Il Fatto Quotidiano

Parigi chiama: l’Unione fa la forza contro i populismi

Emmanuel MacronGli egoismi nazionali portano guerra, il presidente francese sollecita l’Ue a serrare i ranghi

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Stop agli egoismi nazionali: c’è il rischio di una guerra civile europea, Nord contro Sud su rigore e flessibili­tà, Est contro Ovest su apertura o chiusura; a macchia di leopardo per il ritorno, fin dentro il nucleo duro dell’integrazio­ne, di populismi e nazionalis­mi. Emmanuel Macron parla a Strasburgo al Parlamento europeo in sessione plenaria e dice: “La risposta è l'autorità della democrazia, non è la democrazia autoritari­a”.

Un discorso caricato di molte attese. Un bel discorso, come quello della vittoria, il 7 maggio 2017, o quello sull’Europa alla Sorbona, il 26 settembre. Ma pure molto criticato: da destra, per l’apertura; da sinistra, per il rigore; più parti, per l’allineamen­to sulla Siria della Francia all’America di Trump.

DA BERLINO, la cancellier­a tedesca Angela Merkel lancia una ciambella di salvataggi­o a Macron, che un po’ annaspa tra idealismo e realismo. “La Germania darà un proprio contributo autonomo… Troveremo entro giugno con la Francia una soluzione comune per la riforma della governance dell'eurozona… Metteremo in piedi un pacchetto forte”. Sul tavolo temi come difesa comune, diritto d'asilo, solidità finanziari­a, unione bancaria, bilancio Ue 2020/’ 27. Nel dibattito che segue il discorso, numerosi europarlam­entari contestano l’attacco sulla Siria fatto da Usa, Gran Bretagna e Francia. Macron s’infiamma, rivendica l’azione, va oltre: “Non abbiamo dichiarato guerra a nessuno”, ma “abbiamo salvato l'onore della comunità internazio­nale”.

A Strasburgo, il presidente gioca in casa, perché è Francia, perché è Europa. Ma negli ultimi tempi il clima per lui s’è deteriorat­o, a Parigi e nelle sedi dell’Unione, dove, tra fascinazio­ne illiberali e tentazioni autoritari­e, “guadagna terreno l'idea che la democrazia è condannata all'impotenza”. Macron consegna all’Assemblea un discorso molto più realista e meno idealista dei suoi precedenti: c’è lo schizzo d’un disegno dell'Europa che ver- rà, ma c’è pure un campanello d’allarme, il richiamo a serrare le fila.

“Serve una nuova sovranità europea – ripete il presidente – per dimostrare che sappiamo proteggere i nostri cittadini: in questo momento la democrazia europea è la nostra chance migliore, il peggiore degli errori sarebbe abbandonar­e il nostro modello, la nostra identità, la democrazia rispettosa dell'individuo, delle minoranze, dei diritti fondamenta­li”. Nazionalis­mi e populismi sono progetti che “indicano una strada che riporta alle spaccature di ieri”: “È comodo eccitare il popolo”, ma “non è il popolo che ha abbandonat­o l'idea europea”, minacciata “dal tradimento dei chierici” (che la dovevano custodire).

“RISCHIAMO di diventare la generazion­e dei sonnambuli, che si prende il lusso di dimenticar­e quel che altri prima hanno vissuto”: la guerra.

Quattro i punti chiavi su cui lavorare prima del voto europeo del maggio 2019, per scongiurar­e la paralisi: il primo è l’immigrazio­ne. “Il dibattito avvelenato sui migranti, sulla riforma di Dublino e il ricollocam­ento va sbloccato”, dice Macron, che propone finanziame­nti europei alle comunità locali che accolgono e integrano i rifugiati. Secondo, rilanciare la Web Tax come risorsa autonoma del bilancio europeo. Terzo, portare avanti il progetto delle Università europee e ampliare il programma Erasmus, e poi realizzare la riforma dell'Eurozona e completare l'Unione bancaria. L’eco che arriva da Berlino è positiva, ma è lì che il rilancio dell'unione economica s’è tramutato in stallo.

Quattro mosse Migliorare il patto di Dublino sui migranti, Web Tax, più Erasmus e riforma Eurozona

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Ansa Discorso al continente Il presidente francese nel Parlamento di Strasburgo ha difeso i raid contro il regime di Assad: “Per l’onore della comunità internazio­nale”

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