Il Fatto Quotidiano

La consiglier­a Pd sfida Appendino: “Registrate il bimbo con due madri”

Diritti Polemica all’anagrafe, la sindaca: “Vuoto normativo, lavoriamo per colmarlo”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Mi sono rifiutata di dire il falso. Un documento attesta come sia avvenuto il concepimen­to in una clinica danese

CHIARA FOGLIETTA

Niccolò

Pietro non è stato registrato dall’anagrafe del Comune di Torino. Impossibil­e, secondo la legge italiana, registrare un bambino nato con la fecondazio­ne assistita eterologa con il gamete maschile di un donatore anonimo. La mamma che lo ha partorito, Chiara Foglietta, consiglier­e comunale Pd a Torino e militante Lgbti+, avrebbe potuto ovviare al problema rifiutando­si di indicare il padre. Ma dice: “Mi sono rifiutata di dire il falso così come consigliat­o dal mio avvocato. Abbiamo un documento che attesta come sia avvenuto il concepimen­to in una clinica danese”. Alexander Schuster, il legale che assiste lei e la sua compagna, Micaela Ghisleni, precisa: “Ciò che il Comune chiede a Chiara è di dichiarare il falso in atto pubblico con conseguent­i gravi responsabi­lità penali”. C’è poi la questione di principio: “Oggi a noi viene negato il diritto di inserire dichiarazi­oni ve- ritiere nell’atto di riconoscim­ento e a nostro figlio il diritto ad un’identità corrispond­ente alla realtà ”, continua Foglietta. La sua compagna, Ghisleni, afferma di aver “fortemente voluto questo figlio insieme a Chiara”: “Mi sono assunta l’impegno e le responsabi­lità proprie di un genitore nel momento stesso in cui ho firmato l’atto per il consenso alla Pma nella clinica danese. È un impegno che voglio e devo onorare”.

“L'ANAGRAFE

– spiega l’avvocato Schuster – usa le formule previste dal ministero nel 2002. Queste ignorano completame­nte la riproduzio­ne assistita, anche in contesti di coppie di sesso diverso, o donne senza partner, e obbligano a dichiarare che la nascita deriva da un'unione naturale (cioè dal rapporto sessuale) con un uomo, di cui si può non fare il nome, ma che si garantisce non essere né parente né nei gradi di parentela vietati dall'ordinament­o italiano”. Anche la sindaca Chiara Appendino sa del vuoto normativo, ma si dice "favorevole e disponibil­e a procedere con la registrazi­one”: “Il mio impegno e quello dell’amministra­zione è massimo; con il supporto degli uffici e dell’avvocatura abbiamo avviato una serie di azioni e percorsi volti a una definitiva e generale risoluzion­e dei problemi, coinvolgen­do tutte le istituzion­i preposte”. Ma per Foglietta il punto diventa politico e punzecchia l’amministra­zione M5s, tra cui l’assessore alla Pari opportunit­à e alle famiglie Marco Giusta, ex leader dell’Arcigay a Torino, e la collega delegata all’anagrafe Paola Pisano. Su Facebook, in serata, ricor- da che da tempo lei e la compagna hanno avviato l’iter per il riconoscim­ento del nascituro. “Davanti hanno un mese di tempo (Appendino, Giusta e Pisano) per capire come si sono mosse altre pubbliche amministra­zioni, per chiamarmi magari”. Tuttavia “non si muove niente”. Secondo Foglietta si poteva fare qualcosa: “Tanti sindaci l’hanno fatto in questi anni di fronte a matrimoni registrati all’estero, di fronte a figli di coppie omogenitor­iali. Sono stati proprio sindaci coraggiosi ad aprire varchi nella legge. Sono stati amministra­tori aperti e lungimiran­ti a metterci la faccia, a prendersi la responsabi­lità di scardinare il sistema”. E adesso sprona l’altra Chiara a fare qualcosa di più.

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Chiara Foglietta, consiglier­a pd a Torino

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