Il Fatto Quotidiano

I forni di Di Maio, Manzoni e la democrazia (etero)diretta

- » MARCO PALOMBI

“Al forno, al forno!”. Alessandro Manzoni, che forse non è tra le letture preferite di Luigi Di Maio, sapeva bene che quando s’inizia a parlare in piazza di forni e di pane poi è un attimo che ci si infila in brutte situazioni. Il panettiere a 5 Stelle, com’è noto, di forni ritiene di averne due e non sa se cuocere il governo in quello di sinistra o in quello di destra. Uno dirà: ma è lo stesso pane! Nient’affatto: il fornaio movimentis­ta fa il pane a seconda del forno. Solo che non sa decidersi: la folla preme, la farina non ba- sta (“era quello il second’anno di raccolta scarsa”) e le grane non finiscono mai. Allora il capo politico, Don Gonzalo Di Maio, ha fatto “ciò che il lettore s’immagina certamente: nominò una giunta, alla quale conferì l’autorità di stabilire al pane un prezzo che potesse correre; una cosa da poterci campar tanto una parte che l’altra”. Ora la giunta (dei professori) è lì che cerca di stabilire – scientific­amente – quale pane fare e con chi: ce lo dirà il 30 aprile a partire dalla ricetta contenuta nei “20 punti di Pescara” (non proprio il discorso di Gettysburg), che poi sono il programma depositato al Viminale dal M5S, che è una versione molto asciutta (e pure un po’diversa) di quello votato dagli iscritti su Rousseau, che poi è stato a sua volta asciugato (e un po’ cambiato) pure lui. La Nato sì o no? Contro l’austerità o “40 punti di debito in meno in dieci anni”? Non è importante, l’importante è avere la farina e fare il pane: al come ci pensa il fornaio. E qui si nota la differenza tra democrazia diretta e democrazia eterodiret­ta (che non è cosa di sesso).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy