Gli Istituti tecnici creano lavoro, ma in Italia ce ne sono troppo pochi
Gli istituti tecnici superiori (Its), i percorsi post-diploma nati nel 2010 per creare figure professionali super-specializzate, sono sempre più una porta privilegiata verso il lavoro. Secondo il monitoraggio del centro ricerche Indire, l'82,5% di chi li ha frequentati nel 2016 ha trovato occupazione entro un anno dal conseguimento del titolo. Eppure, questo tipo di istruzione in Italia resta chiuso nella sua minuscola nicchia: in tutto il territorio nazionale abbiamo solo 95 istituti, aperti a solo 10.447 studenti. Una (incolpevole) casta, insomma, se pensiamo che in Germania queste scuole ospitano 800 mila ragazzi. Da noi, inoltre, la distribuzione è molto disomogenea. In Lombardia abbiamo ben 18 Its, mentre sommando quelli di Calabria, Campania e Sicilia ci si ferma a 13.
I DATI INDIRE riguardano 2.193 diplomati nel
2016. In 1.810 hanno trovato lavoro, che per 1.581 di loro è coerente con il settore di studi. Le aree disciplinari nelle quali operano gli Its italiani sono sei. A registrare le performance migliori sono quella sulla Mobilità sostenibile e quella sulle Tecnologie del Made in Italy, entrambe con tasso di occupazione all'84%. Meno positivo è il risultato dei percorsi dell'area Beni culturali (78%) e Informazione e Comunicazione (79%). In mezzo, abbiamo l'area Efficienza energetica (83%) e Nuove tecnologie per la vita (82%). Ma di che tipo di occupazione parliamo? Il 47,5% degli occupati ha ottenuto, almeno per il momento, solo un contratto precario, mentre il 29,9% può contare su un rapporto stabile. Il restante 22,7% è stato inquadrato come apprendista.
Gli Its nascono come fondazioni che annoverano tra i soci le scuole, le università, gli enti locali e le imprese. L'obiettivo, tramite questa sinergia, è formare specialisti maggiormente richiesti dalle aziende del territorio. Non sempre, però, la ciambella esce col buco. Un esempio: mentre i “tecnici per l'automazione e i sistemi meccatronici” hanno avuto grande successo sul mercato del lavoro, i “tecnici per la nobilitazione di articoli tessili” si sono scontrati con una bassissima richiesta (solo nove gli occupati con questa figura). Gli altri punti di debolezza sono il numero basso di iscritti provenienti da istituti professionali (il 9%) e il fatto che le fondazioni non sempre sono costanti nell'attivare corsi di studio. In conclusione, il sistema Its – nel quale il ministro uscente Carlo Calenda ha sempre detto di credere molto – andrebbe rinforzato ma anche migliorato, e per questo servono investimenti. Per il momento, bisognerà accontentarsi di quanto messo sul piatto dall'ultima manovra: 10 milioni per quest'anno, più altri 20 nel 2019 e altri 35 ancora nel 2020.