Il M5S con la Lega, ma rinvia il suo nome per la Camera
Il patto Luigi Di Maio e Matteo Salvini si promettono appoggio reciproco Ma i 5Stelle non si fidano e annunceranno solo all’ultimo Roberto Fico
Ci proveranno con il leghista che ha strappato, Matteo Salvini. Alleato oggi, e chissà se pure più in là, per un governo. Nell’attesa, ieri sera, lui e Luigi Di Maio si sono giurati appoggio reciproco, tramite note concordate. Ma i 5Stelle e il loro capo politico non vogliono e non possono ancora fidarsi, perché nella partita delle presidenze si giocano tantissimo. E allora alla fine di un lunghissimo venerdì, giurano che oggi voteranno in Senato la forzista Anna Maria Bernini, “o un altro profilo simile”. Purché non sia il condannato
La benedizione Alessandro Di Battista: “Sempre contro B. ma si può votare anche una forzista” Per la presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile
LUIGI DI MAIO
Paolo Romani. Però non si sbilanciano sul suo nome per la presidenza della Camera.
TUTTO PORTA alla candidatura di Roberto Fico, che Di Maio vuole sulla poltrona di Montecitorio per dare un segnale al Pd e alla sinistra, e alla sua minoranza ortodossa. Però il nodo verrà sciolto questa mattina, dopo che il M5S avrà capito quanto è stata lunga la notte nel centrodestra e per Salvini. Se si trovasse la quadra, anche con un nome potabile solo del Carroccio ( Giulia Bongiorno?) il M5S schiererà Fico già alla terza chiama, che assieme alla Lega è riuscita a far svolgere in contemporanea tra Camera e Senato, per sorvegliare il gioco. Altrimenti potrebbe tenerlo ancora coperto. Tenendo pronto di riserva il dimaiano doc Riccardo Fraccaro. Ma il “rosso” Fico è la prima scelta, anche per dimostrare che non è già accordo di governo con il Carroccio.
La giornata a 5Stelle comincia alle 9 con un’assemblea dei parlamentari a Montecitorio, in cui Di Maio ripete la linea: “Un Nazareno bis non lo farò mai, non vi porterò mai a fare una cosa del genere”. Ovvero, mai incontri o intese (dirette) con Berlusconi. E comunque, “siamo aperti al confronto con tutti, massima disponibilità”. Non vuole legarsi le mani, Di Maio. Però sin dalla mattina tutti parlano di Salvini. “Ora deve dare un segnale” sussurrano. E il riferimento è alle telefonate continue proprio con il candidato premier del M5S, in cui il leghista giura di volere l’accordo sulle presidenze.
E così il Movimento aspetta come un oracolo l’esito del (primo) vertice del centrode- stra a Palazzo Grazioli. Però, diffidente, prova a mettere fretta a Salvini. E fa circolare voci su un possibile appoggio in Senato al dem Luigi Zanda, franceschiniano doc. “Franceschini e i suoi sono disposti a parlarne” giurano. Nel frattempo in Transatlantico appare con passo di corsa Roberto Fico, il possibile candidato alla Camera del Movimento. E assieme a lui ci sono i pretoriani di Di Maio, Alfonso Bonafede e Fraccaro, per giorni dato come il nome per Montecitorio. Sorridono e schivano le domande, poi scompaiono per un buon quarto d’ora in una stanza. “Salvini farà qualcosa, ce lo ha promesso” si sbilancia un big. Ma le notizie dal vertice del centrodestra, con Forza Italia che insiste su Romani a Palazzo Madama, sembrano tamburi di guerra. Ed è proprio in Senato che una parte degli eletti del M5S prova l’altra mossa per stanare Salvini. Ovvero, gli fa arrivare un messaggio che è un avviso al navigante: “E se sabato noi 5Stelle ti votassimo come presidente del Sen a to ? ”. Tradotto, se non ti muovi noi ti tireremo dentro la battaglia. Chissà se e quanto incide, la provocazione.
PERÒ LA CERTEZZA è che in serata il segretario del Carroccio spariglia, annunciando il voto per la forzista Bernini. E i senatori grillini si guardano tra loro con sorrisi da aristogatti. Mentre Massimo Bugani, membro dell’ associazione Rousseau, la “creatura” di Davide Casaleggio, esulta: “La coalizione di centrodestra non esiste”. Però è presto per le esequie, e in serata i vertici si chiudono in conclave. Salvini e Di Maio si sentono al telefono, più volte. E il leghista promette di tenere fede all’accordo. Così ecco che il capo politico del M5S va in sostegno: “Per la presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile”.
Parole per consentire al leghista di trovare un altro nome, anche con il centrodestra. E Salvini risponde sulla stessa nota: “Alla Camera appoggeremo il Movimento, ora aspettiamo il nome”. È il patto. Però Di Maio deve pur sempre spiegare alla base di voler votare una berlusconiana. Così su Facebook arriva la benedizione preventiva di Alessandro Di Battista: “Ho fatto opposizione a Berlusconi come pochi in questi anni. Ma se Salvini propone la Bernini al Senato ritengo che il M5S debba votarla: se propone un nome di Forza Italia è un problema suo”. Questa mattina assemblea congiunta, dove dovrebbero lanciare il nome di Fico. Ma dipenderà: dalla nottata.