Cercate i guardacoste libici? Telefonate a Roma: 06/...
Migranti e soccorsi Agli atti dell’inchiesta sulla nave della Ong la carta intestata della Marina di Tripoli indica un numero della Difesa italiana
Èun numero di telefono a rivelare il rapporto, forse un po’ troppo stretto, tra Roma e Tripoli. Una utenza che corrisponde a un interno della Marina militare italiana, stampato, come recapito del mittente, su un modulo di messaggi utilizzato dalla Guardia costiera libica. Il documento, di cui pubblichiamo il dettaglio, ha consultato porta la data del 15 marzo 2018, quando la nave Open Arms, poi sequestrata e dissequestrata ieri l’altro, affronta le motovedette di Tripoli durante un salvataggio di migranti. Si tratta di un messaggio inviato al coordinamento delle operazioni di salvataggio italiano, il Mrcc di Roma, al comando dell’operazione navale Eunavformed e al Cincnav, il comando della flotta italiana, con la dichiarazione di un evento Sar, ovvero di un salvataggio in mare. Un fax, secondo quanto riportano le carte dell’inchiesta su Open Arms. L’intestazione è chiara: “Libyan Navy – Libyan Navy Coast Guard”, ovvero la Guardia costiera libica dipendente dalla Marina di Tripoli. Nei recapiti del mittente c’è l’email di contatto (un account Gmail) e il numero italiano. Lo stesso avviene con altri messaggi, inviati quello stesso giorno.
“NON COMMENTIAMO – dichiara lo Stato Maggiore della Difesa, contattato dal Fatto Quotidiano– perché c’è un’inchiesta della magistratura in corso. Appena possibile daremo tutte le spiegazioni”. Gli atti, a ogni modo, sono depositati. Per seguire il filo che parte da Roma e porta a Tri- poli basta chiamare il numero della Marina militare riportato nella carta intestata della Guardia costiera libica: “Buongiorno è la nave Capri”, rispondono con gentilezza gli ufficiali. Quel numero è attestato sulla unità della flotta italiana che il 15 marzo 2018 era di stanza a Tripoli, oggi in na- vigazione nel Mediterraneo. È la stessa nave da dove partono i messaggi – italiani in questo caso – diretti al centro di coordinamento dei salvataggi di Roma il 15 mattina. Dalla Capri, circa un ora dopo l’avvistamento del gommone carico di migranti e la chiamata della nave Open Arms per i soccorsi da parte delle autorità italiane, gli ufficiali della Marina militare avvisano Roma dell’intervento della Guardia costiera libica. Poco dopo, sempre dalla nave italiana di stanza a Tripoli, chiedono al Mrcc di Roma di non far intervenire la nave dell’Ong. In altre parole il cuore della gestione dei salvataggi in mare quel giorno di marzo. Da lì parte la linea telefonica utilizzata dai libici e da lì vengono spediti due messaggi che cambiano radicalmente lo scenario del salvataggio. Un crocevia, uno snodo, una sorta di incrocio tra Roma e Tripoli.
Alcune fonti della Difesa, che chiedono di non essere citate, azzardano una spiegazio- ne rispetto al numero italiano in uso ai libici: “Nei contesti operativi all’estero spesso si utilizzano utenze che passano nel centralino di Roma. In questo caso quello che è avvenuto è semplice: un libico porta un fax da spedire in Italia alla nave Capri, che lo invia utilizzando una linea della difesa”. La Guardia costiera libica non disporrebbe, dunque, neanche di una linea telefonica da usare per gli eventi Sar. Ma chiamando la nave Capri gli ufficiali dicono di non ricordare l’utilizzo del fax di bordo da parte della Guardia costiera di Tripoli. E, in ogni caso, il numero che appare sulla carta intestata non è il numero di fax, ma una linea voce della Marina militare.
Quello cheappare sullo scenario libico – soprattutto nella gestione degli interventi di salvataggio dei migranti – è una sorta di nebulosa dove è difficile distinguere la reale linea di comando. Se chiami Roma risponde Tripoli. Anzi, Capri.
LA RISPOSTA DALLA “CAPRI”
Ieri rispondevano i marinai italiani. Lo Stato maggiore: “Daremo spiegazioni”
Il nodo del comando in mare