A caccia delle prove impossibili di Douma
Damasco e Mosca non si fidano, Usa e alleati temono manomissioni
Dieci
giorni dopo l’attacco chimico che ha innescato l’attacco punitivo di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, e oltre 72 ore dopo i missili e i raid su tre siti chimici siriani, gli ispettori dell’Opac, l’agenzia dell’Onu anti-armi chimiche, sono finalmente arrivati a Douma, alle porte di Damasco: qui, cercano tra le macerie tracce e prove, per capire se e quali gas sono stati usati e da chi. Ma, intorno agli ispettori, c’è tensione e diffidenza: Damasco e Mosca non si fidano della loro ind ipende nza; Washington, Londra e Parigi temono che siriani e russi abbiano avuto il tempo di ‘ripulire’la scena del crimine. Il ritrovamento a Douma d’una fossa comune alimenta visioni d’orrore, anche se l’area è stata teatro di combattimenti con numerose vittime. Militari russi durante un’ispezione sostengono di a- vere individuato proprio a Douma un laboratorio chimico e un deposito di sostanze chimiche bandite, entrambi messi in piedi e utilizzati dai ribelli anti-Assad. Rinvenuto, secondo i russi, anche un contenitore di cloro “simile a quello usato dai miliziani per inscenare il falso attacco da parte delle forze del governo di Damasco”.
Le cronache di guerra delle ultime 24 ore sono scarne, anche se Israele ora teme ritorsioni iraniane sul suo territorio, dopo le sue incursioni su obiettivi iraniani in territorio siriano: il rischio d’escalation militare su quel fronte è oggettivo; domani, la festa dell’indipendenza può esserne l’occasione. L'esercito regolare siriano continua da avanzare e, dopo la Ghuta orientale, vuole riprendere Yarmouk, per consolidare le posizioni intorno a Damasco. Nella not- te tra lunedì e martedì, un falso allarme, forse scattato per un’incursione di hacker, ha fatto temere un bombardamento su Homs e Damasco. “È un’aggressione”, ha tuonato l'emittente siriana, segnalando l'entrata in azione della contraerea e annunciando l’abbattimento di missili.
C’È VOLUTA qualche ora per accertare che non era successo nulla: al di là dei falsi allarmi, la diplomazia ha ripreso il sopravvento, con segnali contraddittori. Il presidente Usa Donald Trump fa un passo indietro sulle sanzioni a Mosca, poche ore dopo che Nikki Ha- ley, la sua rappresentante alle Nazioni Unite, le aveva annunciate, e punterebbe a sostituire le truppe Usa in campo, circa 2.000 uomini, con una forza araba fornita da Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar (lo scrive il Wall Street Journal).
La cancelliera Angela Merkel, che s’è tenuta fuori dall’azione militare, sta cercando di aprire un canale diretto con il russo Putin.
C’è un’agenda per un incontro nelle prossime settimane, mentre non c’è nessuna indicazione su un vertice tra Trump e Putin, nonostante l’americano torni a dire di volere buone relazioni con il russo; l’ennesima giravolta, strategica o tattica o improvvisata che sia.
L’orizzonte non è però sgombro di nubi. Parigi avverte che ci saranno ulteriori attacchi, se Damasco dovesse di nuovo ricorrere alle armi chimiche. E l'Eliseo si prepara a ritirare l'onorificenza della Legion d'Onore al presidente al-Assad. Stati Uniti e Gran Bretagna mettono in guardia amministrazioni e privati da possibili cyber-attacchi russi.
Il covo
Soldati russi trovano deposito di sostanze chimiche: “Era dei miliziani anti-Assad”