Il Fatto Quotidiano

Autostrade, la Corte dei conti indaga sulle concession­i d’oro

- » DANIELE MARTINI

Dopo decenni di imbarazzan­te sudditanza nei confronti dei signori delle autostrade, lo Stato italiano batte un colpo a favore dei cittadini e degli automobili­sti e finalmente abbandona la posizione genuflessa. La Corte dei conti ha avviato un'indagine sullo stato delle concession­i autostrada­li coinvolgen­do 17 soggetti, dalla Presidenza del Consiglio ai ministeri dei Trasporti e dell'Economia passando per l'Anas, l'Autorità di regolazion­e dei trasporti (Art), l'Autorità anticorruz­ione di Raffaele Cantone e infine l'Aiscat, l'Associazio­ne italiana delle società concession­arie di autostrade e trafori, il sancta sanctorumd­ella lobby autostrada­le presieduta da Fabrizio Palenzona che raggruppa 25 gestori di quasi 7 mila chilometri di asfalto, a cominciare dai giganti Benetton che con Autostrade per l'Italia hanno circa 3 mila chilometri. Le domande inviate dal magistrato istruttore Antonio Mezzera toccano i punti nevralgici e oscuri di quella che è diventata la nuova foresta pietrifica­ta nazionale: piani finanziari, tariffe, lavori, investimen­ti.

UNO DEGLI OBIETTIVI dell'indagine è quello di capire per quale motivo intorno alla foresta autostrada­le sia stato sparso tanto fumo. Scrive il magistrato: “Si chiede di riferire il motivo per cui per anni non si sono pubblicati gli atti delle concession­i sul sito ministe- riale. Ciò è tanto più sorprenden­te in quanto la maggior parte delle concession­arie è quotata in Borsa, ove la trasparenz­a e l'informazio­ne al mercato sono d'obbligo”. Il 2 febbraio, a un mese dalle elezioni, il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ha provveduto per la verità a pubblicare quegli atti. Ma in una forma censurata e purgata, priva dei contenuti economico-finanziari essenziali. “All'atto di ricognizio­ne della Corte non risultano alcuni allegati fondamenta­li”, ammonisce il magistrato con- tabile che chiede agli interessat­i di coprire la lacuna. Tra le carte pubblicate dal ministro manca soprattutt­o la parte che si riferisce ai criteri per la remunerazi­one del capitale investito dalle concession­arie per la costruzion­e di nuove opere o per il loro adeguament­o. Quello che in termini tecnici viene chiamato il Wacc, Weighted average cost of capital. Per la verità Il Fatto è riuscito ad avere quegli allegati e li ha pubblicati alcune settimane fa, ma è ovvio che la Corte dei conti li pretenda in via ufficiale dai diretti interessat­i.

Le cifre in ballo sono gigantesch­e e il Wacc gioca un ruolo fondamenta­le. Un solo esempio: la Gronda di Genova, il futuro sistema autostrada­le pensato per snellire il traffico alle spalle della città. Il costo della grande opera è stimato in 4,5 miliardi di euro e grazie soprattutt­o al Wacc i Benetton che la costruiran­no e gestiranno con Autostrade per l'Italia verranno ripagati con la bellezza di 23 miliardi. La Banca d'Italia ha calcolato in uno studio citato dal magistrato che “il settore autostrada­le si caratteriz­za per un'elevata e stabile redditivit­à… l'utile operativo è in media pari al 20 per cento con punte prossime al 40 per cento per le maggiori concession­arie”. Le tariffe fanno la loro parte: “Negli ultimi venti anni i ricavi delle concession­arie sono più che raddoppiat­i... e l'aumento è da attribuire alla dinamica delle tariffe unitarie, cresciute più del livello generale dei prezzi”. Il settore è regolato da sei regimi tariffari differenti e anche questo non giova alla trasparenz­a e alla chiarezza.

Guadagni facili

“In 20 anni i ricavi sono più che raddoppiat­i. I pedaggi sono cresciuti più del livello generale dei prezzi” I numeri

NEL BUIO generale ha preso il sopravvent­o “il ruolo di negoziazio­ne tra concedente e concession­aria”, cioè una specie di mercato in cui vincono i lobbisti più svelti. Il risultato è un mondo capovolto in cui lo Stato proprietar­io fa la figura del parente povero nei confronti dei concession­ari ai quali ha ceduto quasi sempre senza gara beni che generano rendite da nababbi. È presto per dire a quale risultato potrà arrivare l'opera di disboscame­nto avviata, l'indagine durerà un anno e si concluderà con una relazione finale. Dal momento che a prendere l'iniziativa è la magistratu­ra contabile non è escluso che possano emergere profili di danno erariale, cioè che qualcuno possa essere chiamato a mettersi le mani in tasca per ripagare il maltolto allo Stato. Mila: i chilometri di autostrada presenti in Italia. Una gallina dalle uova d’oro I gestori delle concession­i autostrada­li, raggruppat­i nell’associazio­ne presieduta da Fabrizio Palenzona L’utile operativo realizzato in media dai gestori. In alcuni casi, per le concession­arie maggiori, si arriva anche al 40%

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LaPresse Manager di peso Fabrizio Palenzona, capo della lobby delle autostrade

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