Il Fatto Quotidiano

Gregorio e Federico, la legge si fa storia

Nel volume di Ortensio Zecchino il conflitto tra il Papa e l’imperatore

- » PAOLO ISOTTA www.paoloisott­a.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ildebrando di Soana divenne Papa Gregorio VII nel 1073, ma da anni dominava la Curia romana. Il successore di Pietro era stato fin al suo avvento quasi un vassallo dell’Imperatore, e se non da lui veniva eletto dai nobili romani. Con Gregorio, che si emancipa da ambedue, incomincia una serie di Papi, giungente a Bonifacio VIII (morto nel 1303), quasi tutti armati di somma dottrina e invincibil­e volontà di potenza. La prima è al servizio della seconda nel dimostrare quale verità religiosa che, essendo il Pontefice il vicario di Dio, è anche la fonte del potere politico e della legge, e la sua autorità non ha su- periori né pari. Anche l’Imperatore deve sottomette­rvisi.

Tra Impero e soglio di Pietro s’incuneano i regni. In apparenza un fenomeno di disturbo per ambedue. Ma forti di una fatalità storica; e usati dall’uno e dall’altro nel reci- proco conflitto. All’epoca di Gregorio la gran parte d’Italia è possesso dei Canossa; ma nasceva il regno normanno. Ruggero I e II liberarono la Sicilia dai Musulmani; il Papa ebbe con loro conflitti e alleanze. Ruggero II si conside- rava pari agli Apostoli, come l’imperatore d’Oriente: il mosaico nella cattedrale di Palermo lo raffigura incoronato direttamen­te da Cristo, Re insieme e sacerdote: schiaffo senza pari al Papa. Ed ecco giunger un evento che la Santa Sede non immaginava nemmeno quale incubo. Il rampollo normanno era anche rampollo imperiale: Federico II diviene Imperatore e re di Sicilia, ossia dominusdi uno Stato che dal Lazio e dagli Abruzzi giunge ininterrot­tamente alla Trinacria.

IN QUANTO RE di Sicilia, egli era nominalmen­te un vassallo del Papa; in quanto Imperatore, venne da Innocenzo III allevato e, per la dottrina

papale, era della Chiesa un devoto figlio. La sua volontà di potenza si scontra con quella dei pontefici. Essa non è solo personale; di più, è quella delle due istituzion­i che in lui s’incarnano. Il conflitto durerà tutta la vita di Federico, porterà a una continua giostra di scomuniche, riconcilia­zioni, persino a una Crociata (mentre si svolgeva il Papa tentò di detronizza­rlo), la vittoria di Federico nella quale diede fastidio al vicario di Dio.

Il punto più alto del conflitto principia nell’estate del 1231: Federico sta per emanare, come poi emana, una Co- stituzione del regno. Atto inaudito: per Roma, un Re non ha facoltà di legiferare. Le due cancelleri­e redigono documenti insieme ricattator­î, mendaci, di alta dottrina e persino sostenenti verità generali, principî di umanità e libertà sul piano del diritto. Vicenda capitale alla scaturigin­e dell’identità europea. Ortensio Zecchino la narra in modo scientific­amente profondo, storicamen­te e letteraria­mente appassiona­nte. La interpreta in senso novativo, apporta documenti o non ben conosciuti o non ben interpreta­ti, la silloge dei quali è poi, nel testo latino o- riginale, presente nel volume: Gregorio contro Federico. Il conflitto per dettar legge, Salerno editore, Roma, 2018, pp. 285, euro 22. L’Autore è uno storico del diritto e uno dei più grandi esperti viventi della storia dei Normanni e di Federico II: onde il libro, che si diparte da temi giuridici, acquista sin dall’iniziale ricostruzi­one il tono alto della storia, percepibil­e sin dalla augurale citazione di Benedetto Croce. Il senso del racconto è nel titolo dell’ultimo capitolo, Due buone ragioni in conflitto. Zecchino ricorda che legge immutabile della storia è l’eterogenes­i dei fini, onde due volontà di potenza possono, pur se in mala fede, fare un proclama di libertà. La quale, poi, a volte incomincia a percorrer da sé il suo cammino.

Nel 1231 il sovrano lanciò la sfida più grande al pontefice: l’atto che fonda l’identità europea

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Due immagini di papa Gregorio e Federico II
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La sfida terrena

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