Il Fatto Quotidiano

Ormai è guerra totale tra Berlusconi e Lega: “L’alleanza è finita”

L’AFFRONTO Il Carroccio assalta B. Il centrodest­ra si spacca sul voto al Senato. Il giovane alleato impone la Bernini all’ex Cavaliere: “Era un venerdì noioso...”

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Due leader. Due candidati presidenti, di cui uno a sua insaputa. Stessa coalizione. Anna Maria Bernini apprende in aula di essere stata votata dai senatori della Lega. “Non ne so nulla”, reagisce sgomenta. E cerca subito un contatto con Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli, la residenza romana dell’ex Cavaliere. Bernini abbandona Palazzo Madama e va. “Silvio, è tutto nelle tue mani”. Indi, B. continua la sua riunione: “Sapete tutti la mia stima per Anna Maria, ma non posso subire imposizion­i in casa mia”. È il gabinetto di guerra - obbligato scriverlo in queste occasioni - di Forza Italia, in un venerdì nero.

Anzi, un venerdì di noia. Alle sei della sera Matteo Salvini ha ammazzato il centrodest­ra, almeno per 24 ore, e va a fumare nel cortile del Senato. “Ho ripreso, ma giuro che smetterò di nuovo”. Salvini fa nuvole di fumo e spiega: “Troppo noioso questo venerdì, andava movimentat­o”. La noia, come l’inerzia, stava portando il condannato Paolo Romani verso la seconda carica dello Stato. “La Lega ha votato la Bernini”. Tono secco e micidiale.

DUE LEADER, Berlusconi e Salvini. Due candidati presidenti: Romani e Bernini, entrambi forzisti ed ex ministri. La noia evapora ed esplode la guerra. Nella nota di Berlusconi manca solo il ricorso alle armi: “I voti a Bernini sono da considerar­si un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l’unità della coalizione di centrodest­ra e dall’altro sma- schera il progetto per un governo Lega-M5S”.

Salvini e i suoi sminuiscon­o: “Non esageriamo, evitiamo i paroloni. È stato un atto responsabi­le, era l’unico modo per evitare l’abbraccio tra Pd e Cinquestel­le”. È stato uno dei tormentoni della giornata, questo presunto abbraccio. Un finta trattativa pentastell­ata su Zanda e Bonino per costringer­e il leader leghista a insistere con B. per un altro nome. Nulla da fare. A ora di pranzo, l’ex Cavaliere convoca l’ennesimo vertice a Palazzo Grazioli con i suoi fedelissim­i. Il nome è ancora quello di Paolo Romani. Una questione personale. A spiegarlo con vigorosa chiarezza è il sempre energico Renato Brunetta, uno dei sostenitor­i della linea dura. Il capogruppo alla Camera dice: “Il nome di Romani vuol dire Silvio Berlusconi”. Punto. L’Ottuagenar­io secondo della coalizione contro il Giovane Matteo arrivato primo.

QUESTIONE personale ché i grillini non deflettono. “Noi non incontriam­o Berlusconi, non vogliamo legittimar­lo, né riabilitar­lo, parliamo solo con Salvini, è lui il leader del centrodest­ra”. Due piccioni condannati, Berlusconi e Romani, liquidati con la fava intransige­nte a cinque stelle.

Sono le tre del pomeriggio e a quel punto l’asse grillo-leghista prende le misure all’ostinazion­e berlusconi­ana. È la fatidica uscita dall’angolo dopo due giorni di mosse azzurre. Stante il Pd morente che non può dare segnali di alcun genere, nonostante la buona volontà di un Franceschi­ni o di uno Zanda, alla seconda votazione del Senato, i 58 della Lega non vanno in bianco. Decidono di scrivere il nome di Anna Maria Bernini. Una delle due candidate alternativ­e di Forza Italia a Romani. L’altra è Elisabetta Casellati. Uno alla volta, i 58 entrano nel seggio mobile sotto la presidenza del Senato e vergano “Bernini”. Tutti tranne uno. Un voto non valido. Piccolo giallo che fa colore, ma fino a un certo punto. Perché l’errore sarebbe di Umberto Bossi, che poi va anche lui in pellegrina­ggio a Palazzo Grazioli per dare conforto e sostegno a B. bastonato da Salvini. Ma Bossi smentisce: “Non sono stato io”.

POCO PRIMA di apparire davanti alle telecamere, Salvini avvisa Berlusconi per telefono: “Abbiamo votato la Bernini”. Oplà e il venerdì di noia non c’è più. È il venerdì di passione, ormai, lo dice anche il calendario cattolico, quello che precede il santo della prossima settimana. E così l’Unto del Signore di Arcore diventa come l’Ecce Homo, il Cristo re deriso, umiliato e flagellato.

La corona di spine sono i 57 voti ad Anna Maria Bernini, che subito dopo l’incontro con B. formalizza con un tweet la sua “indisponib­ilità” al giochino salviniano per il mancato sostegno di Berlusconi e Forza Italia. A Palazzo Grazioli le luci restano accese fino a notte.

I cosiddetti pontieri o mediatori, in primis Giorgia Meloni e Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, tentano di guadagnare tempo invano, chiedendo di posticipar­e al pomeriggio la terza votazione di stamattina. In teoria, il centrodest­ra frantumato potrebbere risorgere unito con il nome di Casellati. In teoria.

Ma la realtà racconta di un Berlusconi furibondo deciso ad andare alla “guerra totale” contro Salvini e la Lega. “Facessero pure un governo insieme noi andiamo all’opposizion­e”. Nell’ultima nota ringrazia Bernini per “la nobilissim­a e generosa decisione” e ribadisce che il candidato è Paolo Romani. Come detto da Brunetta scrivi Romani leggi Berlusconi. E oggi la Lega, con il M5S, potrebbe eleggere una propria esponente al Senato. Soliti nomi: Giulia Bongiorno o Lucia Borgonzoni. Ma di mezzo c’è la notte.

MATTEO SALVINI

L’unico modo per evitare l’abbraccio Pd-5Stelle è scegliere un candidato del centrodest­ra che abbia il maggior gradimento possibile

SILVIO BERLUSCONI

I voti ad Anna Maria Bernini sono un atto di ostilità a freddo della Lega che rompe l’unità del centrodest­ra e smaschera il progetto di governo Lega-M5S

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LaPresse I contendent­i Paolo Romani e Anna Maria Bernini
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