Aveva ragione Churchill: ora la politica è come il calcio
Non se ne può veramente più. Invece di pensare alle cifre spaventose sulla povertà, sulla disoccupazione e sul funzionamento della sanità in Italia, in questi giorni stanno trionfando i dibattiti e gli articoli sulla formazione di un governo prossimo venturo, imitando quella sterminata pletora di trasmissioni tv e giornali che parlano di calcio con liti finte a sostegno di uno sport che dovrebbe esprimersi principalmente sui campi di gioco. Ebbene la politica in Italia, ormai da anni, si celebra con gli stessi meccanismi e negli stessi luoghi con migliaia e migliaia di allenatori che snocciolano le formazioni, specialmente il giorno dopo la partita, perché il giorno prima i pronostici li avevano toppati miserevolmente. Capisco che ci possano e ci debbano essere discussioni, ma pochi si preoccupano di cosa sta succedendo fuori dagli studi tv e dalle redazioni. Non mi è mai piaciuto molto l’aneddoto attribuito a Winston Churchill per cui gli italiani perdono le partite come se perdessero la guerra e viceversa, ma devo ammettere che una parte di vero c’è. Ultima considerazione: basta con politici bravi e preparati che sanno a menadito cosa dovrebbero fare gli avversari e non fanno magari caso a quello che dovrebbero dire e poi mantenere loro. Queste elezioni che saranno ricordate per le lunghe file ai seggi e che dopo quasi tre settimane non hanno ancora assegnato tutti i seggi non meriterebbero una attenzione maggiore? FRANCO NOVEMBRINI