Corte dei conti e Anac: vertici Rai e Fazio a rischio
Che tempo che fa L’autorità di Cantone ha studiato i contratti, ora chiede ai magistrati di stabilire se i ricavi sono all’altezza dei costi
Gli accertamenti sul contratto Rai per il programma di Fabio Fazio, Che tempo che fa, durano un’intera stagione televisiva: al termine, la Corte dei conti dovrà valutare se i costi sono stati giustificati dai ricavi. A settembre l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, ha iniziato a indagare sui contratti relativi a Che tempo che fa, passato da Rai3 a Rai1, ora ha finito il suo lavoro e presto pubblicherà la delibera sul suo sito, il ritardo dipende dalla Rai che sta cercando di omissare quanto più possibile del testo con la motivazione di non dare informazioni alla concorrenza (che nel mercato televisivo italiano non è altissima). Intanto l’Anac ha trasmesso la delibera alla Corte dei conti. E il responso dei magistrati contabili può avere conseguenze sia sui destini della trasmissione sia sugli equilibri interni alla Rai, visto che a luglio arriva a scadenza il Cda nominato ai tempi del governo Renzi nel 2015.
IL CONTRATTO di Fazio vale 2 milioni e 240 mila euro a stagione per quattro anni (in totale 8,9 milioni). Per i diritti del format per quattro stagioni, inoltre, Viale Mazzini pagherà 2 milioni e 816 mila euro per i 4 anni (704 mila euro a stagione). Poi ci sono 12 milioni di euro alla società Officina per l’anno 2017-2018 per la produzione e la realizzazione del programma, cifra che comprende anche la trasmissione di Massimo Gramellini, Le parole della settimana. Non è compito dell’Anac valutare se Fazio è pagato “troppo”. Il contratto con il conduttore e con le società connesse è artistico quindi, per sua natura, discrezionale e non deve rispettare gli obblighi di gara previsti dal codice degli appalti. Ma è comunque regolato dall’articolo 4 del codice: “L'affidamento dei contratti pubblici aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture, dei contratti attivi, esclusi, in tutto o in parte, dall’ambito di appli- cazione oggettiva del presente codice, avviene nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, pubblicità”. Ed è proprio sul criterio di “economicità” che l’Anac di Cantone si è concentrata. Tradotto: i costi del programma sono certi – ed elevati –, i ricavi molto aleatori. Poiché i costi sono stati giustificati dalla Rai proprio sulla base dei ricavi, se a fine stagione questi dovessero rivelarsi molto diversi da quanto stimato tutta l’operazione risulterebbe non più giustificata. E dunque potrebbe giustificare l’accusa da parte della Corte dei conti di un danno erariale.
Già nell’agosto del 2017 il direttore generale Rai, Mario Orfeo, alla commissione parlamentare di vigilanza aveva assicurato: “Il contratto con Fazio artista si ripaga già integralmente con le 13 puntate in onda nell'autunno 2017”. E lo stesso Fazio aveva detto al Corriere della Sera che “il programma è pressoché interamente ripagato dalla pubblicità”.
STABILIRE se sta succedendo è più complesso di come sembra. La Rai sostiene che Fazio ha fatto risparmiare 12 milioni di euro a stagione, perché prima la domenica sera su Rai1 c’erano fiction più costose del pur costosissimo show di Fazio. Ma il bilancio andrebbe visto nel complesso: al “risparmio” di Rai1 vanno sottratti i danni a Rai3. Fazio si è portato dietro un tesoretto da 3 milioni di euro circa, avanzi degli incassi pubblicitari dei tempi di Vieni via con me con Roberto Saviano. E Rai3 non ha più una prima serata altrettanto forte. Domenica 19 marzo 2017, per esempio, la somma dello share di Rai1 e Rai3 era 24,7 per cento. Domenica 18 marzo, nonostante il successo di Storie Maledette su Rai3, lo share totale delle due reti era 23,6 (in Rai si consolano col fatto che da gennaio la media di rete sul terzo canale è 6,86 per cento contro il 6,79 del 2017).
Fazio ha il contratto blindato per quattro anni. Ma la decisione di dove e come collocare Che tempo che fa va rinnovata a ogni stagione. Orfeo o il suo successore rischiano di doversi trovare a scegliere se confermare una trasmissione che può essere fonte di danno erariale o rimetterla in discussione, con tutto quello che comporta. Un bel dilemma.
Codice degli appalti Viale Mazzini deve garantire “l’economicità” del contratto, che i ricavi giustifichino i maxi-costi