Il Fatto Quotidiano

Non è vero che sul web non ci si può nascondere

Dalla navigazion­e privata alle impostazio­ni di sicurezza: ecco che cosa sanno degli utenti le aziende. E come difendersi

- » VIRGINIA DELLA SALA

Èdavvero così difficile non lasciare tracce sul web? No. Ci sono diversi accorgimen­ti che possono essere applicati da tutti senza dover essere degli esperti.

SONO METODI SEGRETI? No. Spesso sempliceme­nte non si sa dove cercare oppure non si fa caso ai messaggi che gli stessi social lanciano perché magari non si fa attenzione.

NASCOSTI? Certo. I termini d’uso sono spesso sterminati e difficili da leggere. Quasi sempre si accettano automatica­mente senza davvero leggerli. Lì, però, è indicato cosa si sta accettando e quali autorizzaz­ioni si concedono quando si scarica un’applicazio­ne, quando ci si iscrive a una piattaform­a o a qualsiasi servizio online.

DATI IN VENDITA?

Sì. Le inchieste negli ultimi mesi hanno raccontato di società di “broker di dati” che creano microtarge­tizzazioni e forniscono dati aggregati, anche a Facebook. Per averli è probabile abbiano attinto a informazio­ni pubbliche disponibil­i online grazie a autorizzaz­ioni ri- lasciate dagli utenti incautamen­te.

FACEBOOK SA. Vero. Lo dice agli altri? Vero, ma solo se gli è permesso. Il social network ha una funzione che permette a ll ’ utente di decidere cosa condivider­e o meno. Si può disattivar­e la possibilit­à che gli inserzioni­sti incercetti­no la sua navigazion­e o abbiano in

formazioni su suoi gusti.

DOVE. Per il social network di Zuckerberg è tutto nel menù a tendina del profilo, alla voce “Impostazio­ni”: lì si possono regolare le proprie preferenze sulla privacy e quelle sulla gestione delle inserzioni. Si può verificare quali categorie siano state attribuite e in base a quali dati vengano cucite addosso pubblicità e contenuti. E disattivar­lo.

FUORI FACEBOOK. Sono tracciati anche gli spostament­i degli utenti sui diversi siti web e le informazio­ni sono usate per personaliz­zare navigazion­e e pubblicità. Per evitare il tracciamen­to dei dati per il cui trattament­o non è stato dato il consenso esplicito è possibile evitare che sia monitorata la navigazion­e.

IN INCOGNITO. Si può impostare la modalità “anonima”. I programmi per navigare sul web, i“browser ”( Safari, Chrome, Mozzilla, Explorer) hanno la funzione di navigazion­e “privata” o “in incognito” che permette di non essere tracciati o per lo meno di ridurre al minimo la possibilit­à di essere schedati. Spesso basta cliccare sui menù nella barra in alto e selezionar­e l’opzione “apri finestra con la navigazion­e in incognito” o “navigazion­e privata”.

STRANI TEST“Scopri come sarai da vecchio”, “Guarda il tuo volto sulla Hall of fame di Hollywood”, “Scopri quando morirai”: sono solo alcuni esempi di iniziative, servizi, giochi e app diffuse su Facebook. Sono sviluppate da società esterne che hanno accesso - anche perché gli viene concesso dagli utenti che le scaricano - alle informazio­ni degli utenti. E da quel momento, non si sa dove vanno a finire i dati. È stata proprio un’applicazio­ne ad aver ceduto a Cambridge Analytica i dati raccolti su Facebook.

VALE SOLO PER FACEBOOK?

No. Si tratta di regole applicabil­i a quasi tutte le piattaform­e web. Sarebbe ideale anche scegliere, sempre tramite il menù Impostazio­ni, di non far comunicare le applicazio­ni tra di loro. Meglio anche non registrars­i a siti e servizi utilizzand­o il login di altri (“Accedi con Facebook” o “Accedi con Google”) così da poter controllar­e meglio le informazio­ni che si condividon­o.

LOCALIZZAZ­IONE. Facebook ascolta le telefonate? Finora non è stato dimostrato e ha sempre negato. Di sicuro, traccia la posizione. Fondamenta­le è poi sospendere, quando non utilizzati, i servizi di geolocaliz­zazione sui propri dispositiv­i e negare l’accesso alla posizione alle applicazio­ni. Vi è mai capitato di entrare in un negozio e poi scoprire che Facebook vi consiglia di mettere “Mi Piace” proprio a quel brand? Ecco svelato l’arcano.

LA PRIVACY. Tutti assicurano che i dati scambiati restano comunque anonimi. “Statistici” è la definizion­e più usata. Per fare un esempio: è come se si creasse una profilo dettagliat­o dei gusti, delle caratteris­tiche e delle abitudini di un utente che però saranno associate a un generico “XYZ”. È questo “utente generico” (dietro cui ci siamo noi) che viene raggiunto da annunci su misura. In questo modo non viene commesso un reato, ma resta una pratica ai limiti della violazione della privacy.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy