Nel “Deep State” niente è come sembra: è tutto molto peggio
Fino
a che punto il mondo che crediamo di conoscere è davvero come crediamo che sia? Che cosa muove i destini della Storia? I grandi eventi collettivi o i maneggi di poche (e potentissime) persone? Cos’è la guerra, la prosecuzione della politica con altri mezzi – come diceva Von Clausewitz – oppure la prosecuzione degli affari con altri mezzi?
A giudicare dai primi due episodi, gli autori della serie Deep State, la prima produzione europea targata Fox presentata in anteprima mondiale a Londra il 15 marzo, hanno le idee molto chiare: il mondo non è ciò che crediamo che sia, i destini della storia sono nelle mani di pochi e la guerra è una forma di business, anch’essa nelle stesse mani. Nulla di nuovo, certo, semmai un’istintiva sensazione di peggioramento che tra le pieghe di Deep State si percepisce con una certa chiarezza: andrà sempre peggio. Per il resto la serie è una classica spy story a partire dall’ini- zio, dove infatti quel che sembra non è quel che è. Max Easton da dieci anni si è trasferito da Londra sui Pirenei, vive con la moglie e due figlie piccole in una casa isolata, per vivere ha messo su un laboratorio di falegnameria in tavernetta.
MA CHI È DAVVERO Max Easton? Nemmeno la moglie lo sa. Alle spalle c’è una vita precedente e un figlio, Harry, che con il padre ha rotto ogni legame ma che, nonostante tutto, ha scelto di seguire le stesse orme, che non sono quelle dell’artigianato. Ed è proprio questo legame “professionale” a scaraventare Max, all’improvviso, nella sua vita precedente. Easton ha infatti un passato da agente segreto della Corona britannica e i suoi antichi capi lo richiamano in servizio sapendo che non potrà rifiutare: Harry è in missione in Oriente, qualcosa è andato storto e c’è bisogno del suo intervento.
È l’inizio di un intreccio fatto di azione (molta), suspense (inevitabile), effetti speciali sul campo (a opera di un serviceitaliano) e, soprattutto, di immersione nel deep state, lo “stato nello stato”, termine anglosassone che indica una situazione politica in cui un organo interno allo Stato non risponde alla leadership politica civile. Nulla di quello che
Max Easton vedrà è come si aspetta. Il gioco è molto più grande.
Deep State andrà in onda in Italia (e in contemporanea in altri 50 Paesi, anche negli Stati Uniti, di solito diffidenti sulle produzioni europee) dal 9 aprile su Fox.
Per il momento sono stati realizzati otto episodi, sull’eventualità di nuove stagioni, autori e produttori non si sbottonano.
Non indifferente il cast, a cominciare dal protagonista Max Easton, l’attore inglese di origine italiane Mark Strong, già attore con Roman Polanski in O
liver Twist e in Syriana di Stephene Gaghan. Accanto a lui Joe Dempsie ( nel ruolo del figlio Harry) già noto al pubblico come il Gentry Waters di Game Of
Thr on es, Karima McAdams (Leyla), modella anglo-marocchina, ex volto di Lara Croft per il lancio del videogioco Tom Raider, alla prima grande esperienza sullo schermo (che con buone probabilità non sarà l’ultima).
QUINDI Lyne Renée (la moglie di Max, ignara del passato del marito) e Anastasia Griffith, spregiudicato agente della Cia e – infine – Alistair Petrie ( A Star
Wars Story). Petrie interpreta George White, l’oscuro burattinaio dei servizi segreti, candidato quindi a essere il cattivo della storia. Una candidatura fin troppo scontata. Dunque, nel deep
state , potrebbe essere anche il buono.
Una spy story che andrà in onda in contemporanea in 50 Paesi, Italia compresa, dal 9 aprile