Rifiuti, il Tar può commissariare il Lazio
Una sentenza dà due mesi alla Regione per individuare un sito per una discarica
Roma
rischia di trascorrere una nuova estate alle prese con problemi di smaltimento e gestione dei rifiuti. All’ormai annosa questione della carenza di impianti di trattamento adeguati ora si aggiunge anche una disputa legale sull’individuazione di una discarica di servizio per la Capitale. Una contesa giudiziaria avviata da una ditta, la Rida Ambiente, proprietaria di un impianto Tmb ad Aprilia in provincia di Latina, che però coinvolge direttamente anche la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti e la Città Metropolitana presieduta da Virginia Raggi. E che rischia di far saltare il fragile equilibrio raggiunto nel parlamentino del Lazio, dove la maggioranza a trazione Pd non ha i numeri per governare da sola e deve ricorrere all’astensione o all’appoggio delle opposizioni, tra cui il gruppo a 5 Stelle finora si è mostrato il più aperto al dialogo su una serie di temi condivisi.
DOPO UN RICORSO della Rida Ambiente, il 24 aprile scorso il Tar del Lazio ha stabilito che entro 60 giorni la Regione dovrà applicare un pronunciamento del 2016 della giustizia amministrativa, che chiedeva di individuare una “rete adeguata ed integrata” di impianti di smaltimento dei rifiuti. Ovvero, di accertare che esista una capacità di ricezione da parte delle discariche, dei Tmb e dei termovalorizzatori presenti nel Lazio. L’azienda, che tratta rifiuti dei Comuni pontini e di alcune città del territorio della provincia di Roma, aveva chiesto di poter soddisfare un “pur modesto ma non ulteriormente riducibile” fabbisogno di smaltimento degli scarti di lavorazione dei suoi impianti. Ma al momento gli invasi del territorio di Latina hanno esaurito le volumetrie autorizzate, mentre Roma - dopo la chiusura nel 2013 di Malagrotta - è priva di una discarica di servizio.
Così, i giudici amministra- tivi hanno disposto che se la richiesta resterà inevasa tra due mesi verrà nominato un commissario, il Prefetto di Roma Paola Basilone o di un suo funzionario, col compito di individuare il sito dove realizzare un nuovo invaso. Una questione che si trascina da tempo, come ricordato nella stessa sentenza del Tar. A gennaio 2016 infatti la Regione ha chiesto alla Città Metropolitana di Roma e alle quattro Province del Lazio di aggiornare il piano rifiuti individuando i siti di stoccaggio. Due anni dopo, nel gennaio scorso, la Città Metropolitana ha risposto che sta “completando l’i strutt oria delle osservazioni presentate dai Comuni e poi invierà” la sua istruttoria alla Regione. Secondo il Tar, però, in assenza di una decisione di Palazzo Valentini spettava comunque all’amministrazione regionale assumere i “po- teri sostitutivi” e scegliere dove creare una nuova discarica capace di aiutare la Capitale, soprattutto durante le cicliche crisi di raccolta che interessano il fragile sistema di smaltimento cittadino.
IN QUESTO passaggio si consuma il possibile scontro politico tra la giunta Zingaretti e quella Raggi. La Regione a sottolinea che “l a sentenza del Tar riguarda esclusivamente la richiesta di una singola società” e che quando la Città Metropolitana fornirà l’area dove realizzare un invaso situazioni come questa verranno meno. Il Campidoglio a 5 Stelle però ha adottato una linea politica che non prevede il ricorso al conferimento in discarica, punta alla riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti e all’a umento della differenziata fino al 70% nel 2021 ( attualmente è sopra il 40%). Un percorso che nei mesi scorsi ha visto il deposito di una richiesta di autorizzazione per la costruzione di due nuovi impianti di compostaggio.
E allora questo rimpallo di competenze potrebbe incrinare uno dei punti chiave del patto stretto tra il governatore Dem e il gruppo M5S, che tra i temi condivisi prevedeva anche la possibile revisione del piano regionale rifiuti.
Immondizia
Il Campidoglio spera che adesso l’ente faccia la propria parte e vari il piano per la gestione