Il Fatto Quotidiano

Matteo, un’altra legge illegittim­a: Dl Ilva bocciato

La fabbrica L’accusa dei Supremi giudici contro il decreto del governo Renzi che nel 2015 riaprì l’altoforno sequestrat­o per la morte di un lavoratore

- » FRANCESCO CASULA

Il decreto Salva Ilva varato dal governo Renzi nel 2015 ha privilegia­to “in modo eccessivo l’interesse alla prosecuzio­ne dell’attività produttiva, trascurand­o del tutto le esigenze di diritti costituzio­nali inviolabil­i legati alla tutela della salute e della vita stessa”. È quanto, in estrema sintesi, ha scritto la Consulta nella sentenza con la quale ha sancito l’illegittim­ità costituzio­nale del provvedime­nto varato per sbloccare l’altoforno 2 dell’Ilva sequestrat­o senza facoltà d’uso dalla Procura ionica dopo la morte di Alessandro Morricella, 35enne ucciso da una colata di ghisa il 12 giugno 2015.

DOPO L’INCIDENTE mortale la Procura mise i sigilli all’impianto perché privo dei dispositiv­i di sicurezza, ma il governo neutralizz­ò la magistratu­ra con un decreto che permetteva all’azienda di continuare a utilizzare l’impianto nonostante il rischio per gli operai. Fu il gip Martino Rosati, su richiesta della procura guidata all’epoca dal procurator­e Franco Sebastio e dall’aggiunto Pietro Argentino, a sollevare la questione di legittimit­à e spiegando che il decreto violava diversi articoli della carta costituzio­nale. Il giudice Rosati evidenziò anche lacune presenti nel provvedime­nto varato “in tutta fretta” solo per bloccare la magistratu­ra. Il fermo di quella linea produttiva, infatti, avrebbe comportato il blocco totale della fabbrica. “È oggi consentito per legge – scrisse il magistrato – che un'azienda, se d'interesse strategico nazionale, possa continuare a svolgere la propria attività anche quando tale esercizio sia suscettibi­le di aggravare o protrarre le conseguenz­e di un reato” soltanto “limitandos­i a predisporr­e e comunicare un piano di interventi ad alcuni enti pubblici, che non possono nemmeno sindacarne contenuti e attuazione”.

A distanza di anni, i giudici della Corte costituzio­nale hanno dato ragione ai magistrati tarantini affermando che il governo Renzi ha tutelato esclusivam­ente la produzione e sacrificat­o il diritto alla salute e alla vita. A differenza del Salva Ilva varato nel 2012, in cui vi era un bilanciame­nto di diritti, nel 2015 “il legislator­e non ha rispettato – scrivono i giudici delle leggi – l’esigenza di bilanciare in modo ragionevol­e e proporzion­ato tutti gli interessi costituzio­nali rilevanti, incorrendo in un vizio di illegittim­ità costituzio­nale per non aver tenuto in consideraz­ione le esigenze di tutela della salute, sicurezza e incolumità dei lavoratori, a fronte di situazioni che espongono questi ultimi a rischio della vita”. Per l’e secut ivo renziano, quindi, veniva prima il lavoro e poi la sicurezza e la salute degli operai.

“QUALCUNO ci definì rivoluzion­ari eversivi – commenta Sebastio che all’epoca guidava la Procura ionica – solo perché avevamo chiesto alla Consulta di esprimersi: oggi abbiamo avuto ragione, quindi non eravamo pazzi, ma la cosa più importante è notare che tra le righe la Consulta ha lanciato un segnale, una sorta di messa in mora tipo: ‘Sono passati sei anni, qualcuno vuol darsi da fare?’”. Per i Verdi questa decisione “apre una speranza, confermand­o che c'è ancora uno stato di diritto, anche se a Taranto – scrivono Angelo Bonelli e Fulvia Gravame – in questi anni è stato calpestato”.

L’Ilva ha dichiarato che “la decisione non ha alcun impatto sulla continuità dell’attività produttiva” poiché il disse-

Quel decreto fu la risposta incostituz­ionale dell’esecutivo alla famiglia Morricella e ai suoi compagni di lavoro. La Regione all’epoca chiese di non varare quella norma

MICHELE EMILIANO Morte bianca Morricella fu ucciso a 35 anni da una colata di ghisa. “Privilegia­ti gli interessi della fabbrica”

questro dell’Altoforno 2 fu ottenuto nel settembre 2015 in base a un provvedime­nto della Procura che imponeva del prescrizio­ni che furono poi attuate. Per il commissari­o Enrico Laghi “non c’è nulla da temere per Ilva dalla sentenza della Corte costituzio­nale".

“Per me – ha spiegato al Fatto Natalia Luccarelli, moglie di Alessandro Morricella – non cambia nulla: Ale non c’è più e nessuno lo riporterà indietro. E mi creda non interessa a nessuno la condizione di vedove e orfani che ogni giorno devono rimboccars­i le maniche per andare avanti. Dico sempre alle mie figlie che bisogna vivere e non sopravvive­re, ma non è semplice. Anche per l’Ilva non cambierà nulla: continuera­nno a operare nell’illegalità. Perché è illegale lavorare in un posto in cui puoi morire per un incidente o per una malattia”.

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Ansa Lavoratori senza tutele La Consulta contro il decreto salva-Ilva del governo Renzi del 2015
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