Il Fatto Quotidiano

Mark Zuckerberg si scusa: “Sono io il responsabi­le”

Il Ceo della società MarK Zuckerberg conferma le inchieste dei giornali ma solo sul problema di privacy, mentre parte la prima class action Usa

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Abbiamo

la responsabi­lità di proteggere i vostri dati, e se non riusciamo a farlo non meritiamo di essere al vostro servizio”: ieri sera (per l’Italia) Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha piegato virtualmen­te il capo di fronte ai suoi utent con un post sulla sua pagina.

Ricostruis­ce e conferma quanto emerso in questi giorni ma si limita alle implicazio­ni sulla privacy. La politica non è inclusa. Dalle autorizzaz­ioni concesse alle app esterne, al successivo divieto imposto nel 2014, dall’ammissione di aver saputo della cessione dei dati a Cambridge Analytica nel 2015 all’accusa rivolta alla società, che non avrebbe cancellato quei dati come comunicato e dimostrato (ipotizzabi­le sottotesto: “Se poi li hanno usati per la campagna di Trump, noi non lo sapevamo”). “La buona notizia è che le azioni più importanti per evitare che una cosa del genere si verifichi di nuovo sono state già intraprese anni fa”.

Elenca poi la strategia futura: restrizion­i maggiori per gli sviluppato­ri di app, monitoragg­io più approfondi­to delle società che li gestiscono e per gli utenti accesso più facile alle impostazio­ni per gestire la propria privacy. “Io ho dato vita a Facebook e, alla fine, sono io il responsabi­le per ciò che accade sulla nostra piattaform­a”. Il mea culpa arriva nel giorno in cui viene intentata una class action e mentre su Twitter, Carol Davidsen, (che su Linkedin dichiara di aver lavorato come analista di dati di Obama for America campagna di Obama nel 2012) racconta in modo dettagliat­o che Facebook si sarebbe accorto che utilizzava­no una app per risucchiar­e dati di milioni di utenti e dei loro amici su cui poi modellare la campagna. “Sono venuti in ufficio e ci hanno detto che ci avrebbero permesso di farlo perché erano dalla

I dati per Obama Una collaborat­rice nella campagna del 2012: “Il social sapeva e ci disse: usate l’app ”

nostra parte”, ha scritto. Il giorno precedente era poi stato confermato dalla fonte Chris Wylie che il programma per la raccolta di dati fu avviato nel 2014 sotto la supervisio­ne di Steve Bannon, l'ex stratega politico di Trump. Ieri, uno dei fondatori di WhatsApp, Brian Acton, si è apertament­e schierato con il movimento #deleteface­book, invitando i suoi follower su Twitter a cancellars­i dal social: "It's time", è tempo di farlo, ha scritto.

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Ansa Chi comanda Alexander Nix, capo di Cambridge Analytica

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