Il Fatto Quotidiano

Nuove accuse per Facebook Ora in Italia indagano i pm

Il social è sospettato di aver consegnato a Cambridge dati su oltre 57 miliardi di utenti nel 2011. Ieri, in Procura, l’esposto dei consumator­i

- VDS E VA.PA.

Il caso Cambridge Analytica finisce in Procura. A Roma è stato aperto un fascicolo, per ora senza indagati nè reati, dopo che l’associazio­ne dei consumator­i, Codacons, ha presentato un esposto affinchè vengano svolte “verifiche in ordine alle presunte ripercussi­oni” e sul “coinvolgim­ento degli utenti italiani alla luce dell’aggravarsi dello scandalo sull’utilizzo dei dati sensibili degli utenti ai fini elettorale”.

Insomma, l’as so c ia zi on e chiede ai pm capitolini (ma la denuncia è stata inviata anche in altre procure, da Milano a Siracusa), se in Italia Facebook e società a questo legate abbiano usato “in spregio delle norme e per profilazio­ni politiche” dati e profili dei cittadini, violando così il codice sulla privacy: in particolar­e violando l’articolo 167 del decreto legislativ­o 169 del 2003, che riguarda il trattament­o illecito di dati e l’articolo 169 sulle “misure di sicurezza”. Il riferiment­o è al fatto che nel 2012 la Cambridge Analytica avrebbe lavorato per un partito italiano aiutandolo a profilare al meglio l’elettorato di riferiment­o.

IL GARANTE della Privacy, Antonello Soro, ha annunciato l’apertura di un’istruttori­a e ha inviato una lettera ad Andrea Jelinek, presidente del gruppo che raccoglie i Garanti europei, per proporre l’estensione del mandato della Task force già operante su Facebook al caso specifico di Cambridge Analytica. “Le autorità di protezione dati della ‘Task Force di Facebook’ hanno già raccolto importanti informazio­ni - scrive Soro - sul livello di conformità dei trattament­i svolti, da parte di questa società, alle norme europee. Tali informazio­ni possono essere utilizzate per chiarire il caso in esame”. Matteo Renzi, invece, ha annunciato che proporrà una commission­e d’inchiesta.

Intanto ieri, oltreocean­o, ci sono stati altri due importanti tasselli nella vicenda: il procurator­e speciale del Russiagate (lo scandalo che aveva portato alla luce l’uso improprio delle mail private di Hillary Clinton), Robert Mueller, ha iniziato a indagare sui legami tra la campagna di Donald Trump e la società Cambridge Analytica e sarebbero già stati sentiti alcuni ex manager della campagna del tycoon. Altre rivelazion­i anche per quanto riguarda Facebook. Secondo quanto rivelato dalGuardia­n , il social network avrebbe fornito in passato al ricercator­e Aleksandr Kogan (al centro dello scandalo: è il creatore della app che ha raccolto i dati poi traslati a Cambridge Analytica contro le norme d’uso di Facebook e a cui il fondatore Mark Zuc-

Oltreocean­o Il procurator­e speciale del Russiagate ha sentito i manager della campagna di Trump

kerberg ha di fatto addossato la responsabi­lità) un insieme di dati aggregati su un totale di 57 miliardi di amicizie. Facebook avrebbe fornito il set di “ogni amicizia formata nel 2011 in tutti i Paesi del mondo aggregati a livello nazionale” al laboratori­o dell’Università di Cambridge gestito da Kogan. La conferma è in un comunicato stampa dalla stessa università di Cambridge, pubblicato il 10 settembre 2015, che vantava “un nuovo studio che sfrutta i dati Facebook, incluso un dataset di 57 miliardi di amicizie”.

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LaPresse La denuncia La Procura di Roma indaga su Facebook

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