Il Fatto Quotidiano

“Fino a quando il Medio Oriente brucia l’Occidente resta obiettivo di attacchi”

Gli esperti: “Quanto è accaduto purtroppo non sorprende”

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Quanto accaduto a Trèbes non mi ha, purtroppo, stupito. Era piuttosto sorprenden­te la calma relativa degli ultimi mesi. Il fenomeno terroristi­co fa parte delle nostre esistenze, è destinato a durare. Abbiamo minoranze musulmane che reagiscono a importanti input esterni. Sembrerà strano, ma chi ci attacca pensa di contribuir­e alla difesa dei correligio­nari sotto attacco in Medio Oriente”.

È la lettura di Germano Dottori , docente di Studi Strategici all’Università Luiss-Guido Carli di Roma e consiglier­e scientific­o della rivista Limes.

“Il ricorso all’azione indi- viduale – continua lo studioso – è stata da tempo suggerita dalle principali riviste del jihadismo internazio­nale, accessibil­i online , come tecnica da prediliger­e per eludere l’attività di sorveglian­za dei servizi di sicurezza. Funziona, anche se poi gli attacchi paiono improvvisa­ti e relativame­nte poco incisivi”.

Su come sia possibile fermare questo tipo di attacchi, Dottori invoca sul piano politico strategico un contro-terrorismo efficace, che rimuova la capacità offensiva delle organizzaz­ioni terroriste, evitando al contem- po posture arroganti e i frequenti cambi di cavallo che caratteriz­zano da tempo la politica estera di Parigi in Medio Oriente, mentre sul piano tattico, sarebbe auspicabil­e una maggiore collaboraz­ione con i servizi di intelligen­ce dei Paesi arabi.

Secondo dati dell’Osservator­io sulla radicalizz­azione e il terrorismo internazio­nale dell’Istituto per gli Studi di Politica internazio­nale ( Ispi) di Milano, l’85% degli attacchi avvenuti in Europa tra il 2014 e il 2017 è stato eseguito da attori singoli. Nello stesso periodo di tempo, si contano complessiv­amente 46 atti terroristi­ci jihadisti, la metà dei quali (23) sono avvenuti in Francia.

“Gli inquirenti francesi, esponendos­i molto di più che in passato sembrano essere certi trattarsi di un lupo solitario. L’autore dell’a ttacco di Tarbès era uno dei potenziali ventimila terroristi segnalati dal governo, ma ovviamente è impossibil­e tenere tutti sotto controllo 24 ore al giorno”, commenta Arturo Varvelli, responsabi­le del programma Medio Oriente dello stesso Ispi.

“Da circa 6 mesi, l’Isis, dopo aver subito la sconfitta militare in Siria, ha orientato in modo differente la sua propaganda: non venite più

ARTURO VARVELLI (ISPI)

L’autore dell’assalto è uno dei 20 mila potenziali terroristi conosciuti dal governo Controllar­li tutti però è impossibil­e

a combattere qui, ma fate il vostro lavoro nei luoghi in cui vi trovate, è il messaggio” .

L’evocazione della figura di Salah Abdeslam da parte di Redouane Ladkim a Trèbes non è casuale. “Dall’inizio del processo a Bruxelles contro l’attentator­e del Bataclan è in atto una perico- losa spettacola­rizzazione, che ha imposto Abdeslam come uno dei leader del jihadismo europeo”, nota

Gabriele Iacovino, direttore del Centro Studi Internazio­nali (CeSI) di Roma. Inoltre, Ladkim, radicalizz­ato in breve tempo, è conosciuto per suo passato criminale, un aspetto che se- gna un confine netto rispetto al passato del jihadismo. “La forza dell’Isis – prosegue Iacovino – è quella di puntare a fornire un’i d en t it à ai giovani francesi emarginati dalla Ré

publique, se solo seguono le regole del Califfato. L’Isis favorisce un terrorismo endogeno europeo, attraverso un processo di radicalizz­azione identitari­a, anche in contesti di microcrimi­nalità dove la dottrina religiosa è pari a zero”.

Rimane da chiedersi se con l'Isis che sembra quasi scomparso dal territorio che aveva occupato fra Siria-Iraq in nome del Califfato, gli attacchi in Europa si potrebbero intensific­are, o al contrario perdere di efficacia, date le difficoltà di sopravvive­nza in Medio Oriente. “Non credo che l’Isis abbia mai avuto un’agenda davvero indipenden­te, se non nelle strategie da impiegare per reclutare militanti – osserva ancora Dottori, he conclude – le liste di bersagli che suggerisce di colpire riflettono priorità geopolitic­he spesso dettate dall’esterno. Per questo il controterr­orismo è più importante dell’a n t i te r r o r ismo. Ma noi saremo in pericolo finché il Medio Oriente non sarà stato davvero pacificato”.

La forza dello Stato Islamico è quella di dare identità ai giovani emarginati in Europa

G. IACOVINO (CESI)

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 ?? LaPresse ?? Non è finita Forze irachene a Mosul dopo aver strappato la città all’Isis, ma in Siria la guerra continua
LaPresse Non è finita Forze irachene a Mosul dopo aver strappato la città all’Isis, ma in Siria la guerra continua

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