Renzi e il Pd, due partiti divisi e indecisi a tutto
Show al debutto al Senato: “Perché mi cercate ancora?” E dice no a ogni patto
“Tocca a loro. Io lo dico dal 5 marzo che tocca a loro. Tocca a loro”. Matteo Renzi, dopo la seconda chiama, entra alla buvette del Senato, ripete la gag che va facendo dalla mattina: “Fermi, visti i brillanti risultati elettorali in Sicilia, da qui a fine legislatura Faraone pagherà il caffè a tutti”. Poi chiede un bicchier d’acqua e al muro di taccuini che gli si parano davanti continua a opporre un sorriso stampato e a ribadire: “Ignoratemi. Perché mi cercate ancora?”. Una battuta dopo l’altra, nel tentativo di mascherare l’amarezza per il fatto di ritrovarsi senatore semplice nella Camera alta che voleva abolire, assomiglia al Jep Gambardella de La grande bellezza: “Io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire”. Non potendo essere protagonista della festa, si dedica a far fallire ogni progetto di festa alternativa: tradotto, cerca di tenere saldamente il Pd fuori dal gioco delle presidenze, non prende neanche in considerazione l’idea di provare ad approfittare delle spaccature nel centrodestra, o di cogliere gli ami che arrivano dal M5S. L’obiettivo è spingere verso un asse Di Maio-Salvini, possibilmente pure di governo.
IL PD IERI VOTA fermamente scheda bianca. Renzi per tutto il giorno, in Aula, intrattiene i colleghi, tra una battuta e l’altra, scortato costantemente da Andrea Marcucci e Francesco Bonifazi. Il resto del partito, nel frattempo, cerca di trovare una strada per provare a entrare in gioco. Gli occhi di Andrea Orlando e dei suoi sono puntati soprattutto sui 5Stelle. Per il Senato si prendono in considerazione più ipotesi. L’idea principale è quella di proporre Emma Bonino, per cercare di portarla al ballottaggio, nel tentativo di rompere l’asse con il Carroccio. Tra i nomi che girano, anche quello di Luigi Zanda, capogruppo dem uscente. Lui e Renzi si ignorano per tutto il giorno: rappresentazione plastica di come ormai il Pd sia almeno due partiti.
Alla Camera, i big Maurizio Martina, Graziano Delrio, Da- rio Franceschini, Lorenzo Guerini si incontrano e si parlano continuamente. A un certo punto, dopo la terza chiama della Camera, Maria Elena Boschi li vede, fa un cenno di saluto e se ne va. Che il ministro della Cultura mirasse a fare il presidente della Camera, stringendo un’intesa con i Cinque stelle, è storia ormai nota. Renzi pensa che il progetto sia ancora questo. E a confermar- glielo ieri l’attivismo di Franceschini, che parla con tutti: da Cicchitto a Fratoianni.
MA AL DI LÀ di sospetti e intenzioni, il Pd non riesce a essere incisivo neanche per un minuto. In serata, mentre i dirigenti discutono alla Camera, Renzi vede alcuni parlamentari (tra cui il neo eletto Tommaso Cerno e Bonifazi) al Nazareno. Lo raggiunge anche Matteo Orfini. “Per un saluto”, dicono i suoi. Le strategie si elaborano separatamente. Divisi senza meta.
“Che cosa dobbiamo fare, chiedetelo al segretario”, dice Renzi in Senato. Ma poi, durante la giornata di ieri, fa girare tramite whatsapp ai suoi la proposta, che è pure una cri- tica: “Perché scheda bianca? Potevamo votare un nome di garanzia, come Liliana Segre?”. Nelle chiacchiere non risparmia le critiche: “Ma che gestione è questa di Martina?”. Troppo poco incisiva. Nel frattempo, registra il fallimento delle manovre tra Gianni Letta e Luca Lotti per arrivare all’elezione di Paolo Romani. Pure se la tentazione c’è, il Pd non può permettersi di sostituire i voti della Lega con i suoi.
NELLA RIUNIONE del Nazareno, dunque, si aspetta la fine del vertice di Palazzo Grazioli per decidere come comportarsi oggi in Aula. Di fronte alla rottura del centrodestra, l’idea di Renzi è quella di portare il Pd alla scheda bianca. “Pop corn” è la battuta che gira tra i fedelissimi: come dire, ora si sta a guardare cosa riescono a fare. Parla di film Renzi nei corridoi del Senato. E cita la battuta di Borg-McEnroe: “La prossima partita non dura cinque set, dura un punto. Si chiama punto secco, è un meccanismo psicologico che decide la partita”. Vuol essere una profezia non proprio augurale per i giocatori di ora.
Nel resto del partito continua la richiesta di avanzare almeno una candidatura di bandiera per oggi, di provare a mettere i 5Stelle in difficoltà. “Decideremo alla riunione dei g ru p pi ”, chiarisce Martina. L’appuntamento è per stamattina alle 9. La notte è lunga, i vertici continui. Le scelte saranno comunque ininfluenti.
Riunioni parallele Alla Camera si incontrano i big non renziani, gli altri si vedono al Nazareno Le critiche a Martina All’ex capo non piace la gestione poco incisiva del reggente: ”Ma che roba è?”