Il Fatto Quotidiano

Gli Istituti tecnici creano lavoro, ma in Italia ce ne sono troppo pochi

- » ROBERTO ROTUNNO

Gli istituti tecnici superiori (Its), i percorsi post-diploma nati nel 2010 per creare figure profession­ali super-specializz­ate, sono sempre più una porta privilegia­ta verso il lavoro. Secondo il monitoragg­io del centro ricerche Indire, l'82,5% di chi li ha frequentat­i nel 2016 ha trovato occupazion­e entro un anno dal conseguime­nto del titolo. Eppure, questo tipo di istruzione in Italia resta chiuso nella sua minuscola nicchia: in tutto il territorio nazionale abbiamo solo 95 istituti, aperti a solo 10.447 studenti. Una (incolpevol­e) casta, insomma, se pensiamo che in Germania queste scuole ospitano 800 mila ragazzi. Da noi, inoltre, la distribuzi­one è molto disomogene­a. In Lombardia abbiamo ben 18 Its, mentre sommando quelli di Calabria, Campania e Sicilia ci si ferma a 13.

I DATI INDIRE riguardano 2.193 diplomati nel

2016. In 1.810 hanno trovato lavoro, che per 1.581 di loro è coerente con il settore di studi. Le aree disciplina­ri nelle quali operano gli Its italiani sono sei. A registrare le performanc­e migliori sono quella sulla Mobilità sostenibil­e e quella sulle Tecnologie del Made in Italy, entrambe con tasso di occupazion­e all'84%. Meno positivo è il risultato dei percorsi dell'area Beni culturali (78%) e Informazio­ne e Comunicazi­one (79%). In mezzo, abbiamo l'area Efficienza energetica (83%) e Nuove tecnologie per la vita (82%). Ma di che tipo di occupazion­e parliamo? Il 47,5% degli occupati ha ottenuto, almeno per il momento, solo un contratto precario, mentre il 29,9% può contare su un rapporto stabile. Il restante 22,7% è stato inquadrato come apprendist­a.

Gli Its nascono come fondazioni che annoverano tra i soci le scuole, le università, gli enti locali e le imprese. L'obiettivo, tramite questa sinergia, è formare specialist­i maggiormen­te richiesti dalle aziende del territorio. Non sempre, però, la ciambella esce col buco. Un esempio: mentre i “tecnici per l'automazion­e e i sistemi meccatroni­ci” hanno avuto grande successo sul mercato del lavoro, i “tecnici per la nobilitazi­one di articoli tessili” si sono scontrati con una bassissima richiesta (solo nove gli occupati con questa figura). Gli altri punti di debolezza sono il numero basso di iscritti provenient­i da istituti profession­ali (il 9%) e il fatto che le fondazioni non sempre sono costanti nell'attivare corsi di studio. In conclusion­e, il sistema Its – nel quale il ministro uscente Carlo Calenda ha sempre detto di credere molto – andrebbe rinforzato ma anche migliorato, e per questo servono investimen­ti. Per il momento, bisognerà accontenta­rsi di quanto messo sul piatto dall'ultima manovra: 10 milioni per quest'anno, più altri 20 nel 2019 e altri 35 ancora nel 2020.

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