Il Fatto Quotidiano

Lettera di Ratzinger “ritoccata”: Viganò lascia, i veleni restano

IL CASO Il testo inserito in un libro su Francesco

- » FILIPPO DI GIACOMO

La commedia ha avuto inizio nel tardo pomeriggio di lunedì 12 marzo. A Roma, nella “Sala Marconi” della Radio Vaticana, il Prefetto della Segreteria della Comunicazi­one vaticana, monsignor Dario Viganò presentava La teologia di papa Francesco, una raccolta di undici scritti accademici sul magistero pontificio. Idealmente, era un omaggio che alcuni tra i maggiori teologi europei facevano al papa regnante, più prosaicame­nte era la prima fatica editoriale della nuova direzione della LEV, la Libreria Editrice Vaticana, affidata al 39enne francescan­o Giulio Cesareo. A chiamarlo in questo ruolo, per il quale il nuovo direttore non aveva maturato esperienza, era stato monsignor Viganò scegliendo­lo perché “giovane professore di Teologia con un dottorato a Friburgo, la conoscenza di sei lingue e una grande dedizione al mondo della cultura”. Insomma nuovo direttore, nuova collana e un evento da “pompare”.

Così dal cilindro del Prefetto della Comunicazi­one spunta una lettera del papa emerito Benedetto XVI che, apparentem­ente, prima bolla come “stolto pregiudizi­o” l’affermazio­ne secondo la quale il suo successore non avrebbe avuto statura teologica mentre lui, papa teologo, sarebbe stato soltanto un teorico senza però riuscire a comprender­e la vita del cristiano di oggi; poi, di seguito, garantisce una “continuità interiore” dei due pontificat­i.

CHE QUALCOS Anon andasse, è stato subito chiaro ai giornalist­i presenti perché la lettera letta dal prefetto conteneva un paragrafo assente dalla copia distribuit­a ai presenti. Inoltre, anche la foto distribuit­a, raffiguran­te la lettera e la collana di libri, appariva sfocata proprio nella sua parte finale. È stata la corrispond­ente dell’As sociated Press, Nicole Winfield, a scoprire e a spiegare come il testo e la foto fossero state taroccate inducendo così la comunicazi­one vaticana a rendere pubblico un paragrafo nel quale il papa emerito confessava senza giri di parole che non aveva letto i libri e non aveva intenzione di leggerli, togliendo valore ai primi due paragrafi. Non era ancora finita: il 17 marzo, la lettera viene pubblicata integralme­nte e così si apprende che il papa emerito era anche infastidit­o perché “tra gli autori figura anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificat­o si è messo in luce per aver capeggiato iniziative an- ti-papali”. Ma la pubblicazi­one finale è solo una toppa messa in ritardo sullo strappo, quando la figuraccia è diventata mondiale. Oltretutto, nonostante il commento del mite Joseph Ratzinger, molti in Europa e nel mondo hanno notato che per spiegare la Teologia di papa Francesco il “giovane professore di teologia con un dottorato a Friburgo” a capo della LEV aveva chiamato a raccolta diversi autori anti ratzingeri­ani: tra di loro almeno un paio di redattori di scritti facinorosi e offensivi.

INOLTRE, la risposta di Ratzinger a Viganò che gli chiedeva una “breve e densa pagina teologica”, era stata vistata da Benedetto XVI come “riservata e personale”. E quindi non destinata a fungere da lancio all’iniziativa editoriale della LEV. È stata la stampa anglosasso­ne a mettere il Prefetto della Comunicazi­one con le spalle al muro: qualche settimana fa, il papa ha pubblicato il messaggio per la giornata mondiale delle comunicazi­oni sociali. Il tema si concentra sulle fake news e, alla luce di quanto era accaduto, diventava oggettivam­ente insostenib­ile qualunque richiamo del responsabi­le della Segreteria per la Comunicazi­one all’etica e alla correttezz­a. La voce delle dimissioni di monsignor Viganò circolava già nel pomeriggio del 20 marzo. Sono state formalizza­te il 21 con l’inedita pubblicazi­one sia della lettera con la quale venivano presentate sia di quella con la quale venivano accettate. “In questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabiliz­za il comples- so e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato”, spiega Viganò. Dopo aver accolto le dimissioni “non senza qualche fatica”, il Papa continua: “Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero, nominandol­a come Assessore per il Dicastero della comunicazi­one per poter dare il suo contributo umano e profession­ale al nuovo Prefetto sul progetto di riforma voluto dal Consiglio dei Cardinali, da me approvato e regolarmen­te condiviso. Riforma ormai giunta al tratto conclusivo con l'imminente fusione dell'Osservator­e Romano all’interno dell'unico sistema comunicati­vo della Santa Sede e l’accorpamen­to della Tipografia Vaticana”.

TRADOTTO dal l’eccles iastichese in italiano corrente, la decisione papale significa che, dopo avergli creato una funzione ad hoc (finora, solo in segreteria di stato esiste il ruolo di “assessore”: è il numero tre dell’ organigram­ma e gestisce il personale), il monsignore dimissiona­rio resta nella segreteria e farà in modo che “il progetto Viganò” di ristruttur­azione dei media vaticani vada avanti senza ostacoli. Commedia finita? Forse siamo solo al primo atto.

“Fake news” Bergoglio accetta le dimissioni del prefetto della comunicazi­one

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Ansa FulminiMon­s. Viganò e Bergoglio
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