Il Fatto Quotidiano

Nel “Deep State” niente è come sembra: è tutto molto peggio

- » STEFANO CASELLI

Fino

a che punto il mondo che crediamo di conoscere è davvero come crediamo che sia? Che cosa muove i destini della Storia? I grandi eventi collettivi o i maneggi di poche (e potentissi­me) persone? Cos’è la guerra, la prosecuzio­ne della politica con altri mezzi – come diceva Von Clausewitz – oppure la prosecuzio­ne degli affari con altri mezzi?

A giudicare dai primi due episodi, gli autori della serie Deep State, la prima produzione europea targata Fox presentata in anteprima mondiale a Londra il 15 marzo, hanno le idee molto chiare: il mondo non è ciò che crediamo che sia, i destini della storia sono nelle mani di pochi e la guerra è una forma di business, anch’essa nelle stesse mani. Nulla di nuovo, certo, semmai un’istintiva sensazione di peggiorame­nto che tra le pieghe di Deep State si percepisce con una certa chiarezza: andrà sempre peggio. Per il resto la serie è una classica spy story a partire dall’ini- zio, dove infatti quel che sembra non è quel che è. Max Easton da dieci anni si è trasferito da Londra sui Pirenei, vive con la moglie e due figlie piccole in una casa isolata, per vivere ha messo su un laboratori­o di falegnamer­ia in tavernetta.

MA CHI È DAVVERO Max Easton? Nemmeno la moglie lo sa. Alle spalle c’è una vita precedente e un figlio, Harry, che con il padre ha rotto ogni legame ma che, nonostante tutto, ha scelto di seguire le stesse orme, che non sono quelle dell’artigianat­o. Ed è proprio questo legame “profession­ale” a scaraventa­re Max, all’improvviso, nella sua vita precedente. Easton ha infatti un passato da agente segreto della Corona britannica e i suoi antichi capi lo richiamano in servizio sapendo che non potrà rifiutare: Harry è in missione in Oriente, qualcosa è andato storto e c’è bisogno del suo intervento.

È l’inizio di un intreccio fatto di azione (molta), suspense (inevitabil­e), effetti speciali sul campo (a opera di un serviceita­liano) e, soprattutt­o, di immersione nel deep state, lo “stato nello stato”, termine anglosasso­ne che indica una situazione politica in cui un organo interno allo Stato non risponde alla leadership politica civile. Nulla di quello che

Max Easton vedrà è come si aspetta. Il gioco è molto più grande.

Deep State andrà in onda in Italia (e in contempora­nea in altri 50 Paesi, anche negli Stati Uniti, di solito diffidenti sulle produzioni europee) dal 9 aprile su Fox.

Per il momento sono stati realizzati otto episodi, sull’eventualit­à di nuove stagioni, autori e produttori non si sbottonano.

Non indifferen­te il cast, a cominciare dal protagonis­ta Max Easton, l’attore inglese di origine italiane Mark Strong, già attore con Roman Polanski in O

liver Twist e in Syriana di Stephene Gaghan. Accanto a lui Joe Dempsie ( nel ruolo del figlio Harry) già noto al pubblico come il Gentry Waters di Game Of

Thr on es, Karima McAdams (Leyla), modella anglo-marocchina, ex volto di Lara Croft per il lancio del videogioco Tom Raider, alla prima grande esperienza sullo schermo (che con buone probabilit­à non sarà l’ultima).

QUINDI Lyne Renée (la moglie di Max, ignara del passato del marito) e Anastasia Griffith, spregiudic­ato agente della Cia e – infine – Alistair Petrie ( A Star

Wars Story). Petrie interpreta George White, l’oscuro burattinai­o dei servizi segreti, candidato quindi a essere il cattivo della storia. Una candidatur­a fin troppo scontata. Dunque, nel deep

state , potrebbe essere anche il buono.

Una spy story che andrà in onda in contempora­nea in 50 Paesi, Italia compresa, dal 9 aprile

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L’attore Mark Strong nei panni del protagonis­ta

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