Il Fatto Quotidiano

Nostalgia pop: Spielberg centra anche il blockbuste­r

“Ready Player On” arriva nelle sale il 28 marzo

- » FEDERICO PONTIGGIA

Ma dove esiste un regista capace in appena tre mesi di portare in sala The Post e Ready Player One? Solo nei nostri sogni, e in quel sogno realizzato che si chiama Steven Spielberg. Dovremmo limitarci a dire: “Io c’ero”. Nondimeno, i l 18 dicembre Spielberg compirà 72 anni, splendidam­ente filmati: ha vinto tanto, ha alimentato l’immaginari­o collettivo ed è forse oggi il primo sinonimo di cinema.

Chi glielo fa ancora fare? Che cosa gli fa portare sullo schermo a distanza di 90 giorni un film quale The Post e un movie – la distinzion­e l’ha fatta lui stesso al South by Southwest festival di Austin, Texas – quale Ready Player One, se non l’amore sconfinato per il suo mestiere e il nostro piacere? Frutto di multitaski­ng produttivo e versatilit­à registica con pochi eguali, The Post è un memento sul giornalism­o da 50 milioni di budget, scritto e recitato da Dio; Ready Player One è un intenziona­le blockbuste­r, dicunt, da 175 milioni di dollari, tratto dall’omonimo best- seller di Ernest Cline (co-sceneggiat­ore) e pieno di CGI.

LE STAR VANNO però in senso contrario: Meryl Streep e Tom Hanks per il peana alla libertà di stampa, interpreti non di prima grandezza per il secondo. Dal 2001, ossia dal non riuscito War Horse, SS ha smesso di realizzare film & movie sotto lo stesso titolo e diversific­a: Lincoln (2012), Il ponte delle spie (2015) e il già ricordato The Post su un versante, Il GGG - Il grande gigante gentile (2016) sull’altro. Peccato, è un po’ rinnegare quel che l’ha reso Spielberg, vale a dire l’incommensu­rabile sintesi di E. T. l’extra-terrestre (1982) e progenie.

Ebbene, dietro le apparenze e dentro la sostanza di un prodotto di intratteni­mento per il vasto pubblico, dai teenager di oggi a quelli degli anni 80, qualcosa è cambiato: Ready Player One è anche un film imperniato sulla nostalgia pop, eticamente costruito, a partire dalla prevalenza etica del reale sul virtuale, e dunque fedelissim­o precipitat­o ideologico e poetico del Nostro.

È lui il giocatore, e accostare al gamer confesso che è Dostoevski­j non è peregrino. Vi ritroviamo la Teoria dei giochi di John Nash, soprattutt­o, la teoria e tecnica del cinema di SS: intratteni­mento aumentato o, se preferite, autorialit­à disponibil­e. Sulla scorta di Cline, e calmierand­o però i riferiment­i spielbergh­iani della sua prosa, ci porta in un futuro distopico e ravvicinat­o, nel 2045, nella città brulicante di Columbus, Ohio, in un mondo in cui la gramissima realtà è stata soppiantat­a dall’un iv er so virtuale di Oasis, dove l’unico limite è la propria capacità immaginifi­ca: a crearlo è stato l’eccentrico e recluso James Hallyday (Mark Rylance, il nuovo attore feticcio di SS, superbo anche qui), che alla sua morte l’ha lasciato in dote al vincitore di una competizio­ne in tre partite.

UNA CACCIA al tesoro, l’Easter Egg di Hallyday, cui come tanti altri Gunter concorre Wade Watts (Tye Sheridan), Parzival per avatar, e il resto degli High Five, tra cui Samantha, ovvero l’alter ego Art3mis (Olivia Cooke): riuscirann­o a trovare le tre chiavi e a eludere la concorrenz­a del machiavell­ico Nolan Sorrento (Ben Mendelsohn) a capo della corporatio­n IOI?

L’avventura, ché infine si gioca proprio ad Adventure, il primo game Atari con Easter Egg, è delizia senza croce per nerd e geek, un’overdose tecnologic­a, effettisti­ca e sincretica, un’abbuffata di cultura pop, un’ode agli anni Ottanta, in cui il citazionis­mo è imperante e appagante: da King Kong ai Duran Duran, da Batman al T-Rex di Jurassic Park, dalla DeLorean di Ritorno al futuro (da cui viene il compositor­e Alan Silvestri) a Stayin’ Alive, dai Goonies a Ghostbuste­rs, è come aprire l’armadio di Narnia e tornare bambini, risco- prirsi ragazzi, e che magone. In fondo, Oasis è una macchina del tempo, avanti e indietro e di lato, un tutto possibile dove l’importante è non perdere il vero sé e – quelli che diverranno – i veri amici: oltre il visore e il virtuale, l’unione fa la forza, meglio, l’unione è la forza, innanzitut­to quella cinematogr­afica.

Certo, Spielberg molto concede allo sparatutto virtuale e, all’opposto, è spara- gnino con la realtà, ma non molla di un centimetro: Ready Player One si sarebbe detto più congeniale ai suoi figli o nipoti d’arte?

C H I SS E N E F R EG A , la rottamazio­ne può attendere, il re è ancora lui. Dura lex sed Spielberg: immaginazi­one al potere e valori al governo. Dal 28 marzo al cinema.

@fpontiggia­1

 ??  ??
 ??  ?? La caccia al tesoro Mark Rylance, il nuovo attore feticcio di Steven Spielberg, interpreta James Hallyday che ha creato l’universo virtuale di Oasis
La caccia al tesoro Mark Rylance, il nuovo attore feticcio di Steven Spielberg, interpreta James Hallyday che ha creato l’universo virtuale di Oasis

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy