Ingroia contro gli ex colleghi: “Errori e abbagli per colpirmi”
Accusato di peculato, con conti e case sotto sequestro, si dice pronto a denunciare
Parl adi indagine “grottesca” fatta di “errori” e di “abbagli”, qualcuno anche in malafede, come la notifica del sequestro a Fiumicino fatta dalla Guardia di Finanza con una fretta inusuale “come se fossi un latitante”, per coprire l’ennesima “fuga di notizie” che alimenta un’ “indecente lapidazione mediatica” per la quale annuncia un esposto a Caltanissetta.
INDAGATO per peculato, con il conto corrente e la casa di famiglia di Calatafimi (Trapani) sequestrata, Antonio Ingroia torna pm per un giorno e nella conferenza stampa convocata al Colonna Palace hotel di Roma si scaglia contro i suoi ex colleghi, accusandoli di essere stati forti contro di lui, e deboli contro i gestori di una società, la “Sicilia e Servizi”, “nata ai tempi di Cuffaro e diventata luogo del magna magna con Lombardo, carrozzone mangiasoldi” trasformato in “uno dei più gravi e criminali saccheggi della storia della regione siciliana”: “Non c’è stata una sola indagine della Procura di Palermo sulle mie denunce, non sono mai stato sentito e non c’è stata nessuna indagine della Procura della Corte dei conti. Se il budget è sceso del 50 per cento, in quali tasche è finito il resto del 50 per cento? Io, invece, sono stato sottoposto a quattro procedimenti penali”. E- sordisce: “Potevo attendere il momento per spiegare le mie ragioni, ma di fronte alla massiccia disinformazione che ha investito l’opinione pubblica ho sentito il dovere di parlare”. Un esempio? “Il riconoscimento dell’indennità di risultato per il lavoro di risanamento avviato nell’aprile 2013 e concluso nel luglio 2014. Anche questo è un abbaglio della Procura di Palermo”.
Nel mirino c’è il procuratore capo, Franco Lo Voi, con cui “è noto, non ci sono mai stati rapporti facili che non ho mai nascosto: dichiarai che aveva meno le carte in regola per poter fare il procuratore rispetto agli altri due competitori, Guido Lo Forte e Sergio Lari”. Al capo della Procura che lo accusa (dove fino a quattro anni fa era l’aggiunto di punta), Ingroia pone una considerazione e una domanda (“oltre a sperperare centinaia di milioni, gli amministratori passati hanno preso le mie stesse indennità e rimborsi spese, eppure sono stati risparmiati dalle indagini: devo pensare che si vuole punir echi ha denunciato ?”), aggiungendo poi che Lo Voi era il “candidato prediletto di Napolitano” che quando il Csm stava per indicare uno dei suoi competitori “intervenne con il suo peso per rinviare la nomina”, poi orientata su Lo Voi grazie a una “maggioranza trasversale, prevalentemente di nomina politica”. E da Napolitano, protagonista del con- flitto di attribuzione sollevato alla Consulta contro Ingroia e i suoi colleghi per le sue telefonate con Nicola Mancino, al processo in corso nell’aula bunker il passo logico è stato breve, utilizzato per sfoderare un argomento caro ai suoi ex “clienti” imputati: “Sono uno dei padri della Trattativa e la mia incriminazione arriva oggi a distanza di qualche settimana dalla sentenza di quel processo, non voglio parlare di giustizia a orologeria e non
Il procuratore capo
Lo Voi era il candidato prediletto di Napolitano Inter venne per rinviare la nomina al Csm ANTONIO INGROIA
La vicenda Indagine sulla società “Sicilia e Servizi” Lui: “Trattato come se fossi un latitante”
dico che c’è collegamento tra le due cose, ma c’è una contestualità temporale che devo denunciare”.
E DOPO avere solidarizzato con Nino Di Matteo (“è stato di fatto neutralizzato con furti e furtarelli e sostanzialmente costretto ad andare via alla Dna”), l’ultima stoccata è ancora per Lo Voi: “Nel ’92, l’indomani delle stragi, il dottore Lo Voi non fu tra quelli che prese posizione dimettendosi dalla Dda contro il procuratore capo del tempo (Pietro Giammanco, ndr ), cosa che fecero altri, Scarpinato, Morvillo: i cosiddetti ribelli, di cui facevo parte anch’io, che hanno fatto assai meno carriera”.