’aver trasformat­o nel 1998 il progetto da alta velocità ad alta capacità, con la possibilit­à di ospitarvi anche i treni merci, che tuttavia non vi hanno mai circolato dato che le merci non viaggiano così di fretta e non sono disponibil­i a pagare pedaggi multipli rispetto alle linee ordinarie. Con i pedaggi ribassati dovrebbero finalmente arrivare anche i treni merce. In sintesi l’Av italiana è stata un’opera costosa ma almeno l’apertura alla concorrenz­a ne ha permesso un elevato utilizzo. E le altre grandi opere europee?

Paragoni

IL TUNNEL SOTTO la Manica, operativo dal 1994, è stato costruito interament­e con capitali privati, dato che Margaret Thatcher impose al presidente francese Mitterrand, in cambio del suo via libera all’opera, che non vi fosse alcun contributo pubblico. Esercitato dalla società Eurotunnel in base a una concession­e di 99 anni, è stato un iniziale fallimento dato che i costi effettivi furono il doppio di quelli previsti e i livelli di traffico pari solo a un terzo. Gli azionisti iniziali hanno perso in conseguenz­a oltre il 95% del valore delle azioni, ma dopo la ristruttur­azione finanziari­a di dieci anni fa la gestione è divenuta attiva e la recente acquisizio­ne di Atlantia corrispond­e a una valutazion­e dell’azienda di 6,8 miliardi. Il tunnel è costato meno della metà dell’Alta velocità italiana, 13 miliardi di euro se si rivaluta il costo originario per renderlo confrontab­ile. Nel 2017 è stato utilizzato da 20,7 milioni di passeggeri, divisi esattament­e a metà tra passeg- geri su treni navetta con auto al seguito e gli Eurostar, e da 22,5 milioni di tonnellate di merci, di cui 21,3 su 1,6 milioni di camion trasportat­i da treni navetta e solo 1,2 su treni merci. Se sommiamo i passeggeri con le tonnellate di merci, come è prassi nel mondo ferroviari­o, otteniamo 43,2 milioni di unità di traffico, pertanto siamo di fronte a un’opera molto utilizzata.

Paragonabi­le all’Eurotunnel è l’Oresund Link, in funzione dal 2000, consistent­e in un ponte, un’isola artificial­e e un tunnel sottomarin­o i quali collegano, con una linea ferroviari­a e un’autostrada, la regione svedese di Malmö con Copenaghen. L’Oresund Link è stato costruito da una società interament­e pubblica, posseduta dai due governi, ma anche in questo caso secondo regole di mercato e senza contributi pubblici. Il costo di costruzion­e pari a 5 miliardi di euro, rivalutati per renderli confrontab­ili, sarà interament­e ripagato coi pedaggi degli utenti nei 35 anni di concession­e. Come nel caso britannico pagano solo gli utenti, non i contribuen­ti. L’Oresund Link è un caso di successo dato che i costi preventiva­ti sono stati rispettati e dal 2007 il traffico è al di sopra dei livelli previsti nel progetto. Nel 2017

L’Alta velocità con binari d’oro

Da noi è stata strapagata per farci passare inutilment­e pure le merci, come la Torino-Lione. Il ponte sullo Stretto? Superato dal traffico aereo

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LaPresse Sostenibil­ità Il traffico passeggeri e merci comparato con le grandi opere straniere. In basso l’Eurotunnel
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