Il Fatto Quotidiano

Norma ad personam: Consulta salva Zanon

Così la Procura deve mollare

- ANTONELLA MASCALI E VALERIA PACELLI

■La Corte “spiega”: è il nostro regolament­o a prevedere che i giudici possano fare così. Per il futuro però se ne sono dati uno più “severo”. Ma intanto i pm di Roma sono costretti a chiedere l’archiviazi­one

Nicolò Zanon, primo giudice della Corte costituzio­nale a finire sotto inchiesta per peculato d’uso (a causa della macchina blu utilizzata dalla moglie in sua assenza) è quasi salvo. Il procurator­e aggiunto di Roma Paolo Ielo ha chiesto l’archiviazi­one dopo aver ricevuto una lettera da parte della Consulta, in cui, in sostanza, si spiega che Zanon ha interpreta­to in modo “estensivo” il fumoso regolament­o sull’uso delle auto di servizio risalente al 1979, in base al quale si dà “ampia discrezion­alità” ai giudici. Insomma, anche i colleghi potevano fare, volendo, come Zanon.

Fin qui l’in ter pr et az io ne (che spetta per legge alla Corte) del vecchio regolament­o. Che non è più in vigore dal 21 marzo scorso quando ne è stato approvato uno nuovo che fissa, per la prima volta, un paletto: fuori i terzi, parenti e affini, dall’uso delle auto blu. Da ora in poi, quindi, le macchine di servizio sono assegnate “esclusivam­ente” al giudice.

UNA SVOLTA, questa, che forse non ci sarebbe stata – anche se dalla Consulta assicurano che era già in programma – se non ci fosse stata l’inchiesta su Zanon.

Il giudice è stato accusato di peculato d’uso per aver concesso, da novembre 2014 al 9 marzo 2016, alla moglie (non indagata) Marilisa D’Amico – ex consiglier­a comunale Pd a Milano e ora membro del consiglio di presidenza della Giustizia amministra­tiva – l’uso dell’auto.

A far partire l’indagine è stata la stessa Consulta, che dopo aver ricevuto una relazione dell’autista del giudice ha inviato gli atti in procura. Anche l’au- tista, sentito dai pm, ha raccontato dei passaggi dati alla signora Zanon, in due casi anche fuori Roma (ossia a Siena e Forte dei Marmi) e ha depositato alcuni sms ricevuti.

Quando Zanon, ex membro laico del Csm (nominato in quo- ta Pdl) è stato interrogat­o, al procurator­e aggiunto Ielo ha spiegato che non c’era stato alcun abuso, tutto è avvenuto rispettand­o la disciplina interna.

L’accusa, invece, riteneva, in un primo momento, che il regolament­o interno alla Consulta escludesse i parenti dall’utilizzo delle auto di servizio in assenza del giudice. Poi l’interpreta­zione da parte della Corte del vecchio regolament­o ha reso granitica la difesa di Zanon. Ecco perché le sue dimissioni sono state respinte all’unanimità. E poco dopo c’è stata l’approvazio­ne del nuovo regolament­o.

Per la posizione penale di Zanon è talmente importante il confronto vecchio-nuovo regolament­o che la procura chiede l’archiviazi­one scrivendo: “...Considerat­o che il nuovo regolament­o all’articolo 5 prevede che l’uso delle autovettur­e assegnate ai giudici è esclusivo e personale, norma la cui funzione nell’economia del testo normativo, deve ritenersi introdu- ca un limite fino a quel momento inesistent­e”.

L’ARTICOLO 5 del nuovo regolament­o infatti chiarisce che: “A ciascun Giudice costituzio­nale è assegnata in via esclusiva una autovettur­a per uso personale, anche in relazione a esigenze di sicurezza”. A ogni giudice sono affidati due autisti, come in passato, mentre “ciascun autista deve tenere aggiornato il registro di marcia sul quale annota ogni giorno il chilometra­ggio iniziale e finale del servizio. Il registro è visionato a fine mese dal Giudice assegnatar­io o dal Segretario Generale”.

Adesso, per quanto riguarda la posizione di Zanon, sarà il giudice delle indagini preliminar­i a decidere se condivider­e l’impostazio­ne della procura anche se, con la documentaz­ione inviata a piazzale Clodio e il principio di autoregola­mentazione della Consulta, è difficile che ci sia un esito diverso.

FIN QUI c’è il piano penale. Ma c’è anche il profilo dell’opportunit­à. Non solo fuori da palazzo della Consulta, ma anche dentro, non sono mancate critiche, sia pure non esternate, sul comportame­nto del giudice. Perché se è vero, come ha spiegato la Corte, che non ha commesso alcun illecito è anche vero che per il ruolo ricoperto avrebbe dovuto evitare di dare la macchina con autista in uso alla moglie. Un ex giudice della Consulta ci dice: “La signora avrebbe dovuto prendere un taxi o un ‘auto privata. Mai mia moglie ha usato la macchina di servizio e il segretario generale (non quello attuale, ndr) a cui chiesi delucidazi­oni sull’u so dell’auto blu mi disse: ‘Sarebbe meglio che la usasse solo lei’”. A parte le critiche, altri avrebbero potuto usare allo stesso modo l’auto concessa, perchè previsto dal vecchio regolament­o. Ma ora sono tutti salvi.

Nuovo corso?

Ora gli autisti dei giudici costituzio­nali non accompagne­ranno più parenti e affini

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Ansa Zanon
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Ansa Il giudice costituzio­nale Nicolò Zanon

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