Tv dei vescovi, una serie sulla Ong sotto inchiesta
Il documentario a bordo anche di Proactiva Open Arms
Ibambini giocano anche qui. Non piangono, non sono stanchi, non sono tristi. Giocano, e corrono sul ponte di una nave che li ha salvati dal buio, di notte, nel mare. Una scialuppa arancione, lì accanto, trasporta il cadavere di una ragazza avvolta in un telo bianco. Non ce l’ha fatta, quand’era quasi l’alba. Gli scafisti libici volevano gettare il corpo in acqua, ma gli altri migranti si sono ribellati per regalare a una ragazza sconosciuta, però con un destino simile, l’ultimo ritorno a casa e una degna sepoltura.
IL DOCUMENTARIO Angeli del mare, prodotto da Samarcanda Film, finanziato da Tv2000 (la televisione dei vescovi, che lo trasmette) e patrocinato dal Vaticano, è girato anche a bordo di Open Arms, l’imbarcazione di Proactiva, la Ong spagnola accusata dai magistrati catanesi di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immi grazione clandestina. Open arms, il corpo del reato, è sequestrata. Per due settimane fra no- vembre e dicembre – partenza da Malta e sbarco a Lampedusa – operatori e fotografi di Samarcanda Film hanno ripreso il salvataggio di centinaia di migranti. Oggi Proactiva è coinvolta in un’inchiesta giudiziaria, ma per la televisione dei vescovi il documentario è sempre il programma principale del palinsesto del prossimo autunno: andrà in onda da settembre per dieci puntate da trenta minuti ciascuna. “Ieri è stata una giornata molto lunga. Non possiamo fare di più, assistiamo oltre quattrocento persone”, dice Marc Reig Creus, comandante di Open arms, anch’egli indagato. “Il nostro primo compito è soccorrere e poi denunciare quello che succede”, aggiunge Riccardo Gatti, il capo missione. E le telecamere inquadrano un mestolo che tira su un po’ di latte, parecchio trasparente, da un immenso contenitore di acciaio.
OGNI IMMAGINE – senza orpelli e con le parole necessarie – racchiude un’emo zion e. Non di chi assiste a una storia tragica che da tempo si ripete, ma di chi fa parte, suo malgra- do, di quella storia. Madamy è una ragazzo guineano: “Nei campi libici ti torturano, ti fanno morire di fame. Io non lo sapevo, sennò sarei rimasto a Conakry. La gente preferisce morire in mare pur di lasciare quell’inferno. Ti ordinano di chiamare i genitori. Poi ti picchiano con i tubi per farti piangere al telefono così pagano il riscatto. Ma non basta pagare una volta. Vi scongiuro, aiuta- te la gente a uscire dalla Libia. Rimpatriate chi volete, non in Libia. Se li mandate in Libia è la fine: se non hai soldi, non servi più e ti ammazzano”.
UN MILITARE della Guardia Costiera, in servizio sul pattugliatore Dattilo, mostra dei pacchi per i bambini: “Body, calzini, magliette, pantaloncini. Mia moglie li ha lavati e stirati. Abbiamo capito cosa affrontano queste persone, cercano la fortuna, vogliono soltanto vivere. Su questa nave sono nati tre bambini”. La Conferenza episcopale – soprattutto il quotidiano Avvenire – ha criticato aspramente la linea sulle Ong di Marco Minniti, il ministro dell’Interno. Complice un incontro ri- servato fra il premier Paolo Gentiloni e papa Francesco, poi, il Vaticano ha sostenuto l’azione di Minniti e adesso la Cei collabora con il Viminale perché – affermato senza esitazioni – i trafficanti di essere umani sono criminali. Il militare ha spiegato l’integrazione a suo figlio, quattro anni: “Ha giocato con un bambino africano. E un giorno mi ha chiesto: dov’è il mio amico con la faccia marrone? Io gli ho risposto: senti, ha la pelle di colore diverso, viene da lontano, ma è un bambino come te. Lì non c’è lo scivolo dove vai tu, lì non c’è l’asilo dove vai tu, la mamma e il papà cercano un lavoro per lavorare come me e tua mamma. Non ci sono differenze, chiaro?”.
In programmazione Dieci puntate da trenta minuti a partire da settembre