G8, paga anche Sabella Sei milioni per Bolzaneto
Condannati in 28 dalla Corte dei conti, il magistrato per “omesso controllo”
Per le loro azioni lo Stato ha dovuto pagare più di 6 milioni di euro a 155 persone picchiate e umiliate. Adesso ventotto tra medici, poliziotti, carabinieri e agenti della polizia penitenziaria dovranno restituire all’erario sei milioni di euro. Lo ha stabilito la Corte dei conti, sezione giurisdizionale della Liguria, al termine del processo sulle violenze avvenute nella caserma di polizia “Nino Bixio” a Bolzaneto, utilizzata come “penitenziario provvisorio” durante il G8 di Genova nel 2001 e diventata un luogo di tortura, come ha stabilito la Corte europea dei diritti umani lo scorso ottobre. La sentenza è stata depositata giovedì ed è stata rivelata ieri da repubblica.it.
TRA I CONDANNATI compare anche il magistrato Alfonso Sabella, già pm antimafia in Sicilia e in seguito assessore alla legalità del Comune di Roma con , di recente nominato consigliere della Corte dei conti e ora condannato dai colleghi. A tempi del G8 di Genova era a capo dell’Ispettorato del Dipartimento amministrazione penitenziaria e coordinatore delle attività detentive durante il vertice. Sabella e il generale Oronzo Doria, ex capo area degli agenti di custodia in Liguria, erano stati il primo archiviato e il secondo assolto in sede penale, ma qui l’allora procuratore Ermete Bogetti ne ha chiesto la condanna “in via sussidiaria” per “omesso controllo”: se ciascuno degli imputati minori rispondeva per i suoi singoli fatti, loro due – per la loro posizione apicale – sono ritenuti responsabili di una parte dei danni fatti dai loro sottoposti, calcolati dai giudici in 1.132.910 euro per Sabella e in 809 mila euro circa per Doria, sempre “in via sussidiaria”. Se alcuni tra i medici e gli agenti della polizia peni- tenziaria condannati non dovessero pagare il dovuto, allora loro dovranno suddividersi il mancante. Chi si trova di fronte a una cifra elevata da pagare è Biagio Antonio Gugliotta, sottufficiale della polizia penitenziaria che nel 2008 venne condannato a cinque anni di reclusione, la pena più alta stabilita nel processo penale. Dovrà restituire 458.477,54 euro al ministero della Giustizia.
Dovranno restituire al ministero dell’Interno 562mila euro Anna Poggi e Alessandro Perugini, condannati a pagare “in solido”. Condannati in questo modo anche Bruno Pelliccia ed Ernesto Cimino, che devono al ministero della Giustizia 372.896 euro. Anche le somme richieste ai medici sono alte: Giacomo Toccafondi che fu definito il “seviziatore di Bolzaneto” dovrà dare allo stesso ministero 330.896 euro; Aldo Amenta 321.454, Sonia Sciandra 194,5 mila euro e Marilena Zaccardi poco più di 181 mila.
I 6 milioni equivalgono alle provvisionali e alle spese legali di 155 parti civili effettivamente pagate dai ministeri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia nel corso delle tre fasi del processo penale. Per l’accusa si sarebbe dovuto tenere conto anche del danno all’immagine dello Stato e delle varie amministrazioni, “che forse non ha pari nella storia della Repubblica”, scriveva il procuratore Bogetti nell’atto di citazione.
A LIVELLO PENALE so ltanto sette condanne sono diventate definitive nel 2013 con la sentenza della Corte della Cassazione. La pena più alta (tre anni e due mesi) era stata inflitta all'assistente capo della Polizia di Stato Massimo Luigi Pigozzi, che divaricò le dita di una mano strappandone i legamenti a uno dei fermati; condanna a un anno per gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia; due anni e due mesi sono stati inflitti al medico Sonia Sciandra, condannata per falso ideologico, ma assolta dalla Cassazione per il reato di minacce. Infine ad un anno ciascuno sono stati condannati gli ispettori della Polizia di Stato Mario Turco, Paolo Ubaldi e Matilde Arecco, che avevano rinunciato alla prescrizione convinti di essere innocenti e quindi assolti. La Corte aveva poi assolto quattro agenti e dirigenti della polizia penitenziaria e ha confermato le prescrizioni per una trentina di imputati.
Carcere speciale Nella caserma di polizia torture e vessazioni. Ai legali era vietato l’ingresso