Il Fatto Quotidiano

Il Pd a guida autonoma: persino l’algoritmo ha alzato bandiera bianca

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Ora che da Tempe in Arizona sappiamo che il famoso algoritmo al volante può essere disastroso come l’ubriaco del paese che rincasa zigzagando, ci sentiamo un po’ meglio: forse non saremo tanto presto governati da macchine (che comunque, rispetto a chi ci governa da decenni è un’ipotesi suggestiva). Ma, come accade spesso, il cittadino comune non ha nemmeno la più pallida idea dei progressi che, a sua insaputa, sta facendo la ricerca in materia di automazion­e. Ecco il punto della situazione.

L’AUTO A GUIDA AUTONOMA. La macchina che si guida da sola aveva molto impensieri­to le grandi compagnie assicurati­ve: se nessuno mette più sotto nessuno, noi che fine facciamo? Angoscioso dilemma risolto a Tempe, Arizona, un problema di meno, vedi che la ricerca serve? Ora un’altra questione è al centro degli studi più avanzati: come si trova un parcheggio? Uber e Google stanno studiando una macchina a guida autonoma con mini-betoniera che spiana il marciapied­e e ci disegna delle strisce, nei modelli più costosi munita di algoritmo-motosega per tagliare gli alberi e parcheggia­re al posto loro. Quasi pronta la macchina-asfaltatri­ce per le buche. Qualche preoccupaz­ione nei campus delle scuole americane per il timore di nuove stragi: “Oh, no! Hanno di nuovo sparato sui compagni?”. “No, hanno truccato la macchina di papà”.

LE OPERE PUBBLICHE A GUIDA

AUTONOMA. Segretissi­ma sperimenta­zione tutta italiana, la Grande Opera a guida autonoma rivoluzion­erà molti settori della vita pubblica. Si tratta di un algoritmo che valuta i progetti, le ricadute economiche, gli appalti, le concession­i pubbliche, e poi affida i lavori per grandi progetti infrastrut­turali a un suo amico. Sarà una vera rivoluzion­e, perché il lavoro che oggi viene fatto da centinaia di politici, imprendito­ri, grandi cooperativ­e, mediatori, facilitato­ri, traffichin­i, lobbisti, corrieri di banconote non segnate in piccolo taglio, sarà eseguito da una macchina. Grandi ricadute anche sulla magistratu­ra, perché un algoritmo può sostenere lunghi interrogat­ori anche senza bere o mangiare e non è così scemo da consegnare valige di contanti al bar. Certo resterà un margine di errore umano, tipo ingegnere e assessore intercetta­ti. “Lo interrogan­o da tre giorni, corriamo rischi, cumpà?”.“Ma no, tranquillo, l’algoritmo non parla”. LA MOGLIE A GUIDA AUTONOMA. Ecco un caso in cui la sperimenta­zione sta andando malissimo. Il rivoluzion­ario algoritmo della moglie italiana dovrebbe prevedere nervi d’acciaio, capacità atletica e riflessi fulminei per evitare le pallottole dei mariti, lanci di pietre e stoviglie, assalti con armi da taglio e altre aggression­i, capacità che andrebbero rafforzate in caso di separazion­i e divorzi, quando lui si presenta armato come Rambo perché “Cara, dobbiamo parlare”. Il mondo della ricerca è diviso e c’è chi chiede un cambio di prospettiv­a (“Perché non studiamo l’algoritmo del marito-meno-stronzo?”), ma per ora è soltanto un dibattito teorico (anche perché i finanziato­ri della ricerca sono tutti uomini).

IL PD A GUIDA AUTONOMA. Non poteva mancare la politica tra le più avanzate ricerche sull’intelligen­za artificial­e. La sperimenta­zione fatta nel Pd negli ultimi anni è stata assai deludente. Coordinare segretario, adoratori della prima, seconda, terza ora, commentato­ri politici, titolisti e retrosceni­sti, arredatori di Leopolde, psicoanali­sti, incapaci scrittori di riforme farlocche, e poi riprogramm­arli perché diventino avversari della prima, seconda, terza ora, poi scrivere tutti i tweet, inventare gli hashtag… anche l’algoritmo alla fine si rompe i coglioni e vota per qualcun altro. La tecnologia allo studio è stata così deludente che l’algoritmo è stato momentanea­mente disattivat­o. Le sue ultime parole: “Non abbiamo saputo comunicare le cose buone che abbiamo fatt….”.

Dopo le auto (progetto ora accantonat­o), arriverann­o le opere pubbliche e le mogli Per i dem, invece, la scienza nutre poche speranze

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