“Fino a quando il Medio Oriente brucia l’Occidente resta obiettivo di attacchi”
Gli esperti: “Quanto è accaduto purtroppo non sorprende”
Quanto accaduto a Trèbes non mi ha, purtroppo, stupito. Era piuttosto sorprendente la calma relativa degli ultimi mesi. Il fenomeno terroristico fa parte delle nostre esistenze, è destinato a durare. Abbiamo minoranze musulmane che reagiscono a importanti input esterni. Sembrerà strano, ma chi ci attacca pensa di contribuire alla difesa dei correligionari sotto attacco in Medio Oriente”.
È la lettura di Germano Dottori , docente di Studi Strategici all’Università Luiss-Guido Carli di Roma e consigliere scientifico della rivista Limes.
“Il ricorso all’azione indi- viduale – continua lo studioso – è stata da tempo suggerita dalle principali riviste del jihadismo internazionale, accessibili online , come tecnica da prediligere per eludere l’attività di sorveglianza dei servizi di sicurezza. Funziona, anche se poi gli attacchi paiono improvvisati e relativamente poco incisivi”.
Su come sia possibile fermare questo tipo di attacchi, Dottori invoca sul piano politico strategico un contro-terrorismo efficace, che rimuova la capacità offensiva delle organizzazioni terroriste, evitando al contem- po posture arroganti e i frequenti cambi di cavallo che caratterizzano da tempo la politica estera di Parigi in Medio Oriente, mentre sul piano tattico, sarebbe auspicabile una maggiore collaborazione con i servizi di intelligence dei Paesi arabi.
Secondo dati dell’Osservatorio sulla radicalizzazione e il terrorismo internazionale dell’Istituto per gli Studi di Politica internazionale ( Ispi) di Milano, l’85% degli attacchi avvenuti in Europa tra il 2014 e il 2017 è stato eseguito da attori singoli. Nello stesso periodo di tempo, si contano complessivamente 46 atti terroristici jihadisti, la metà dei quali (23) sono avvenuti in Francia.
“Gli inquirenti francesi, esponendosi molto di più che in passato sembrano essere certi trattarsi di un lupo solitario. L’autore dell’a ttacco di Tarbès era uno dei potenziali ventimila terroristi segnalati dal governo, ma ovviamente è impossibile tenere tutti sotto controllo 24 ore al giorno”, commenta Arturo Varvelli, responsabile del programma Medio Oriente dello stesso Ispi.
“Da circa 6 mesi, l’Isis, dopo aver subito la sconfitta militare in Siria, ha orientato in modo differente la sua propaganda: non venite più
ARTURO VARVELLI (ISPI)
L’autore dell’assalto è uno dei 20 mila potenziali terroristi conosciuti dal governo Controllarli tutti però è impossibile
a combattere qui, ma fate il vostro lavoro nei luoghi in cui vi trovate, è il messaggio” .
L’evocazione della figura di Salah Abdeslam da parte di Redouane Ladkim a Trèbes non è casuale. “Dall’inizio del processo a Bruxelles contro l’attentatore del Bataclan è in atto una perico- losa spettacolarizzazione, che ha imposto Abdeslam come uno dei leader del jihadismo europeo”, nota
Gabriele Iacovino, direttore del Centro Studi Internazionali (CeSI) di Roma. Inoltre, Ladkim, radicalizzato in breve tempo, è conosciuto per suo passato criminale, un aspetto che se- gna un confine netto rispetto al passato del jihadismo. “La forza dell’Isis – prosegue Iacovino – è quella di puntare a fornire un’i d en t it à ai giovani francesi emarginati dalla Ré
publique, se solo seguono le regole del Califfato. L’Isis favorisce un terrorismo endogeno europeo, attraverso un processo di radicalizzazione identitaria, anche in contesti di microcriminalità dove la dottrina religiosa è pari a zero”.
Rimane da chiedersi se con l'Isis che sembra quasi scomparso dal territorio che aveva occupato fra Siria-Iraq in nome del Califfato, gli attacchi in Europa si potrebbero intensificare, o al contrario perdere di efficacia, date le difficoltà di sopravvivenza in Medio Oriente. “Non credo che l’Isis abbia mai avuto un’agenda davvero indipendente, se non nelle strategie da impiegare per reclutare militanti – osserva ancora Dottori, he conclude – le liste di bersagli che suggerisce di colpire riflettono priorità geopolitiche spesso dettate dall’esterno. Per questo il controterrorismo è più importante dell’a n t i te r r o r ismo. Ma noi saremo in pericolo finché il Medio Oriente non sarà stato davvero pacificato”.
La forza dello Stato Islamico è quella di dare identità ai giovani emarginati in Europa
G. IACOVINO (CESI)