Caso Renzi-Cdb, il gip chiede altre indagini
No all’archiviazione: chi altri si arricchì?
■ Inchiesta sulla presunta soffiata a favore dell’Ingegnere sulla riforma delle banche popolari che fruttò 600 mila euro: ancora 3 mesi di approfondimenti anche per valutare se altri hanno speculato in Borsa
Il caso sulla presunta soffiata dell’ex premier Matteo Renzi che consentì a Carlo De Benedetti di guadagnare 600 mila euro in Borsa investendo sulle banche popolari alla vigilia della riforma non è chiuso. Il gip Gaspare Sturzo ieri ha disposto nuove indagini, dopo aver ricevuto, quasi due anni fa, la richiesta di archiviazione della Procura di Roma per l’unico indagato di questa vicenda: il broker Gianluca Bolengo. Durante l’udienza, il gip – dopo aver ascoltato gli avvocati della difesa e il pm titolare dell’inchiesta, Stefano Pesci – ha dato alla Procura tre mesi per fare nuovi approfondimenti.
Le nuove indagini partiranno dalla telefonata del 16 gennaio 2015 tra il presidente onorario di Gedi (Gruppo Espresso) e Bolengo, suo broker di fiducia: De Benedetti ordina acquisti di titoli delle banche popolari dopo essere stato a Palazzo Chigi da Renzi, si dice sicuro che ci sarà “un decreto”. Il gip Sturzo ha indicato al pm Pesci di disporre una nuova perizia per riuscire a capire nel dettaglio ciò che si dicono i due nella parte della conversazione trascritta nei brogliacci come “incomprensibile”.
Si indaga anche su altre presunte speculazioni
Il giudice ha anche chiesto di acquisire dalla Consob i documenti depositati dopo la richiesta di archiviazione del pm e le segnalazioni dell’Authority su altre operazioni sospette avvenute nei giorni precedenti all’approvazione della riforma. Ma quello che conta è la perizia sulla telefonata: l’indagine potrebbe prendere un’altra piega solo qualora da questa conversazione dovessero emergere nuovi elementi che indicano reati.
Il 16 gennaio 2015, De Benedetti chiama Bolengo. “Faranno un provvedimento. Il governo farà un provvedimento sulle Popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi... una o due settimane”, dice l’Ingegnere. Che poco dopo aggiunge: “Quindi volevo capire una cosa... ( incomprensibile) salgono le Popolari?”. E il broker: “Sì, su questo se passa un decreto fatto bene salgono”. De Benedetti poi assicura: “Passa, ho parlato con Renzi ieri”.
Quel giorno Bolengo acquista 5 milioni di euro di titoli di sei banche Popolari, facendo guadagnare all’editore 600 mila euro. Quattro giorni dopo, il 20 gennaio, la riforma viene approvata dal Consiglio dei ministri per decreto: 10 popolari sono obbligate a trasformarsi in spa e diventano contendibili sul mercato, alcune di queste sono già quotate in Borsa. La Fi- nanza acquisisce le registrazioni delle chiamate che gli intermediari finanziari sono obbligati a conservare per legge. E si imbatte nello scambio. La Consob apre un’indagine ritenendo sia stato commesso un in s i de r trading (che poi archivia) e invia gli atti alla procura. Che iscrive nel registro degli indagati solo Bolengo per ostacolo alla vigilanza.
Le colazioni con il premier a Palazzo Chigi
Matteo Renzi e Carlo De Benedetti sono stati sentiti come persone informate sui fatti. Tutti negano di aver avuto o trasmesso informazioni privilegiate. Durante le indagini è stata anche chiesta una perizia, nella quale, in sostanza, i consulenti del pm sostengono che il comportamento di De Benedetti non è coerente con quello di chi possiede un’informazione privilegiata, perché investe poco e copre il rischio dell’operazione con un derivato, segno che non c’era certezza sull’esito. È la linea di De Benedetti: “Con le nostre controparti – dice convocato dalla Consob l’11 febbraio 2016 (come ha rivelato il Sole 24 Ore) – . .. avev amo fatto 620 milioni, di cui le Popolari solo 5. Tutte le altre operazioni hanno il taglio di 20, ma se io avessi saputo, avrei fatto 20 anche sulle Popolari (...)”. Spiega poi di aver parlato della riforma con Renzi durante una colazione a Palazzo Chigi il 15 gennaio 2015. Prima di salutarsi, davanti all’ascensore, il premier gli avrebbe detto: “Sai, quella roba di cui ti avevo parlato a Firenze, e cioè delle Popolari, la facciamo”.
La Procura in ogni caso non ravvisa reati neanche per Bolengo. Anche il fatto di aver parlato di“decreto” nella telefonata ( informazione all’epoca inedita e determinante per sapere se i titoli sarebbero schizzati in Borsa) non ha rilevanza: per la Procura, il broker usa questo termine“palesemente senza connotazione tecnica”. Nella richiesta di archiviazione il pm Pesci spiega: “Sono due gli elementi price sensitive che avrebbero dovuto rimanere riservati: l’ adozione dello strumento del decreto legge e la data di emanazione”. De Benedetti, per il magistrato, non sembra conoscere le tempistiche (parla di un ‘provvedimento’ ‘ nei prossimi mesi... una o due settimane’), né sapeva del decreto: “Si limita ad affermare di aver appreso di un ‘intervento’: espressione polivalente, che nulla apporta in più rispetto a quanto ben noto al Bolengo”. Quindi va tutto archiviato. Non è d’accordo il gip Sturzo.
Resta poi aperta l’inchiesta di Perugia: dopo un esposto del neo senatore Elio Lannutti (M5S), i pm stanno verificando se siano stati commessi dei reati nella gestione del fascicolo da parte dei colleghi capitolini.
Dopo due anni
Il giudice Sturzo respinge la richiesta di archiviazione: il caso va studiato meglio Si farà un provvedimento sulle Popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi... una o due settimane PRESIDENTE
DI GEDI