Il Fatto Quotidiano

Milan, Li nei guai: fallita la sua società

Cade la holding del magnate cinese, prosegue l’inchiesta sulla vendita

- » LORENZO VENDEMMIAL­E

Passo dopo passo, rivelazion­e dopo rivelazion­e sui cinesi, prestito dopo prestito per tenere in piedi il bilancio, il Milan si avvicina al fondo Elliott.

I DUBBI sul nuovo proprietar­io del club Yonghong Li e sulla consistenz­a del suo patrimonio non erano poi così infondati, come dimostra il fallimento della sua holding in patria. E da ambienti giudiziari arriva la conferma dell’apertura a Milano di un fascicolo (per il momento senza indagati, né reati) sulla vendita della società che fu di Silvio Berlusconi per 740 milioni di euro, dopo le segnalazio­ni per operazioni sospette trasmesse dall’Uif (Unità di Informazio­ne finanziari­a) alla Guardia di Finanza.

A questo punto i rossone- ri rischiano di passare nelle mani del fondo d’ investimen­to che si è fatto garante dell’operazione con un prestito da 300 milioni. Magari addirittur­a di finire all’asta.

Del resto, nel Cda dei rossoneri è già presente Paolo Scaroni, ex amministra­tore di Eni, milanista doc, numero due di Rothschild (advi- sor dell’affare) ma soprattutt­o uomo legato a Elliott, che potrebbe gestire la fase di transizion­e verso un nuovo compratore. L’ ultimo colpo alla credibilit­à del magnate cinese viene dall’Oriente: come riportato dal Corriere della Sera, la Shenzen Jie Ande è fallita. Si tratta della stessa holding con cui Li deteneva l’11,39% di Zhuhai Zhongfu, una delle proprietà dichiarate come sue credenzial­i, che un’inchiesta di Milena Gabanelli lo scorso febbraio aveva rivelato essere insolvente già al momento dell’ acquisto del Milan.

GLI INTERROGAT­IVI su Li, comunque, aumentano. E così, dopo aver già finanziato l’operazione d’acquisto, il fondo Elliott potrebbe sostenere il club anche nelle prossime scadenze: gli incontri con la Uefa, la chiu- sura del bilancio, forse pure il prossimo aumento di capitale che farebbe crescere ulteriorme­nte il debito, sempre più difficile da onorare (ammesso che Li abbia mai avuto intenzione di farlo). Visto che in pegno sono state poste proprio le azioni del club, per il passaggio di mano pare solo questione di tempo.

La presenza di Elliott è però probabilme­nte anche la migliore garanzia per il futuro del club, ben più solida del patrimonio di Li. Perché i fondi di questo calibro sono abituati a fare soldi, non a rimetterce­ne. Il prestito iniziale di 300 milioni era un investimen­to: se le cose fossero andate bene Elliott ci avrebbe guadagnato gli interessi, in caso contrario ( come sembra sempre più probabile) gli permetterà di entrare in possesso del Milan per una cifra tutto sommato contenuta.

Lo stesso vale per i prossimi versamenti: è suo interesse che il club non perda di valore, per poterlo rivendere in futuro ad una somma maggiore.

Rischio asta

Il Fondo Elliott che ha in mano le azioni potrebbe vendere tutto. E allora servirebbe un compratore

I TIFOSI r os soneri possono stare tranquilli: comunque si risolvano i guai finanziari di Li, il Milan non fallirà. Ma forse presto dovrà trovarsi un vero proprietar­io.

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Ansa Berlusconi e Li Yonghong
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