Ormai è guerra totale tra Berlusconi e Lega: “L’alleanza è finita”
L’AFFRONTO Il Carroccio assalta B. Il centrodestra si spacca sul voto al Senato. Il giovane alleato impone la Bernini all’ex Cavaliere: “Era un venerdì noioso...”
Due leader. Due candidati presidenti, di cui uno a sua insaputa. Stessa coalizione. Anna Maria Bernini apprende in aula di essere stata votata dai senatori della Lega. “Non ne so nulla”, reagisce sgomenta. E cerca subito un contatto con Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli, la residenza romana dell’ex Cavaliere. Bernini abbandona Palazzo Madama e va. “Silvio, è tutto nelle tue mani”. Indi, B. continua la sua riunione: “Sapete tutti la mia stima per Anna Maria, ma non posso subire imposizioni in casa mia”. È il gabinetto di guerra - obbligato scriverlo in queste occasioni - di Forza Italia, in un venerdì nero.
Anzi, un venerdì di noia. Alle sei della sera Matteo Salvini ha ammazzato il centrodestra, almeno per 24 ore, e va a fumare nel cortile del Senato. “Ho ripreso, ma giuro che smetterò di nuovo”. Salvini fa nuvole di fumo e spiega: “Troppo noioso questo venerdì, andava movimentato”. La noia, come l’inerzia, stava portando il condannato Paolo Romani verso la seconda carica dello Stato. “La Lega ha votato la Bernini”. Tono secco e micidiale.
DUE LEADER, Berlusconi e Salvini. Due candidati presidenti: Romani e Bernini, entrambi forzisti ed ex ministri. La noia evapora ed esplode la guerra. Nella nota di Berlusconi manca solo il ricorso alle armi: “I voti a Bernini sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l’unità della coalizione di centrodestra e dall’altro sma- schera il progetto per un governo Lega-M5S”.
Salvini e i suoi sminuiscono: “Non esageriamo, evitiamo i paroloni. È stato un atto responsabile, era l’unico modo per evitare l’abbraccio tra Pd e Cinquestelle”. È stato uno dei tormentoni della giornata, questo presunto abbraccio. Un finta trattativa pentastellata su Zanda e Bonino per costringere il leader leghista a insistere con B. per un altro nome. Nulla da fare. A ora di pranzo, l’ex Cavaliere convoca l’ennesimo vertice a Palazzo Grazioli con i suoi fedelissimi. Il nome è ancora quello di Paolo Romani. Una questione personale. A spiegarlo con vigorosa chiarezza è il sempre energico Renato Brunetta, uno dei sostenitori della linea dura. Il capogruppo alla Camera dice: “Il nome di Romani vuol dire Silvio Berlusconi”. Punto. L’Ottuagenario secondo della coalizione contro il Giovane Matteo arrivato primo.
QUESTIONE personale ché i grillini non deflettono. “Noi non incontriamo Berlusconi, non vogliamo legittimarlo, né riabilitarlo, parliamo solo con Salvini, è lui il leader del centrodestra”. Due piccioni condannati, Berlusconi e Romani, liquidati con la fava intransigente a cinque stelle.
Sono le tre del pomeriggio e a quel punto l’asse grillo-leghista prende le misure all’ostinazione berlusconiana. È la fatidica uscita dall’angolo dopo due giorni di mosse azzurre. Stante il Pd morente che non può dare segnali di alcun genere, nonostante la buona volontà di un Franceschini o di uno Zanda, alla seconda votazione del Senato, i 58 della Lega non vanno in bianco. Decidono di scrivere il nome di Anna Maria Bernini. Una delle due candidate alternative di Forza Italia a Romani. L’altra è Elisabetta Casellati. Uno alla volta, i 58 entrano nel seggio mobile sotto la presidenza del Senato e vergano “Bernini”. Tutti tranne uno. Un voto non valido. Piccolo giallo che fa colore, ma fino a un certo punto. Perché l’errore sarebbe di Umberto Bossi, che poi va anche lui in pellegrinaggio a Palazzo Grazioli per dare conforto e sostegno a B. bastonato da Salvini. Ma Bossi smentisce: “Non sono stato io”.
POCO PRIMA di apparire davanti alle telecamere, Salvini avvisa Berlusconi per telefono: “Abbiamo votato la Bernini”. Oplà e il venerdì di noia non c’è più. È il venerdì di passione, ormai, lo dice anche il calendario cattolico, quello che precede il santo della prossima settimana. E così l’Unto del Signore di Arcore diventa come l’Ecce Homo, il Cristo re deriso, umiliato e flagellato.
La corona di spine sono i 57 voti ad Anna Maria Bernini, che subito dopo l’incontro con B. formalizza con un tweet la sua “indisponibilità” al giochino salviniano per il mancato sostegno di Berlusconi e Forza Italia. A Palazzo Grazioli le luci restano accese fino a notte.
I cosiddetti pontieri o mediatori, in primis Giorgia Meloni e Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, tentano di guadagnare tempo invano, chiedendo di posticipare al pomeriggio la terza votazione di stamattina. In teoria, il centrodestra frantumato potrebbere risorgere unito con il nome di Casellati. In teoria.
Ma la realtà racconta di un Berlusconi furibondo deciso ad andare alla “guerra totale” contro Salvini e la Lega. “Facessero pure un governo insieme noi andiamo all’opposizione”. Nell’ultima nota ringrazia Bernini per “la nobilissima e generosa decisione” e ribadisce che il candidato è Paolo Romani. Come detto da Brunetta scrivi Romani leggi Berlusconi. E oggi la Lega, con il M5S, potrebbe eleggere una propria esponente al Senato. Soliti nomi: Giulia Bongiorno o Lucia Borgonzoni. Ma di mezzo c’è la notte.
MATTEO SALVINI
L’unico modo per evitare l’abbraccio Pd-5Stelle è scegliere un candidato del centrodestra che abbia il maggior gradimento possibile
SILVIO BERLUSCONI
I voti ad Anna Maria Bernini sono un atto di ostilità a freddo della Lega che rompe l’unità del centrodestra e smaschera il progetto di governo Lega-M5S