Sarkozy e l’intrigo libico: “Io, vittima dei sicari di Gheddafi”
L’ex presidente sotto accusa per i fondi neri: “Non c’è una prova, solo fango e odio”
Sono vittima di un complotto del clan Gheddafi”: a poche ore dalla sua iscrizione al registro degli indagati Nicolas Sarkozy ha preso la parola in tv per difendersi dalle accuse di finanziamento illegale della campagna elettorale per l’Eliseo del 2007. In diretta al telegiornale delle 20 di TF1 l’ex presidente della Repubblica ha affermato che contro di lui non ci sono “prove materiali concrete” ma solo “calunnie”: “Non ho mai tradito la fiducia dei francesi. È la verità e lo proverò, ci volessero anche 10 anni” (la stessa durata della pena che rischia, ndr), ha detto. Sarkozy è stato iscritto al registro degli indagati per corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici al termine di un fermo di più d 25 ore (sospeso solo durante la notte per concedere all’interrogato di andare a casa a dormire) negli uffici della polizia anti- corruzione di Nanterre. Uscito libero dopo l’interrogatorio fiume, Sarkozy si trova ora in libertà vigilata con il divieto di recarsi in 4 paesi d’Africa, Tunisia, Libia, Sudafrica e Egitto. Non ha perso tempo nel contraccattare. Già ieri mattina le sue dichiarazioni ai magistrati erano state rivelate dal quotidiano Le Figaro. La sua linea di difesa è chiara: “Il clan di assassini di Gheddafi mi copre di calunnie. Sono stato io ad accogliere all’Eliseo il Consiglio nazionale di transizione in Libia, gli oppositori di Gheddafi. Sono stato io a ottenere il mandato dell’Onu per colpire lo stato libico e a guidare la coalizione interna zio nale ”, ha detto, lo sguardo scuro, al tg più seguito dai francesi. “L’intervento è iniziato nel marzo 2011 ed è durato otto mesi – ha aggiunto –. Gheddafi è morto a ot- tobre. Avrebbe avuto diversi mesi per trasmettere gli elementi. Perché non lo ha fatto?”. Poi attacca il figlio del colonnello: “Il 16 marzo 2011 Saïf al-Islam mi ha intimato di restituire i soldi sostenendo di essere in possesso di foto, estratti conti. Sette anni dopo non c’è ancora niente, solo odio e fango”.
L’INCHIESTA sui presunti finanziamenti illegali libici era stata aperta nel 2013 dopo le rivelazioni di Mediapart. Il giornale on line aveva pubblicato nel 2012 un “accordo di principio” sottoscritto da di- gnitari libici per un versamento di 50 milioni a favore di Sarkozy. Da tempo l’ex presidente sostiene che si tratta di un “falso”. Ne agita una copia in tv “Anche gli inquirenti dicono che esiste un’alta probabiltà che si tratti di un falso”. La sua querela contro il giornale si era chiusa con un non luogo. I sospetti contro l’ex presidente si basano su alcuni documenti e le testimonianze di ex dignitari libici e dell’uomo d’a ffa ri franco-libanese Ziad Takkiedine, che sostiene di aver fatto da mediatore tra fine 2006 e inizio 2007 trasportando da Tripoli e Parigi valigie con 5 milioni di euro destinate a Sarkozy e a Claude Guéant, al l’epoca suo direttore di
Carte false? Accusato di aver ricevuto 50 milioni nel 2007. “I documenti di Tripoli non esistono”
campagna, anche lui indagato per riciclaggio e frode. Sarkozy nega di aver incontrato Takkiedine nel periodo considerato dall’inchiesta: “Le sue sono solo menzogne – assicura – Porterò la prova che ha mentito”.