Norma ad personam: Consulta salva Zanon
Così la Procura deve mollare
■La Corte “spiega”: è il nostro regolamento a prevedere che i giudici possano fare così. Per il futuro però se ne sono dati uno più “severo”. Ma intanto i pm di Roma sono costretti a chiedere l’archiviazione
Nicolò Zanon, primo giudice della Corte costituzionale a finire sotto inchiesta per peculato d’uso (a causa della macchina blu utilizzata dalla moglie in sua assenza) è quasi salvo. Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo ha chiesto l’archiviazione dopo aver ricevuto una lettera da parte della Consulta, in cui, in sostanza, si spiega che Zanon ha interpretato in modo “estensivo” il fumoso regolamento sull’uso delle auto di servizio risalente al 1979, in base al quale si dà “ampia discrezionalità” ai giudici. Insomma, anche i colleghi potevano fare, volendo, come Zanon.
Fin qui l’in ter pr et az io ne (che spetta per legge alla Corte) del vecchio regolamento. Che non è più in vigore dal 21 marzo scorso quando ne è stato approvato uno nuovo che fissa, per la prima volta, un paletto: fuori i terzi, parenti e affini, dall’uso delle auto blu. Da ora in poi, quindi, le macchine di servizio sono assegnate “esclusivamente” al giudice.
UNA SVOLTA, questa, che forse non ci sarebbe stata – anche se dalla Consulta assicurano che era già in programma – se non ci fosse stata l’inchiesta su Zanon.
Il giudice è stato accusato di peculato d’uso per aver concesso, da novembre 2014 al 9 marzo 2016, alla moglie (non indagata) Marilisa D’Amico – ex consigliera comunale Pd a Milano e ora membro del consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa – l’uso dell’auto.
A far partire l’indagine è stata la stessa Consulta, che dopo aver ricevuto una relazione dell’autista del giudice ha inviato gli atti in procura. Anche l’au- tista, sentito dai pm, ha raccontato dei passaggi dati alla signora Zanon, in due casi anche fuori Roma (ossia a Siena e Forte dei Marmi) e ha depositato alcuni sms ricevuti.
Quando Zanon, ex membro laico del Csm (nominato in quo- ta Pdl) è stato interrogato, al procuratore aggiunto Ielo ha spiegato che non c’era stato alcun abuso, tutto è avvenuto rispettando la disciplina interna.
L’accusa, invece, riteneva, in un primo momento, che il regolamento interno alla Consulta escludesse i parenti dall’utilizzo delle auto di servizio in assenza del giudice. Poi l’interpretazione da parte della Corte del vecchio regolamento ha reso granitica la difesa di Zanon. Ecco perché le sue dimissioni sono state respinte all’unanimità. E poco dopo c’è stata l’approvazione del nuovo regolamento.
Per la posizione penale di Zanon è talmente importante il confronto vecchio-nuovo regolamento che la procura chiede l’archiviazione scrivendo: “...Considerato che il nuovo regolamento all’articolo 5 prevede che l’uso delle autovetture assegnate ai giudici è esclusivo e personale, norma la cui funzione nell’economia del testo normativo, deve ritenersi introdu- ca un limite fino a quel momento inesistente”.
L’ARTICOLO 5 del nuovo regolamento infatti chiarisce che: “A ciascun Giudice costituzionale è assegnata in via esclusiva una autovettura per uso personale, anche in relazione a esigenze di sicurezza”. A ogni giudice sono affidati due autisti, come in passato, mentre “ciascun autista deve tenere aggiornato il registro di marcia sul quale annota ogni giorno il chilometraggio iniziale e finale del servizio. Il registro è visionato a fine mese dal Giudice assegnatario o dal Segretario Generale”.
Adesso, per quanto riguarda la posizione di Zanon, sarà il giudice delle indagini preliminari a decidere se condividere l’impostazione della procura anche se, con la documentazione inviata a piazzale Clodio e il principio di autoregolamentazione della Consulta, è difficile che ci sia un esito diverso.
FIN QUI c’è il piano penale. Ma c’è anche il profilo dell’opportunità. Non solo fuori da palazzo della Consulta, ma anche dentro, non sono mancate critiche, sia pure non esternate, sul comportamento del giudice. Perché se è vero, come ha spiegato la Corte, che non ha commesso alcun illecito è anche vero che per il ruolo ricoperto avrebbe dovuto evitare di dare la macchina con autista in uso alla moglie. Un ex giudice della Consulta ci dice: “La signora avrebbe dovuto prendere un taxi o un ‘auto privata. Mai mia moglie ha usato la macchina di servizio e il segretario generale (non quello attuale, ndr) a cui chiesi delucidazioni sull’u so dell’auto blu mi disse: ‘Sarebbe meglio che la usasse solo lei’”. A parte le critiche, altri avrebbero potuto usare allo stesso modo l’auto concessa, perchè previsto dal vecchio regolamento. Ma ora sono tutti salvi.
Nuovo corso?
Ora gli autisti dei giudici costituzionali non accompagneranno più parenti e affini