Cimici “rosse” per Togliatti
I sospetti di Stalin sul “Migliore” e la Iotti
Il 22 agosto 1950, poco dopo mezzogiorno, un’ Aprilia grigia targata Roma percorre la strada provinciale Ivrea-Aosta. Al termine di un tratto in salita, ci sono una curva e un bivio e c’è un camioncino fermo in mezzo alla strada. L’auto grigia prosegue e il camioncino, un ambulante di verdura, svolta bruscamente a sinistra. L’autista dell’Aprilia frena ma l’impatto sembra inevitabile. A quel punto sterza a destra e l’auto va a sbattere contro un paracarro, ribaltandosi completamente.
Sull’auto ci sono quattro adulti e una bambina: Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito comunista, la sua compagna Nilde Iotti e la piccola Marisa Malagoli.
Il 22 agosto 1950, poco dopo mezzogiorno, un’Aprilia grigia targata Roma percorre la strada provinciale Ivrea-Aosta. Al termine di un tratto in salita, ci sono una curva e un bivio e c’è un camioncino fermo in mezzo alla strada. L’auto grigia prosegue e il camioncino, un ambulante di verdura, svolta bruscamente a sinistra. L’autista dell’Aprilia frena ma l’impatto sembra inevitabile. A quel punto sterza a destra e l’auto va a sbattere contro un paracarro, ribaltandosi completamente.
SULL’AUTO ci sono quattro adulti e una bambina: Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito comunista; la sua compagna Nilde Iotti e la piccola Marisa Malagoli, sorella di Arturo, uno dei sei operai uccisi quell’anno a Modena dalla polizia del dc Scelba; l’autista di nome Zaia; la guardia del corpo del compagno “Ercoli”, Giacomino Barbaglia. Reduce dalla Valsesia, la “comitiva” è diretta in Valtournenche, in Valle d’Aosta, dove abita Cristina Togliatti, sorella del segretario. Il “Migliore” è il ferito più grave. Solo “contusioni multiple”, però. E sulla fronte ha un grosso livido. Viene ricoverato all’ospedale di Ivrea.
L’INIZIO degli anni Cinquanta è il cuore della stagione centrista della feroce repressione anticomunista della Dc di De Gasperi e Scelba. Gli americani hanno calato completamente il loro ombrello, economico e politico, sull’Italia e i governi dell’unità antifascista sono finiti nel 1947. Poi il 18 aprile 1948, con l’epica vitto- ria scudocrociata contro il Fronte socialcomunista. Dal maggio dal 1947 alla metà del 1950 le forze dell’ordine ammazzano 87 lavoratori, in gran parte comunisti. È la Guerra fredda. L’Italia sceglie il Patto atlantico e il Pci è fedele all’Urss di Stalin. Il grande Partito comunista ha oltre due milioni di iscritti, 10mila sezioni e 52mila cellu- le. Nella sede nazionale di Botteghe Oscure il capo dell’Organizzazione è il “rivoluzionario” Pietro Secchia, vicesegretario. Il Partito è strutturato militarmente e l’Ufficio Quadri e la Vigilanza controllano fino all’ossessione dirigenti e militanti.
IL 31 OTTOBRE 1950, Togliatti è nella clinica Salus di Roma. A distanza di due mesi dall’incidente in Valle d’Aosta le sue condizioni sono peggiorate. Ha frequenti mal di testa e quel giorno ha perso conoscenza. Deve essere operato alla testa e ad autorizzare l’intervento sono Secchia e Luigi Longo, l’altro vicesegretario. Nell’operazione vengono asportati due grossi grumi di sangue. Tutto va nel verso giusto e Togliatti si risveglia subito. Il problema è un altro, però. Dal suo letto il compagno segretario ha chiesto a Secchia di indagare sul periodo che va dal misterioso incidente del 22 agosto al ricovero di fine ottobre. Il sospetto, Secchia, già lo conosce. Glielo ha confidato Mario Spallone, il medico personale di Togliatti: avvelenamento. Già dal 1948, dopo l’attentato di Pallante, i sovietici accusano i compagni italiani di non fare abbastanza per la sicurezza del “Migliore”. In tutto il Paese il clima è cupo e gli americani hanno allestito l’operazione S ta y - Behind. La famigerata Gladio per reprimere un’eventuale insurrezione comunista. Ma l’inchiesta “interna” sul presunto avvelenamento non dà riscontri.
ROMA un anno dopo. Alla fine del 1951, a dicembre. Una squadra della Vigilanza di Botteghe Oscure è nei pressi della casa di Togliatti, in via Arbe a Roma. Sono in tre. Aspettano che il loro segretario vada via. Poi entrano e piazzano vari microfoni: nel tinello, nello studio, nella camera da letto. L’ordine è arrivato dall’Ufficio Quadri, dove il vice è Giulio Seniga, comunista ambiguo e fedelissimo di Secchia, che poi scapperà con la cassa nel 1954 provocando la fine politica del suo capo. L’inaudito blitz del Partito per spiare Togliatti origina dalla diffidenza verso Nilde Iotti, considerata vicina al Vaticano. La via parlamentare e italiana al socialismo indicata dal “Migliore” coincide, secondo Mosca e i “rivoluzionari” di Secchia, con una linea troppo morbida di fronte alla repressione dc. E dieci mesi prima, Togliatti, ha rifiutato “l’invito” di Stalin e della direzione del Pci di andare a Praga a dirigere il Cominform. In quell’occasione Secchia accusò Togliatti di farsi influenzare troppo da Iotti.
LA STORIA dei misteri del togliattismo negli anni Cinquanta, prima della morte di Stalin nel 1953, è stata ricostruita da Vindice Lecis, studioso e giornalista del gruppo Espresso, nel suo ultimo libro: Il nemico. Intrighi, sospetti e misteri nel Pci della Guerra fredda. Un lavoro che ne segue altri due analoghi, La voce della verità e L’infiltrato. E la conferma che negli archivi del Pci c’è ancora tanto da raccontare.
Valle d’Aosta 1950
I misteri del “Migliore” nel libro di Lecis: punto di partenza uno strano incidente