Il Pd a guida autonoma: persino l’algoritmo ha alzato bandiera bianca
Ora che da Tempe in Arizona sappiamo che il famoso algoritmo al volante può essere disastroso come l’ubriaco del paese che rincasa zigzagando, ci sentiamo un po’ meglio: forse non saremo tanto presto governati da macchine (che comunque, rispetto a chi ci governa da decenni è un’ipotesi suggestiva). Ma, come accade spesso, il cittadino comune non ha nemmeno la più pallida idea dei progressi che, a sua insaputa, sta facendo la ricerca in materia di automazione. Ecco il punto della situazione.
L’AUTO A GUIDA AUTONOMA. La macchina che si guida da sola aveva molto impensierito le grandi compagnie assicurative: se nessuno mette più sotto nessuno, noi che fine facciamo? Angoscioso dilemma risolto a Tempe, Arizona, un problema di meno, vedi che la ricerca serve? Ora un’altra questione è al centro degli studi più avanzati: come si trova un parcheggio? Uber e Google stanno studiando una macchina a guida autonoma con mini-betoniera che spiana il marciapiede e ci disegna delle strisce, nei modelli più costosi munita di algoritmo-motosega per tagliare gli alberi e parcheggiare al posto loro. Quasi pronta la macchina-asfaltatrice per le buche. Qualche preoccupazione nei campus delle scuole americane per il timore di nuove stragi: “Oh, no! Hanno di nuovo sparato sui compagni?”. “No, hanno truccato la macchina di papà”.
LE OPERE PUBBLICHE A GUIDA
AUTONOMA. Segretissima sperimentazione tutta italiana, la Grande Opera a guida autonoma rivoluzionerà molti settori della vita pubblica. Si tratta di un algoritmo che valuta i progetti, le ricadute economiche, gli appalti, le concessioni pubbliche, e poi affida i lavori per grandi progetti infrastrutturali a un suo amico. Sarà una vera rivoluzione, perché il lavoro che oggi viene fatto da centinaia di politici, imprenditori, grandi cooperative, mediatori, facilitatori, traffichini, lobbisti, corrieri di banconote non segnate in piccolo taglio, sarà eseguito da una macchina. Grandi ricadute anche sulla magistratura, perché un algoritmo può sostenere lunghi interrogatori anche senza bere o mangiare e non è così scemo da consegnare valige di contanti al bar. Certo resterà un margine di errore umano, tipo ingegnere e assessore intercettati. “Lo interrogano da tre giorni, corriamo rischi, cumpà?”.“Ma no, tranquillo, l’algoritmo non parla”. LA MOGLIE A GUIDA AUTONOMA. Ecco un caso in cui la sperimentazione sta andando malissimo. Il rivoluzionario algoritmo della moglie italiana dovrebbe prevedere nervi d’acciaio, capacità atletica e riflessi fulminei per evitare le pallottole dei mariti, lanci di pietre e stoviglie, assalti con armi da taglio e altre aggressioni, capacità che andrebbero rafforzate in caso di separazioni e divorzi, quando lui si presenta armato come Rambo perché “Cara, dobbiamo parlare”. Il mondo della ricerca è diviso e c’è chi chiede un cambio di prospettiva (“Perché non studiamo l’algoritmo del marito-meno-stronzo?”), ma per ora è soltanto un dibattito teorico (anche perché i finanziatori della ricerca sono tutti uomini).
IL PD A GUIDA AUTONOMA. Non poteva mancare la politica tra le più avanzate ricerche sull’intelligenza artificiale. La sperimentazione fatta nel Pd negli ultimi anni è stata assai deludente. Coordinare segretario, adoratori della prima, seconda, terza ora, commentatori politici, titolisti e retroscenisti, arredatori di Leopolde, psicoanalisti, incapaci scrittori di riforme farlocche, e poi riprogrammarli perché diventino avversari della prima, seconda, terza ora, poi scrivere tutti i tweet, inventare gli hashtag… anche l’algoritmo alla fine si rompe i coglioni e vota per qualcun altro. La tecnologia allo studio è stata così deludente che l’algoritmo è stato momentaneamente disattivato. Le sue ultime parole: “Non abbiamo saputo comunicare le cose buone che abbiamo fatt….”.
Dopo le auto (progetto ora accantonato), arriveranno le opere pubbliche e le mogli Per i dem, invece, la scienza nutre poche speranze