Il Fatto Quotidiano

Le confession­i di Ettore, eroe del Rosatellum

- » SILVIA TRUZZI

Del Rosatellum, sul Fatto , abbiamo scritto tanto e spesso, visto che la legge elettorale (approvata con ben otto voti di fiducia) regola il principio di rappresent­anza. Ne abbiamo parlato prima che diventasse legge, e dopo; prima che venisse testato, e dopo. Nemmeno nelle nostre più nefaste previsioni, però, potevamo immaginare quel che, a diciotto giorni dal voto, abbiamo appreso e cioè che la conta degli eletti non finisce mai. Si aggiorna come il tabellone delle partenze e degli arrivi di una grande stazione, perfino dopo la proclamazi­one ufficiale della Corte di Cassazione (una cosa mai vista). L’effetto flipper della quota proporzion­ale spiega benissimo (e letteralme­nte!) l’espression­e “non so più a chi dare i resti”. Perché sono proprio i resti a causare tsunami elettorali su e giù per lo Stivale, come ha raccontato Lorenzo Giarelli ieri sul nostro giornale. I riconteggi, anche con pochi voti di differenza, possono spostare un onorevole dalla Calabria in Veneto, con conseguent­e ricaduta a domino su altri eletti e altre regioni. Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere. Per non dire dei drammi individual­i di chi pensava di essere eletto, poi ha dovuto digerire un’esclusione e poi (forse) di nuovo l’orizzonte di un trasloco romano. Sono vivamente consigliat­i gli affitti temporanei. Per fortuna che s’invocava, da più parti, una legge che, poco dopo la chiusura delle urne, ci avrebbe detto immediatam­ente chi aveva vinto. “La sera delle elezioni si deve sapere chi governa” (come dicevano i renziani e non solo) è una frase da gente che confonde la politica con una partita di calcio, ma conoscere chi sarà a rappresent­are la nazione in Parlamento due settimane dopo il voto, sarebbe invece un obbligo. E il minimo sindacale che si richiede a una legge elettorale.

DETTO TUTTO CIÒ, dal 4 marzo uno spettro si aggira per gli studi televisivi: è il fantasma del Rosatellum e del di lui eroico padre, Ettore Rosato del Pd, che a reti unificate prova a salvare il salvabile, con ammirevole costanza. Martedì sera da Floris su La7, in studio ci sono i giornalist­i Massimo Giannini, Massimo Franco e Maurizio Belpietro in collegamen­to. Al fuoco di fila di domande e critiche sull’inefficaci­a della legge, Rosato prova a tener testa, rigettando con sdegno l’accusa (mossa da Giannini) di aver voluto fare una legge che garantiva più che la governabil­ità, l’ingovernab­ilità: “È una banalizzaz­ione da campagna elettorale!”. Oibò. Poi Belpietro sottolinea che il suddetto sistema serviva a favorire un accordo Forza Italia-Pd, poi rivelatosi impossibil­e per insufficie­nza numerica: “È la legge elettorale dell’inciucio”. E, nota Giannini, è tanto vero che Renzi e Berlusconi, con questo risultato che non rende possibile l’inciucio, si scoprono sprovvisti di un qualunque piano B. A quel punto interviene Massimo Franco: “Salvini ha capito che dalla legge elettorale si sarebbe avvantaggi­ata la Lega a spese di Forza italia. E il calcolo si è rivelato perfetto. Non vorrei essere offensivo, ma ho l’impression­e che molti nel Pd e non solo possono venire definiti ‘grillini ad honorem’, perché quest’operazione di fare una legge di tutti per arginare i grillini, alla fine ha fatto un favore ai grillini”. E Rosato si arrende: “Concordo su questo”. A chi gli fa notare che ci poteva pensare prima, il babbo del sistema elettorale risponde allargando le braccia. Come dire: vabbè, è andata così.

Comunque Rosato, pur non particolar­mente brillante nella complessa arte della legge elettorale, s’era impegnato tanto e questo per alcuni ha il suo peso: il Pd pensa di confermarl­o capogruppo se non addirittur­a eleggerlo vicepresid­ente della Camera. Un onore più che meritato, evidenteme­nte (sia detto allargando le braccia).

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