A Foggia don Ciotti sfida con Libera la mafia “tricefala”
In 40 mila al corteo annuale Grasso: “Commissione d’inchiesta su tutte le stragi ancora senza verità”
Foggia è la terra dei 300 omicidi negli ultimi 30 anni. Le mafie foggiane sono quelle della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto, quattro morti sul selciato, compresi due contadini innocenti. “Foggia è un banco di prova” scrive la commissione Antimafia. Foggia è il luogo scelto da Libera per celebrare ieri la giornata del ricordo delle oltre 970 vittime di mafia. Quarantamila persone in corteo guidato dal fondatore don Luigi Ciotti, “un milione nel resto d’I ta li a” comunica l’associazione. Qui a Foggia la notte prima è stata incendiata l’auto dell’ex capogruppo Pd Peppino D’Urso. Ma ieri il capoluogo pugliese è stato l’epicentro di chi non vuole smettere di cercare tutti i colpevoli.
PROMETTE Pietro Grasso: “Mi impegno a presentare un disegno di legge per la istituzione di una Commissione di inchiesta su tutte le stragi che non hanno avuto una soluzione completa sotto il profilo della verità”. Don Ciotti aveva appena snocciolato cifre durissime: “Il 70% dei famigliari delle vittime innocenti non conosce ancora la verità: non è possibile”. Come ogni anno la lettura dei loro nomi ha caratterizzato la manifestazione. Stavolta l’ultimo nell’elenco è quello di Antonietta Tarantino, uccisa per errore in un agguato a Bitonto, sempre in Puglia: aveva 84 anni. La Puglia, infatti, è l’ultimo fronte caldo. La mafia “tricefala” del foggiano che combatte per il controllo della droga che arriva dall’Albania e che rende il territorio “funestato dalle estorsioni”, scrive la commissione Antimafia. Che pone una domanda: “Perché una criminalità discontinua e con modesto retroterra sociale ha potuto impunemente crescere in un capoluogo di provincia e in una delle più pregiate aree turistiche del Paese?”. La risposta è che abbia vinto “il pregiudizio secondo cui ‘qui la mafia non esiste’”. Il quieto vivere.