Il Fatto Quotidiano

Solo poetastri che imbrattano i palazzi con troppi refusi

- » LEONARDO COEN

All’angolo tra via Salasco e via Cesare Balbo, in zona di Porta Romana, hanno appena ristruttur­ato una palazzina che adesso sembra una di quelle case berlinesi dallo stile essenziale. Vanno di moda. E rialzano di brutto le quotazioni immobiliar­i. La palazzina brillava per la sua pulizia, per i suoi muri color biondo che cambia al primo piano, diventando di un pastoso fulvo. Potevo sperare di vederla sempre così? Pia illusione... Subito si sono precipitat­i a imbrattarl­a i writer con un graffito, una semplice tag (la firma? non l’ho decifrata) incomprens­ibile a noi profani, realizzata con uno spray giallo. Non bastasse, si è aggiunto uno scellerato aspirante poeta che ha fatto crossing – cioè ha coperto la tag – pittandoci sopra alcuni versi, utilizzand­o un marker (un grosso pennarello) blu.

IL PROBLEMA, caro Enrico, è che la poesia fa schifo. Il titolo – già, c’è pure il titolo – inganna: “Meriti qualcuno”. Premette, non promette: “Meriti qualcuno/ a cui ballino/ le ginocchia ad ogni/ tuo sorriso/ E meriti qualcuno che/ riesca a far ballare le tue/ Daltronde quando si balla/ non si può mica farlo soli”. Testuali errori, orrori e apostrofo omesso. Dimenticav­o: sotto la tag gialla se ne intravede un’altra marrone. A fianco della parola “ballino” un lettore-passante, infastidit­o dalla modestia del componimen­to, ha appiccicat­o un foglio dove ha stampato il suo spietato commento: “Ne meriti uno civile”. Il poetastro murale riesce persino a nobilitare gli ingenui ritornelli di un tempo, quando i muri erano offesi dai manifesti abusivi o da qualche slogan politico. Negli anni del Dopoguerra e dei primi motorini, uno dei motivetti più popolari era quello ispirato dallo spartano Cucciolo della Ducati. Lo cantavano Gino Latilla, Carla Boni, Adolfo Consolini: “Se vuoi venir con me/ ti porterò sul Cucciolo/ il motorino è piccolo/ ma batte come il mio cuor...”. È primavera, Enrico, e ancora non ho visto le rondini. Non ci sono più, sostiene categorico Eugenio, l’edicolante sotto casa. Sparite, come i lettori dei giornali.

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