Macron, tanta voglia di raid: “Prove dei gas, è stato Assad”
Il presidente sprona gli alleati europei ma la Germania si sfila
Emmanuel
Macron ha fissato una “linea rossa” sin dal maggio 2017 oltre la quale un intervento armato in Siria sarebbe diventato ai suoi occhi legittimo: il ricorso alle armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad.
Quella linea rossa sembra essere stata oltrepassata il 7 aprile scorso nella città di Douma, nella Ghouta orientale, dove diverse decine di persone sono morte soffocate per aver respirato delle sostanze tossiche: “A b b i amo le prove che armi chimiche, almeno del cloro, siano state utilizzate dal regime di Assad”, ha detto ieri il presidente francese al tg delle 13 di TF1.
UN’INTERVISTA un po’ surreale che si è svolta tra i banchi di una scuola elementare di Berd’huis, un paesino sperduto della Normandia, mentre i bambini facevano la ricreazione. “Ci saranno delle decisioni da prendere a tempo debito. La Francia – ha detto Macron - agirà in Siria quando tutte le informazioni saranno state verificate. Non permetteremo alcuna escalation”. Gli inquirenti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche saranno domani in Siria.
L’eventualità di un intervento armato francese in Siria in coppia con gli Stati Uniti sembra dunque sempre più probabile, anche se i tempi non sono ancora chiari. Per alcuni osservatori aver parlato di linea rossa un anno fa è stata una grossa imprudenza da parte del giovane presidente appena arrivato all’Eliseo. In caso di conferma di responsabilità da parte del regime di Damasco, Macron non potrà tirarsi indietro. Se lo facesse la fiducia nella sua parola risulterebbe incrinata: “È in gioco la credibilità del presidente e della diplomazia francese”, spiegava Olivier Lepick, studioso della Fondazione di ricerche strategiche, su ll’Huffington Nel 2012 era stato l’ex presidente americano Barack Obama a fissare per primo l’ultimatum delle armi chimiche a Damasco. Ma, quando l’attacco nella Ghouta orientale si era verificato, l’anno dopo, Obama rinunciò a intervenire e la sua decisione fu percepita come un segno di debolezza.
L’ex presidente francese François Hollande, che aveva già preparato l’aviazione militare, si ritrovò isolato e dovette fare marcia indietro. Macron appare determinato in un’Europa ancora riluttante. Da Berlino Angela Merkel ha fatto sapere che la Germania non parteciperà alle operazioni militari. A Londra il governo prende tempo dopo che la premier Theresa May si era detta pronta a unirsi a Francia e Stati Uniti.
MACRON HA chiesto al suo capo di Stato maggiore, François Lecointre, di preparare i raid aerei dalle basi francesi che si trovano in Giordania e negli Emirati. Che la Francia è sul piede di guerra lo ha fatto capire ieri anche Jean-Jacques Bridey, presidente della commissione Difesa in Parlamento: “È ancora tempo di discussioni, ma siamo pronti a colpire”. Macron ha chiarito i confini di un suo eventuale intervento, orientato “a privare il regime degli strumenti per gli attacchi chimici” e non a colpire direttamente Assad e i suoi alleati. La priorità per la Francia resta “sconfiggere il terrorismo” e “preparare la Siria alla transizione verso un regime libero”.
Abbiamo le prove che armi chimiche, almeno del cloro, siano state utilizzate dal regime di Assad