Il Fatto Quotidiano

Cesare come Renzi È ora di varcare il fiume Rubicone

- » ORAZIO LICANDRO

Èil 49 a.C., i legionari attendono un segnale da Cesare. Essi sono pronti a varcare un piccolo, insignific­ante fiume che passerà alla storia proprio perché il futuro dittatore decide di infrangere un tabù: attraversa­re quel confine con un esercito in armi. Alea iacta est!, disse Cesare, secondo Svetonio ( vita di Cesare 31), quando ruppe ogni indugio in quella notte del 10 gennaio. E da quel momento si accese irreversib­ilmente il conflitto tra Cesare e il senato di Roma e soprattutt­o tra Cesare e Pompeo. Ancora una guerra civile che avrebbe fatto precipitar­e sempre più Roma nella violenza, nel caos, nella distruzion­e sociale ed economica. Oggi, la politica italiana si trova così impantanat­a da suscitare la suggestion­e (o la paura) della medesima metafora di 2000 anni fa: varcare un Rubicone. Il fiumiciatt­olo stavolta starebbe nella scelta del Pd di interloqui­re con il M5S per tentare di varare un governo possibi- le per l’Italia e chi potrebbe indurre davvero quel partito a fare il grande passo non sarebbero né Franceschi­ni né Martina bensì Renzi. Il paradosso però è che nonostante l’analogia sia stringente, in qualche misura appare capovolta: Cesare era un politico in ascesa, un vincente mentre Renzi è un capo duramente sconfitto; Cesare varcando il Rubicone dava inizio alle ostilità, mentre Renzi liberando i gruppi parlamenta­ri potrebbe pacificare o attenuare le tensioni politiche che attraversa­no il parlamento italiano. Resta un ultimo fatto fondamenta­le: Caio Giulio Cesare era un vero leader, Matteo Renzi… in verità, un po’meno! Ecco perché c’è da disperarsi, oggi come allora, perché se nessun dado verrà tratto, saranno dolori.

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