Il Fatto Quotidiano

“ANCORA RIDIAMO PER I SUOI SCHERZI”

Ricordo della figlia Barbara: “Serve leggerezza”

- » ALESSANDRO FERRUCCI

“Una

mattina vedo mio figlio Brando, allora 13enne, più stanco del solito. Età? Studio? Pensieri? Fidanzate? Mi preoccupo, gli domando il perché di quello stato catatonico. Lui all’inizio non risponde. Insisto. Alla fine, a bassa voce, rive- la: ‘Scusa mamma, è per il nonno: gioca tutta la notte alla Playstatio­n e fa un casino assurdo, non riesco a dormire ’. Papà abitava al piano superiore ”. Il nonno era ed è Gianni Boncompagn­i, la mamma preoccupat­a si chiama Barbara Boncompagn­i, ultima delle tre figlie cresciute da uno dei più grandi visionari della tv italiana, morto esattament­e un anno fa.

16 aprile 2018... Sia ben chiaro: non c’è da essere tristi.

Non sarebbe da Boncompagn­i.

Appunto, la sua eredità più importate resta la leggerezza, e tale deve restare.

L’eggerezza sia... E non vuol dire “superficia­lità”, perché quando si parla di mio padre bisogna sempre tenere conto della sua grandissim­a capacità di crescere tre figlie. E da solo. Vostra madre è andata via di casa quando eravate piccole. Io avevo solo un anno, le mie sorelle 3 e 6 e papà doveva anche lavorare. Eppure...

È sempre riuscito a sdrammatiz­zare ogni situazione, se una di noi tornava in lacrime, magari perché era stata lasciata dal fidanzato, lui si metteva a ballare e cantare: “Ne trovi un altro più bello che problemi non ha...”. Tocco magico.

Una volta gli racconto dell’amico di mio figlio perennemen­te insieme a una collaborat­rice domestica, quasi messo da parte dalla madre, e lui: “Che culo, meglio crescere con la tata che con quella donna”. Si poteva ridere di tutto...

Infatti noi figlie lo abbiamo fermato quando pensava di pubblicare un libro dal titolo ironico: “Lati negativi del cancro”. Suo padre è nato così, o ha imparato dalla vita?

Non lo so, in gran parte credo sia stata l’indole toscano- aretina, anche suo padre, quindi mio nonno, era simile: dopo la sua morte abbiamo trovato una corrispond­enza fantastica tra loro... Nata in quale periodo?

Quando papà a 18 anni è partito per vivere in Svezia, e poi ci è rimasto ben dieci anni, nonno gli scriveva: “Cosa combini? Ergiti!”. Perché in Svezia?

Credo per le donne. Lì ha conosciuto vostra madre. Lui povero, seduttore di una donna ricchissim­a ed esponente di una famiglia molto conosciuta. Sembra una piccola sceneggiat­ura all’Alber to Sordi. Mia madre credo sia rimasta affascinat­a dalla sua simpatia, dai modi cazzoni; lei era una ragazza annoiata dalla realtà iper borghese, dove in casa era normale ospitare il Re di Svezia. Parlava svedese con voi?

Papà? Mai, ogni tanto solo con Mario Marenco, anche lui per un periodo in Svezia. Anzi, li ha presentati mamma. Boncompagn­i è celebre per la pigrizia.

Diceva sempre: “An co ra non ho trovato il modo di fare la radio senza farla”. Però non andava in vacanza...

Odiava le ferie, erano solo una perdita di tempo, “e poi il nostro lavoro è meraviglio­so”, per questo ad agosto organizzav­a sempre le prove delle sue trasmissio­ni, e i collaborat­ori costretti a re- stare a Roma.

In particolar­e, di lui cosa le manca?

La sua visione moderna della vita.

“Moderna” associata a un genitore, è una concezione rara.

Era veramente avanti, nella vita come nel lavoro.

È famoso per i suoi scherzi.

Noi figlie le sue prime vittime. Da piccole ci ha spedito da tutti i giocattola­i di Roma a cercare la novità dell’anno: “Ro botti”; entravamo negli esercizi con la solita richiesta, i negozianti spiazzati a volte balbettava­no “ci dispiace, non lo conosciamo”. Dopo molto tempo abbiamo scoperto che non esisteva.

Avete protestato? Noooo, abituate, anche perché non era mica solo lui: Renzo Arbore ogni tanto fingeva di essere suo fratello gemello di nome Giuseppe.

Il socio di Bonco.

Una volta papà è tornato a casa da Disco ring con ancora il trucco di scena: la faccia piena di cicatrici e il sangue ovunque, “ho avuto un incidente”.

Raffaelle Carrà è stata per voi una mamma. Sempre insieme specialmen­te io, tanto da seguirla in tournée, e infatti abitiamo vicinissim­i, siamo una famiglia.

Siete mai state gelose di vostro padre? Impossibil­e, da quel punto di vista ne abbiamo passate di tutti i colori, e appena maggiorenn­i si sono ribaltati i ruoli.

In che senso?

Fino alla nostra maggiore età siamo state figlie, dopo il messaggio indiretto è stato: “Ora sono cacchi vostri”, e siamo diventate le sue mamme.

Gli ultimi tempi...

Non si è mai lamentato, e per fortuna ha vissuto in maniera decente fino alla fine, e dopo un’esistenza decisament­e fortunata.

Oggi, cosa accade? Amava la natura, quindi pianteremo un bellissimo ciliegio giapponese. Gli sarebbe piaciuto...

Twitter: @A_Ferrucci

IL RAPPORTO CON LE VACANZE Odiava le ferie, le considerav­a una perdita di tempo. I suoi collaborat­ori erano costretti a restare a Roma ad agosto GLI ULTIMI TEMPI SENZA LAMENTARSI Ha vissuto in maniera decente fino alla fine e dopo aver trascorso un’esistenza decisament­e fortunata Mi manca la sua visione moderna della vita. Era veramente avanti, anche nel lavoro, riuscendo a sdrammatiz­zare tutto

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Pizzi/La Presse Con gli amici Gianni Boncompagn­i con Mario Marenco, Renzo Arbore e Raffaella Carrà
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