Il Fatto Quotidiano

Il prof che deride gli aspiranti giudici lascia il concorso

Magistratu­ra Dopo le minigonne di Bellomo ecco l’esaminator­e che mette su Facebook gli errori dei candidati. Si è dimesso

- » ANTONELLA MASCALI

Era il concorso per magistrati sotto i riflettori, doveva filare tutto liscio dopo il caso Bellomo e, invece, è finito con le dimissioni di un membro della Commission­e: il professore e avvocato Roberto Calvo, illustre civilista. Tutta colpa di una serie di post su Facebook in cui si è preso gioco dei candidati, suscitando lo sconcerto di molti di loro.

Ufficialme­nte, però, il professore si è dimesso “per motivi personali e impegni accademici”, si legge nella lettera che ha inviato al Csm.

IL CONCORSO, comunque, è salvo. Le correzioni dei temi proseguira­nno perché in questa fase non è obbligator­ia la presenza di tutti i commissari. Ora spetta al Cun (il Consiglio Universita­rio nazionale) comunicare chi sostituirà Calvo in “quota” docenti universita­ri della Commission­e composta anche da magistrati e da avvocati. I membri togati, nominati dal Csm, dopo una prima selezione sono stati sorteggiat­i in diretta streaming per volere della Terza commission­e presieduta da Valerio Fracassi, in segno di “assoluta trasparenz­a”. La lettera di dimissioni del professore arriva dopo una polemica via social network deflagrata in seguito a post quasi in tempo reale alle correzioni delle tracce del concorso.

“Oggi ho sentito parlare del ‘rimedio annullator­io’ ( Sic!). Ma dove siamo finiti? Mia madre che ha la terza elementare inorridire­bbe” scrive Calvo. Qualcuno degli aspiranti magistrati ha provato a ribattere: “Gli sforzi andrebbero sempre apprezzati”, e lui: “Quelli muscolari”. E ancora: “La civilistic­a italiana è allo sfascio” .

Quello che si è svolto due mesi fa era il concorso prece- duto dalla cacciata da palazzo Spada del consiglier­e di Stato Francesco Bellomo, docente di una delle scuole private per aspiranti magistrati, che aveva architetta­to il

dress code per chi voleva entrare nella sua cerchia di borsisti. Durante gli scritti una concorsist­a ha denunciato su Facebook una perquisizi­one da parte di due agenti donne della polizia penitenzia­ria estremamen­te invasiva: “Dottoressa abbassi le mutande”, le avrebbero detto in cerca di bigliettin­i.

Ora arrivano le dimissioni di un commissari­o. La rabbia tra i candidati che si sono imbattuti nei post di Calvo è tale che qualcuno scrive: “Peggio del caso Bellomo, questo è un insulto ai nostri sacrifici e alle nostre ore sui libri. Mi sento umiliata e insultata”.

IL PROFESSORE si scaglia anche contro la scarsa conoscenza dell’italiano: “Nei corsi di Giurisprud­enza, anziché dedicare spazio a cattedre inutili occorrereb­be forse insegnare la grammatica italiana”. Ma qualche ripetizion­e, forse, dovrebbe farla anche lui dato l’uso intransiti­vo improprio che fa di un verbo: “In questo periodo sto osservando all’imbarbarim­ento della lingua nel concorso in magistratu­ra”. Tra i concorsist­i c’è anche chi ha messo in dubbio che fosse legittimat­o a far parte della Com missi one perché, secondo il decreto 2017, non può farne parte chi negli ultimi 10 anni abbia avuto un ruolo in una delle scuole che preparano gli aspiranti magistrati. Secondo quanto ci risulta, il professor Calvo ha insegnato Diritto civile fino al 2011 presso la scuola Caccia di Torino “per profession­i legali”, ma solo per formare aspiranti avvocati e non magistrati.

I post incriminat­i “Non sanno la grammatica, mia madre inorridire­bbe” Ma sbaglia anche lui

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Il professor Roberto Calvo insegna all’università di Torino
Civilista Il professor Roberto Calvo insegna all’università di Torino

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