D’Alfonso aggrappato alla poltrona tenta il blitz
Il governatore, eletto senatore, non lascia la carica per allontanare le regionali
Doppio
incarico (incompatibile) per il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, proclamato senatore Pd lo scorso 16 marzo. U n’incompatibilità sancita dall’articolo 122 della Costituzione che non lascia dubbi, “nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio regionale e ad una delle Camere del Parlamento o ad un altro Consiglio regionale”.
D’ALFONSO tentenna, si barrica dietro le procedure, lascia scorrere il tempo. E già in passato ha spiegato che non conosce “l’istituto delle dimissioni” e lo ha ribadito in questi giorni con una serie di dichiarazioni. “Non appena l’ordinamento mi consente di diventare senatore, appena dopo realizzo il superamento dell’incompati- bilità”, ha detto a Porta a Porta martedì scorso, e ancora, solo qualche giorno prima, come riporta il blog Maperò di Lilli Mandara, ad un’altra cronista ha risposto che lui è come uno studente “che coltiva la passione per le immissioni, io mi immetto nel ruolo, non conosco l’istituto delle dimissioni”.
Al Fat to r i l ascia dichiarazioni più caute, si appella all’ossequio del procedimento, ma di fatto non arretra.
“Sono per il rispetto puntuale dei termini previsti dal combinato disposto delle norme nazionali, che prevalgono nella gerarchia delle fonti, e delle norme regionali”, afferma il governatore, “nello stesso istante in cui si concluderà la procedura nazionale, procederò alla opzione di senatore, dando via all’applicazione dei termini previsti dal regolamento regionale”. Così, mentre lui fa il suo ingresso nei palazzi romani, l’Abruzzo e i suoi cittadini restano appesi. È infatti ancora D’Alfonso l’uomo che ha le chiavi della Regione, nonostante ieri abbia esercitato per la prima volta le sue funzioni di senatore partecipando alla prima seduta di Palazzo Madama.
Ma i consiglieri regionali 5 stelle non ci stanno e hanno effettuato una segnalazione alla Giunta per le elezioni, in cui si chiede al presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio di prendere atto dell’incompatibilità di D’Alfonso. “Il Regolamento del Senato è chiaro: i senatori acquistano le prerogative della carica dal momento della proclamazione”, spiega Domenico Pettinari, consigliere pentastellato, “la Regione deve convocare la Giunta per le elezioni per prendere atto dell’incompatibilità in atto, da quel momento scattano i tre mesi entro i quali si devono indire nuove elezioni”.
D’Alfonso prende tempo, conscio della debacle che il Pd regionale ha subìto alle ultime politiche (-10% rispetto alle politiche del 2013). Punta a dare qualche chance in più al suo partito di riorganizzarsi. E sistemare cose rimaste in sospeso. Intanto, con una delibera datata 2 marzo, a soli due giorni dalle elezioni, il governatore dà mandato alla direzione generale della Regione “di effettuare opportune verifiche atte a valutare la possibilità di rinnovo per ulteriori 24 mesi dei contratti a tempo determinato”. È il tentativo di assumere i 36 funzionari presi lo scorso anno e per gli staffisti. Un ultimo colpo di tacco che permetterebbe di sistemare anche i suoi fedelissimi, che allo scadere dei tre anni si ritroverebbero assunti a tempo indeterminato in Regione. “Chiediamo l’immediata revoca, la delibera mira a stabilizzare gli assunti a tempo determinato senza i concorsi previsti per il tempo indeterminato”, chiosa Pettinari.
Fino alla fine Vuole assumere i 36 funzionari portati in Regione nonostante il no della Corte dei Conti
UNA DELIBERA che non avrebbe dovuto esistere visto che la Corte dei conti si è già espressa, vietando alla Regione nuove assunzioni se non si approvano i bilanci consuntivi (l’ultimo risale al 2013). Ma l’importante è provarci. Fino alla fine.