Le tre M e gli ex Urss: tutti contro zar Putin
May, Macron, Merkel convincono i membri Ue dell’Est alla nuova “guerra fredda”
Espellere i diplomatici russi, “personale di intelligence non di chia rato ”. Smantellare la rete delle spie di Putin in Europa. Quando la May lo ha chiesto, Francia, Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia hanno subito detto yes . Germania e Svezia potrebbero presto unirsi al coro. Dieci nazioni hanno ripetuto il famoso “highly likely” della premier britannica, compreso Donald Tusk: per il Consiglio europeo che ci sia la mano di Mosca dietro il caso Skripal è “a lt am en te p r ob a b il e ”, “non c'è altra spiegazione possibile”. Al summit belga tutti gli indici dei leader dell’Ue erano puntati contro Mosca. La linea è dura ed è della Merkel. Ma è su proposta del premier Viktor Orban che il capo della delegazione dell’Ue in Russia è stato richiamato per consultazioni. L’effetto domino nella guerra delle ambasciate, innescato dalla morte dell’ex spia Skripal per avvelenamento, non lascia scie di sangue, ma di veleno sì.
Nel fuoco incrociato delle contromisure i primi a sparare verso est sono i fratelli del vecchio blocco sovietico, una “nuova Cortina di ferro”, un fronte unico e inossidabile contro il Mosca. Dopo l’incontro del premier Mateusz Moravecki con la May, la Polonia è pronta a imporre sanzioni contro la Russia “anche da sola”. Dalia Grybaskaite, presidente lituana, ha confermato le prossime espulsioni diplo- matiche. Lunedì è quando la Lettonia, ma anche la Repubblica Ceca, renderanno noti nomi e numeri dei diplomatici russi da allontanare. La questione è più sensibile per il premier Andrej Babis e per Praga, che per Varsavia o Baltici: la Repubblica Ceca è stata nominata dal Mid, ministero degli Esteri russo, come la fonte più probabile del novichok, il veleno usato per l’avvelenamento di Skripal.
“DOKOZATELSTVO”, prove del coinvolgimento russo, non ce ne sono e tutto questo “è una mera provokazia, vogliono rendere la crisi più profonda possibile”, ha detto il ministro degli Esteri Serghey Lavrov. E “ci dispiace che nel farlo, usino la dicitura hightly likely”, ha detto il portavoce del presidente Dimitry Peskov. Altamente pro- babile,“vesma verojatno” in russo. Ormai un modo di dire, uno scherzo, il nuovo ritornello di Mosca. “È normale che ci accusano sempre senza prove? È vesma verojatno, è altamente probabile, lo fanno sempre”, dicono davanti ai tg, che aggiornano senza sosta sul caso. Quando poi i moscoviti alzano la testa è perché sentono le eliche dell’elicottero e sanno che il loro presidente sta andando da qualche parte, attraversando i cieli gelidi della Russia.
Se fosse stata davvero usata una sostanza velenosa mi- litare, “sarebbero già morti, la Russia quelle sostanze le ha distrutte, tutto questo è “chuzh, bred”, una corbelleria, un delirio”, ha detto Putin, poi “farlo sarebbe stato da stupidi, alla vigilia delle elezioni, prima dei mondiali di calcio”, quelli che il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson qualche giorno fa ha paragonato alle Olimpiadi di Hitler del 1936.
Dopo che la dipmis, la missione diplomatica russa dei 23 dalla Gran Bretagna è tornata a casa sotto zero, anche quella britannica ha lasciato la Federazione e ha detto dasvidania a Mosca. Per il professore Leonid Rink, che ha lavorato al programma novichok-5 nella regione di Saratov, per 27 anni fino al collasso dell’Unione sovietica nei ‘90, è oltraggioso che “una tale incompetenza venga attribuita alla Russia”. I russi avrebbero portato a termine il lavoro. “Ora tutti nel paese più grande del mondo sanno dove si trova Salisbury”.
Anatolij Popov, capo dipartimento di chimica dell’Accademia delle Scienze, vorrebbe porre ai leader europei una sola domanda: “Se fossero stati davvero i nostri, perché l’avrebbero lasciato vivo?”. È altamente non probabile.
Espulsioni multiple Da lunedì Paesi dell’ex blocco sovietico pronti a cacciare diplomatici russi