Il prof che deride gli aspiranti giudici lascia il concorso
Magistratura Dopo le minigonne di Bellomo ecco l’esaminatore che mette su Facebook gli errori dei candidati. Si è dimesso
Era il concorso per magistrati sotto i riflettori, doveva filare tutto liscio dopo il caso Bellomo e, invece, è finito con le dimissioni di un membro della Commissione: il professore e avvocato Roberto Calvo, illustre civilista. Tutta colpa di una serie di post su Facebook in cui si è preso gioco dei candidati, suscitando lo sconcerto di molti di loro.
Ufficialmente, però, il professore si è dimesso “per motivi personali e impegni accademici”, si legge nella lettera che ha inviato al Csm.
IL CONCORSO, comunque, è salvo. Le correzioni dei temi proseguiranno perché in questa fase non è obbligatoria la presenza di tutti i commissari. Ora spetta al Cun (il Consiglio Universitario nazionale) comunicare chi sostituirà Calvo in “quota” docenti universitari della Commissione composta anche da magistrati e da avvocati. I membri togati, nominati dal Csm, dopo una prima selezione sono stati sorteggiati in diretta streaming per volere della Terza commissione presieduta da Valerio Fracassi, in segno di “assoluta trasparenza”. La lettera di dimissioni del professore arriva dopo una polemica via social network deflagrata in seguito a post quasi in tempo reale alle correzioni delle tracce del concorso.
“Oggi ho sentito parlare del ‘rimedio annullatorio’ ( Sic!). Ma dove siamo finiti? Mia madre che ha la terza elementare inorridirebbe” scrive Calvo. Qualcuno degli aspiranti magistrati ha provato a ribattere: “Gli sforzi andrebbero sempre apprezzati”, e lui: “Quelli muscolari”. E ancora: “La civilistica italiana è allo sfascio” .
Quello che si è svolto due mesi fa era il concorso prece- duto dalla cacciata da palazzo Spada del consigliere di Stato Francesco Bellomo, docente di una delle scuole private per aspiranti magistrati, che aveva architettato il
dress code per chi voleva entrare nella sua cerchia di borsisti. Durante gli scritti una concorsista ha denunciato su Facebook una perquisizione da parte di due agenti donne della polizia penitenziaria estremamente invasiva: “Dottoressa abbassi le mutande”, le avrebbero detto in cerca di bigliettini.
Ora arrivano le dimissioni di un commissario. La rabbia tra i candidati che si sono imbattuti nei post di Calvo è tale che qualcuno scrive: “Peggio del caso Bellomo, questo è un insulto ai nostri sacrifici e alle nostre ore sui libri. Mi sento umiliata e insultata”.
IL PROFESSORE si scaglia anche contro la scarsa conoscenza dell’italiano: “Nei corsi di Giurisprudenza, anziché dedicare spazio a cattedre inutili occorrerebbe forse insegnare la grammatica italiana”. Ma qualche ripetizione, forse, dovrebbe farla anche lui dato l’uso intransitivo improprio che fa di un verbo: “In questo periodo sto osservando all’imbarbarimento della lingua nel concorso in magistratura”. Tra i concorsisti c’è anche chi ha messo in dubbio che fosse legittimato a far parte della Com missi one perché, secondo il decreto 2017, non può farne parte chi negli ultimi 10 anni abbia avuto un ruolo in una delle scuole che preparano gli aspiranti magistrati. Secondo quanto ci risulta, il professor Calvo ha insegnato Diritto civile fino al 2011 presso la scuola Caccia di Torino “per professioni legali”, ma solo per formare aspiranti avvocati e non magistrati.
I post incriminati “Non sanno la grammatica, mia madre inorridirebbe” Ma sbaglia anche lui