Popolari, la Consulta salva la riforma Vicenza: sequestrati 19 milioni a Zonin
La Corte: regolare l’uso del decreto e i rimborsi negati ai soci
tre cinque che devono fare i conti con i fondi esteri attratti dalle “sofferenze” (i crediti inesigibili) che in alcuni casi, come Creval e Ubi, sono ormai maggioranza. Secondo Palazzo Spada il governo aveva violato la Carta scegliendo di usare un decreto legge senza che vi fossero “i caratteri di necessità e urgenza”, così come il meccanismo usato per blindare le trasformazioni in Spa bloccando il diritto di recesso ai soci contrari; scelta peraltro affidata a norme attuative scritte da Bankitalia grazie a una sorta di “delega in bianco” a un istituto “privo di legittimazione democratica. Per la Consulta, invece, tutto è rimasto nell’alveo della Costituzione. Il Consiglio di Stato ha invece cancellato il divieto imposto da Bankitalia ai soci degli istituti di creare una hol- ding cooperativa per controllare le banche. Ora Popolare Sondrio e Bari dovranno trasformarsi in Spa.
RESTA aperto invece il fronte delle presunte soffiate arrivate a ridosso del decreto a Carlo De Benedetti, il patron del Gruppo Espresso che ha detto al telefono di aver avuto la notizia direttamente da Matteo Renzi prima di ordinare al suo broker Gianluca Bolengo di investire sulle Popolari (incassando 600 mila euro). Dopo le segnalazioni della Consob – che aveva ravvisato il reato di insider trading ma poi ha archiviato – la Pro- cura di Roma ha aperto un’inchiesta indagando il solo Bolengo per ostacolo alla vigilanza. De Benedetti non è mai stato indagato. I pm hanno chiesto l’archi viazione ma il Gip ha fissato per domani un’udienza con le parti in causa (Bolengo e il pm). Dopodiché deciderà se archiviare o chiedere nuove indagini.
Sempre in tema di Popolari, ieri il Tribunale di Vicenza ha deciso il sequestro di 19 milioni di euro a Gianni Zonin, l’ex padre padrone della Popolare indagato per il dissesto della banca costato 6 miliardi.
“Lo so da Renzi” Domani a Roma l’udienza di fronte al Gip per il caso nato dalla telefonata di De Benedetti