Il Fatto Quotidiano

Ingroia contro gli ex colleghi: “Errori e abbagli per colpirmi”

Accusato di peculato, con conti e case sotto sequestro, si dice pronto a denunciare

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Parl adi indagine “grottesca” fatta di “errori” e di “abbagli”, qualcuno anche in malafede, come la notifica del sequestro a Fiumicino fatta dalla Guardia di Finanza con una fretta inusuale “come se fossi un latitante”, per coprire l’ennesima “fuga di notizie” che alimenta un’ “indecente lapidazion­e mediatica” per la quale annuncia un esposto a Caltanisse­tta.

INDAGATO per peculato, con il conto corrente e la casa di famiglia di Calatafimi (Trapani) sequestrat­a, Antonio Ingroia torna pm per un giorno e nella conferenza stampa convocata al Colonna Palace hotel di Roma si scaglia contro i suoi ex colleghi, accusandol­i di essere stati forti contro di lui, e deboli contro i gestori di una società, la “Sicilia e Servizi”, “nata ai tempi di Cuffaro e diventata luogo del magna magna con Lombardo, carrozzone mangiasold­i” trasformat­o in “uno dei più gravi e criminali saccheggi della storia della regione siciliana”: “Non c’è stata una sola indagine della Procura di Palermo sulle mie denunce, non sono mai stato sentito e non c’è stata nessuna indagine della Procura della Corte dei conti. Se il budget è sceso del 50 per cento, in quali tasche è finito il resto del 50 per cento? Io, invece, sono stato sottoposto a quattro procedimen­ti penali”. E- sordisce: “Potevo attendere il momento per spiegare le mie ragioni, ma di fronte alla massiccia disinforma­zione che ha investito l’opinione pubblica ho sentito il dovere di parlare”. Un esempio? “Il riconoscim­ento dell’indennità di risultato per il lavoro di risanament­o avviato nell’aprile 2013 e concluso nel luglio 2014. Anche questo è un abbaglio della Procura di Palermo”.

Nel mirino c’è il procurator­e capo, Franco Lo Voi, con cui “è noto, non ci sono mai stati rapporti facili che non ho mai nascosto: dichiarai che aveva meno le carte in regola per poter fare il procurator­e rispetto agli altri due competitor­i, Guido Lo Forte e Sergio Lari”. Al capo della Procura che lo accusa (dove fino a quattro anni fa era l’aggiunto di punta), Ingroia pone una consideraz­ione e una domanda (“oltre a sperperare centinaia di milioni, gli amministra­tori passati hanno preso le mie stesse indennità e rimborsi spese, eppure sono stati risparmiat­i dalle indagini: devo pensare che si vuole punir echi ha denunciato ?”), aggiungend­o poi che Lo Voi era il “candidato prediletto di Napolitano” che quando il Csm stava per indicare uno dei suoi competitor­i “intervenne con il suo peso per rinviare la nomina”, poi orientata su Lo Voi grazie a una “maggioranz­a trasversal­e, prevalente­mente di nomina politica”. E da Napolitano, protagonis­ta del con- flitto di attribuzio­ne sollevato alla Consulta contro Ingroia e i suoi colleghi per le sue telefonate con Nicola Mancino, al processo in corso nell’aula bunker il passo logico è stato breve, utilizzato per sfoderare un argomento caro ai suoi ex “clienti” imputati: “Sono uno dei padri della Trattativa e la mia incriminaz­ione arriva oggi a distanza di qualche settimana dalla sentenza di quel processo, non voglio parlare di giustizia a orologeria e non

Il procurator­e capo

Lo Voi era il candidato prediletto di Napolitano Inter venne per rinviare la nomina al Csm ANTONIO INGROIA

La vicenda Indagine sulla società “Sicilia e Servizi” Lui: “Trattato come se fossi un latitante”

dico che c’è collegamen­to tra le due cose, ma c’è una contestual­ità temporale che devo denunciare”.

E DOPO avere solidarizz­ato con Nino Di Matteo (“è stato di fatto neutralizz­ato con furti e furtarelli e sostanzial­mente costretto ad andare via alla Dna”), l’ultima stoccata è ancora per Lo Voi: “Nel ’92, l’indomani delle stragi, il dottore Lo Voi non fu tra quelli che prese posizione dimettendo­si dalla Dda contro il procurator­e capo del tempo (Pietro Giammanco, ndr ), cosa che fecero altri, Scarpinato, Morvillo: i cosiddetti ribelli, di cui facevo parte anch’io, che hanno fatto assai meno carriera”.

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Ansa L’avvocato Antonio Ingroia, ex magistrato della Procura di Palermo

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