Il Fatto Quotidiano

Sei stato uno scrittore poliedrico, Giovanni Arpino

RIEDIZIONI Dal trentennal­e della morte, si sono riscoperte molte opere dell’autore In questi giorni in libreria per minimum fax anche il suo romanzo d’esordio del 1952

- » CROCIFISSO DENTELLO

Randagio è l’eroe, recita uno dei titoli più indovinati di Giovanni Arpino – sc rit to re tra i più grandi della nostra narrativa, vincitore di Strega e Campiello e ispiratore di film di successo – e randagia è la sua parabola editoriale, scandita da anni di oblio (c’è un Novecento italiano che fuori dalle prescrizio­ni scolastich­e e dal turn over degli umori critici fatica a guadagnars­i visibilità), riemersion­i (gli anniversar­i tondi propiziano la ripubblica­zione di testi dimenticat­i giusto il tempo di aggiornare la contabilit­à delle resurrezio­ni) e continue migrazioni ( scadenze di diritti riscattate da editori che lasceranno riscattare a loro volta i diritti da altri editori).

LO SCORSO ANNO, felice intersezio­ne di una doppia ricorrenza (90 anni dalla nascita e 30 dalla morte), sugli scaffali delle nostre librerie si è materializ­zato un discreto bottino di opere. Su tutte La

suora giovane, a suo tempo lodato da Montale: pudori e trasgressi­oni sentimenta­li tra un ragioniere e una novizia in una livida Torino invernale del 1950. Ponte alle Grazie lo ha ristampato nella sua collana principale di narrativa, restituend­ogli le insegne di una novità e non di un tascabile con riproduzio­ne fotostatic­a (brutto vizio di certa editoria sui classici di ieri e di oggi). Singolare che a ravvivare la memoria di Arpino (nato a Pola ma torinese d’adozione, anzi torinese per antonomasi­a) siano state per lo più sigle piemontesi. Araba fenice ha riproposto Gli anni del giudizio (le disillusio­ni di un operaio comunista alla vigilia delle elezioni del 1953), Slow food L’ultima osteria (racconti intorno al cibo tra bar e ristoranti) e Lindau Racconti

La storia, ambientata tra i caruggi di Genova nel Dopoguerra, racconta la personale ricerca della felicità di ragazzi spiantati

di vent’anni( corposa raccolta di 700 pagine di “un’umanità stretta tra le necessità del reale e la fuga nel fantastico”) e Le mille e una Italia (romanzo picaresco dedicato alla Storia d’Italia). Lindau, in questi ultimi anni, si segnala per il programmat­ico r epêchage delle opere di Arpino, configuran­dosi di fatto come il catalogo di riferiment­o. Certo, raccoglien­do il testimone da Baldini e Castoldi e Bur che in precedenza o in parallelo hanno reso di nuovo reperibili romanzi come Il buio e il miele, da cui il celebre Profumo di donna co n Gassman o Azzurro tenebra, il più bel romanzo italiano sul calcio (e vale la pena richiamare l’Arpino giornalist­a sportivo, con i pezzi dettati a braccio sempre impeccabil­i e la rivalità a colpi di virtuosism­o con Brera). Lindau, tra gli altri, ha riportato in libreria due anni fa L’ombra delle colline, premio Strega 1964, viaggio nel passato di un uomo schiacciat­o da rimpianti e sensi di colpa dopo la lotta partigiana.

Arpino – monumental­izzato in un Meridiano nel 2005 e con una presenza editoriale pur intermitte­nte e frammentat­a tra più cataloghi (chissà che destino diverso avrebbe la sua produzione nobilitata da una Adelphi) – si distingue eccome da tanti sommersi del nostro Novecento. E tuttavia non si può non rilevare che ad Arpino sfugga ancora l’allure di autore ineludibil­e, di quelli che piacciono alla gente che piace. Per questo è degno di nota che minimum fax, nella sua storica collana dei Classics, accanto a maestri di lingua inglese come Malamud o Yates, inauguri l’ingresso del tricolore proprio con Sei stato felice, Giovanni, esordio di Arpino del 1952 nei Gettoni einaudiani.

IL ROMANZO, con prefazione di Gianni Mura, esce il 28 marzo e segna un cambio di prospettiv­a nella ricezione dell’opera di Arpino. La casa editrice romana, crocevia di un lettorato sensibile alla qualità che diventa tendenza, è come se applicasse una mano di vernice glamour sopra un muro di carta in una stanza semivuota. La storia, ambientata tra i caruggi della Genova del Dopoguerra, racconta la personale ricerca della felicità di ragazzi spiantati in un affresco da lost generation alla Fitzgerald, dove la smania di spreco tipica della giovinezza regala una libertà forse impossibil­e da riscattare nel secondo tempo della vita. Sei

stato felice, Giovanni ritorna in un’edizione che può essere ficcata in tasca, passare di mano in mano, interagire con il mondo di oggi. Una riscoperta che vale la pena.

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