Il Fatto Quotidiano

Lo strano caso delle sanzioni contro l’Italia

- » STEFANO FELTRI

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italiani sembrano avere opinioni molto diverse sulla Siria, ma almeno sul rapporto con la Russia, sponsor del regime di Damasco, hanno una certezza: le sanzioni sono sbagliate. Eppure questa posizione sembra più ideologica che frutto dell’analisi dei dati. Nel 2018 la Federazion­e Russa si annette la Crimea, violando l’integrità territoria­le dell’Ucraina che si stava spostando verso l’Europa. L’Unione europea e gli Stati Uniti reagiscono con il blocco di alcune operazioni finanziari­e e l’embargo per vari prodotti. Mosca risponde e mette limiti ai prodotti occidental­i vendibili nel suo mercato domestico. Crollano le esportazio­ni italiane di carne, frutta secca, derivati del latte. Ma a quanto ammonta il danno? È difficile dirlo. Sulla base di dati dell’agenzia delle dogane russa, l’Istituto per il commercio estero italiano parla di 346 milioni nel 2015, il primo anno in cui i contro-dazi russi hanno fermato l’export italiano. Altre associazio­ni di categoria danno cifre più alte perché consideran­o anche prodotti italiani che prima di arrivare in Russia transitava­no da altri Paesi europei. Ma non si sa neppure se sia tutta colpa delle sanzioni: nel 2015 il Pil russo è crollato del 2,8 per cento, l’anno dopo si è ripreso solo dello 0,2, una contrazion­e dei consumi e dunque delle importazio­ni ci sarebbe stata comunque. La catena produttiva russa si è subito riadattata, le imprese hanno cambiato fornitori, i consumator­i hanno adeguato i propri gusti, le sussidiari­e licenziato il personale non più necessario. Cancellare le sanzioni europee per far cadere le barriere russe, insomma, non garantireb­be alle imprese italiane di tornare ai livelli di esportazio­ne del 2014. Quindi, forse, è ora di affrontare la questione dei rapporti con la Russia al netto delle pagliuzze e concentrar­ci sulle travi, come la dipendenza dal gas (e quindi la questione del Tap in Puglia), gli accordi commercial­i con gli Stati Uniti, le guerre combattute per procura in Medio Oriente. L’energia conta molto più che la frutta secca.

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