Il Fatto Quotidiano

Sorrisi e imbarazzi, i bastonati dall’emerito: “Le sue parole sono sempre preziosiss­ime...”

I renziani fanno buon viso: “Quando parla lui, si ascolta senza commentare”

- » TOMMASO RODANO

La mazzata del presidente emerito è arrivata forte e chiara. Nel discorso con cui apre la legislatur­a al Senato, Giorgio Napolitano infierisce sul Pd: “Il partito che aveva guidato tre esecutivi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto dagli elettori” e il voto ha dimostrato “quanto poco avesse convinto l’autoesalta­zione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e partiti di maggioranz­a”. In un discorso che non contempla la minima forma di autocritic­a, Re Giorgio individua il responsabi­le senza chiamarlo mai per nome, ma descrivend­olo in modo piuttosto esplicito: è Matteo Renzi. E mentre l’ex premier dribbla i cronisti ed evita commenti, i reduci renziani in circolo nel Transatlan­tico del Senato non si possono sottrarre. Accusano il colpo, tra risate nervose e risposte inevitabil­mente diplomatic­he.

Dario Parrini mantiene una compostezz­a ammirevole: “Ogni contributo del presidente emerito è utile, visto che stiamo facendo un’a pprofondit­a analisi della sconfit- ta elettorale”. C’è andato giù duro però, no? “Ogni contributo è utile”, insiste. Immaginiam­o che Renzi, al suo primo giorno da senatore, non l’abbia presa benissimo. Accenno di smorfia: “Questo lo deve chiedere a lui”.

Andrea Marcucci si muove da bodyguard del fu rottamator­e, lo segue come un’ ombra nei primi passi da senatore semplice. Alla domanda su Napolitano sfog- gia un sorriso tiratissim­o: “Le parole di Napolitano, oggi come ieri, s’ascoltano, si analizzano ma non si commentano”. Non si commentano? “Non si commentano”.

Non le commenta nemmeno Francesco Bonifazi, tesoriere renziano, che solca a grandi passi il corridoio a fianco della buvette: “Napolitano? Questa domanda qui, la si fa più tardi, ok?”. E via. Invece non si sottrae Tommaso Nannicini, già consiglier­e economico di Renzi e sottosegre­tario con lui a Palazzo Chigi, al primo giorno da senatore. Dispensa sorrisi e ampie pause: “Quella di Napoli- tano è un’analisi... un’analisi netta... anche condivisib­ile”. Per esempio? “Siamo d’a ccordo sul fatto che il Pd debba trarre le conseguenz­e del voto e stare all’opposizion­e”. Siete d’accordo anche sulla “a uto esa lta zion e”? Altra pausa, altro sorriso. “Siamo più d’accordo sull’altra parte”.

L’unica a rinunciare davvero all’aplomb istituzion­ale nei confronti dell’emer ito, paradossal­mente, è una non renziana, la senatrice Monica Cirinnà: “Napolitano poteva anche risparmiar­sela, eh... Abbiamo perso, l’abbiamo capito, ce l’hanno detto

Aplomb

La più stizzita è Cirinnà: “Abbiamo capito di aver perso, ma ora basta randellate”

chiarament­e gli elettori. A un certo punto si potrebbe anche smetterla di randellare”. Dice proprio così: randellare.

Poi c’è Luigi Zanda. Lui che ormai è il meno renziano di tutti i senatori Pd risponde alla domanda su Napolitano con un sorriso luciferino: “Ho molto apprezzato il suo discorso”, dice, mentre guada- gna l’aula per la seconda votazione. Senatore, Napolitano ce l’aveva con il Pd. “Ho apprezzato il suo discorso”, ripete, e va.

Il migliore incassator­e però frequenta l’altro ramo del Parlamento. Il premier uscente Paolo Gentiloni dalla Camera risponde all’emerito con la proverbial­e pacatezza: “Penso che, non solo per quello che ha rappresent­ato in questi anni, ma anche per il ruolo che svolge tuttora, noi dobbiamo la massima consideraz­ione alle parole e a quello che dice il presidente Giorgio Napolitano. Poi la discussion­e politica, ovviamente, è aperta”.

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I renziani Luca Lotti, Antonello Giacomelli, Lorenzo Guerini, Maria Elena Boschi e Ettore Rosato
Ansa Vecchia guardia I renziani Luca Lotti, Antonello Giacomelli, Lorenzo Guerini, Maria Elena Boschi e Ettore Rosato

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