Non è vero che sul web non ci si può nascondere
Dalla navigazione privata alle impostazioni di sicurezza: ecco che cosa sanno degli utenti le aziende. E come difendersi
Èdavvero così difficile non lasciare tracce sul web? No. Ci sono diversi accorgimenti che possono essere applicati da tutti senza dover essere degli esperti.
SONO METODI SEGRETI? No. Spesso semplicemente non si sa dove cercare oppure non si fa caso ai messaggi che gli stessi social lanciano perché magari non si fa attenzione.
NASCOSTI? Certo. I termini d’uso sono spesso sterminati e difficili da leggere. Quasi sempre si accettano automaticamente senza davvero leggerli. Lì, però, è indicato cosa si sta accettando e quali autorizzazioni si concedono quando si scarica un’applicazione, quando ci si iscrive a una piattaforma o a qualsiasi servizio online.
DATI IN VENDITA?
Sì. Le inchieste negli ultimi mesi hanno raccontato di società di “broker di dati” che creano microtargetizzazioni e forniscono dati aggregati, anche a Facebook. Per averli è probabile abbiano attinto a informazioni pubbliche disponibili online grazie a autorizzazioni ri- lasciate dagli utenti incautamente.
FACEBOOK SA. Vero. Lo dice agli altri? Vero, ma solo se gli è permesso. Il social network ha una funzione che permette a ll ’ utente di decidere cosa condividere o meno. Si può disattivare la possibilità che gli inserzionisti incercettino la sua navigazione o abbiano in
formazioni su suoi gusti.
DOVE. Per il social network di Zuckerberg è tutto nel menù a tendina del profilo, alla voce “Impostazioni”: lì si possono regolare le proprie preferenze sulla privacy e quelle sulla gestione delle inserzioni. Si può verificare quali categorie siano state attribuite e in base a quali dati vengano cucite addosso pubblicità e contenuti. E disattivarlo.
FUORI FACEBOOK. Sono tracciati anche gli spostamenti degli utenti sui diversi siti web e le informazioni sono usate per personalizzare navigazione e pubblicità. Per evitare il tracciamento dei dati per il cui trattamento non è stato dato il consenso esplicito è possibile evitare che sia monitorata la navigazione.
IN INCOGNITO. Si può impostare la modalità “anonima”. I programmi per navigare sul web, i“browser ”( Safari, Chrome, Mozzilla, Explorer) hanno la funzione di navigazione “privata” o “in incognito” che permette di non essere tracciati o per lo meno di ridurre al minimo la possibilità di essere schedati. Spesso basta cliccare sui menù nella barra in alto e selezionare l’opzione “apri finestra con la navigazione in incognito” o “navigazione privata”.
STRANI TEST“Scopri come sarai da vecchio”, “Guarda il tuo volto sulla Hall of fame di Hollywood”, “Scopri quando morirai”: sono solo alcuni esempi di iniziative, servizi, giochi e app diffuse su Facebook. Sono sviluppate da società esterne che hanno accesso - anche perché gli viene concesso dagli utenti che le scaricano - alle informazioni degli utenti. E da quel momento, non si sa dove vanno a finire i dati. È stata proprio un’applicazione ad aver ceduto a Cambridge Analytica i dati raccolti su Facebook.
VALE SOLO PER FACEBOOK?
No. Si tratta di regole applicabili a quasi tutte le piattaforme web. Sarebbe ideale anche scegliere, sempre tramite il menù Impostazioni, di non far comunicare le applicazioni tra di loro. Meglio anche non registrarsi a siti e servizi utilizzando il login di altri (“Accedi con Facebook” o “Accedi con Google”) così da poter controllare meglio le informazioni che si condividono.
LOCALIZZAZIONE. Facebook ascolta le telefonate? Finora non è stato dimostrato e ha sempre negato. Di sicuro, traccia la posizione. Fondamentale è poi sospendere, quando non utilizzati, i servizi di geolocalizzazione sui propri dispositivi e negare l’accesso alla posizione alle applicazioni. Vi è mai capitato di entrare in un negozio e poi scoprire che Facebook vi consiglia di mettere “Mi Piace” proprio a quel brand? Ecco svelato l’arcano.
LA PRIVACY. Tutti assicurano che i dati scambiati restano comunque anonimi. “Statistici” è la definizione più usata. Per fare un esempio: è come se si creasse una profilo dettagliato dei gusti, delle caratteristiche e delle abitudini di un utente che però saranno associate a un generico “XYZ”. È questo “utente generico” (dietro cui ci siamo noi) che viene raggiunto da annunci su misura. In questo modo non viene commesso un reato, ma resta una pratica ai limiti della violazione della privacy.