Festival trendy ma “sessista”: fobia #Metoo al Coachella
“Mi rifiuto di andare al festival di una persona anti Lgbt e pro-armi. Sono contro quell’uomo e il suo f e st i v a l. ”, parola di Cara Delevi ngne, celebre top model ed ex musa della maison Chanel.
In California, a Indio, da più di trent’anni si celebra il Coachella, festival musicale primaverile, ma anche raduno para-hyppie in stile trendy- chic. Negli anni l’evento, più che lasciar spazio alla musica, è diventata una vera macchina da soldi, passerella per celebrità da tutto il mondo, e una occasione per i più importanti brand di moda internazionali, che addirittura creano linee di abbigliamento ispirate alla kermesse e pagano modelle perchè vi partecipino (l’ingresso costa 429 dollari per tre giorni). La grande giostra è finanziata da Philip Anschutz, che ne è anche il fondatore: nato in Colorado, cristiano conservatore, diventato ricco con il petrolio, e propietario tra l’altro del colosso dell’i nt r at t en imento Aeg. Negli anni ha donato, secondo un’i nchiesta del Wa shing ton Post del 2016, ingenti somme all’Alliance Defending Freedomper la difesa della “famiglia cristiana tradizionale”, al National Christian Foundation associazione contro l’affermazione dei diritti Lgbt, e al Family Research Council, che sul sito pubblica frasi tipo: “Gli omosessuali sono pericolosi per la società”. Ha foraggiato anche il Partito repubblicano, e associazioni anti-aborto, così come quelle per il controllo dell’immigrazione e contro la legalizzazione della marijuana. Tutto questo mal si sposa con i “valori” dei figli dei fiori, i pantaloni a zampa, e le coroncine fiorate.
Delevingne ha invitato poi tutti a disertare e boicottare il festival al grido di #NoChella. Battaglia rigorosamente social.