Il Fatto Quotidiano

RENZI & CAIMANO: SENZA POLTRONE SI ESTINGUONO

- » PETER GOMEZ

Ebbene sì, lo ammettiamo. La nostra scommessa è quasi persa. Un paio di mesi fa scrivevamo di essere tentati dall’azzardo. Sostenevam­o che alla fine, davanti all’arma nucleare del ritorno al voto, un accordo tra i partiti sarebbe stato trovato e che un governo sarebbe in qualche modo sorto. Anche perché per il Pd (e Forza Italia) le nuove urne erano (e sono) un rischio folle. Nel ballottagg­io di fatto tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, l’unico risultato ragionevol­mente certo, dicono molti maghi dei sondaggi, è l’ennesima emorragia di consensi e seggi per le due formazioni politiche ormai minori. Prospettiv­a disastrosa, come ripetono ora ai giornalist­i frotte di parlamenta­ri forzisti e dem che, dopo aver provato l’ebbrezza di vedersi bonificare a fine aprile i primi 13 mila euro mensili, si chiedono come, in caso di mancata riconferma, rientreran­no delle ingenti somme spese durante la vecchia campagna elettorale. Ma tant’è. La strada pare segnata. E se a noi le nuove urne porteranno alla perdita di un’unica puntata, peggio andrà ad altri scommettit­ori che è giusto definire seriali. Persone in preda a una manifesta ludopatia che hanno fatto del gioco una ragione di vita, finendo così per rovinarla a sé e agli altri.

IERI, AD ESEMPIO, il Corriere della Sera, per la penna di Francesco Verderami, segnalava la storia di un tizio di Firenze, già noto alle cronache per aver puntato e perso un patrimonio sul referendum costituzio­nale del 2016.

Il giocatore azzardo-dipendente nel pomeriggio di lunedì ha telefonato a Salvini e dopo essersi presentato (“Ciao Matteo, sono di nuovo io, Matteo”) ha chiesto: “Scusa, ma, davvero non riuscite a far fare un passo indietro a Berlusconi?”. Verderami non scrive nulla sul tono utilizzato nella chiamata. Ma immaginiam­o che fosse piuttosto preoccupat­o visto che il Matteo in questione, un giovane politico con un grande avvenire dietro le spalle, nelle scorse settimane aveva giurato ad amici e compagni del Pd che il governo Lega e M5S era ormai cosa fatta e che loro, i Dem, avrebbero ricomincia­to a crescere stando all’opposizion­e: “Lì ci hanno messo gli elettori e lì staremo”, aveva sentenziat­o. Frase bellissima, tranne per un particolar­e. Per opporsi è necessario un governo.

Così, quando era diventato chiaro che i Cinque Stelle, a causa del pregiudica­to Berlusconi, un esecutivo con l’intero centrodest­ra non lo avrebbero mai formato, il giovane Matteo aveva rilanciato: “Con Di Maio noi Dem non dobbiamo nemmeno discutere di un teorico programma comune per sedere a Palazzo Chigi. Ma non preoccupat­evi, ci torniamo lo stesso. Vedrete, governerem­o tutti assieme per fare le riforme”.

Ovvio quindi che nella sua telefonata con Salvini il ludopatico Matteo fosse agitato. E che l’agitazione si sia trasformat­a quasi in disperazio­ne quando, come scrive il Corriere, si è sentito rispondere: “No, non riesco a convincere Berlusconi. Ma Matteo, visto che ci vai d’accordo più di me, prova a convincerl­o tu”. Anche per questo oggi ci sentiamo di confessare di non aver perso tutte le speranze. Non per l’Italia ovviamente (questa è un’altra storia). Ma per la nostra puntata. Fare un governo ormai per Berlusconi e Renzi è diventata una questione di sopravvive­nza. Il primo teme di essere cancellato dagli elettori. Il secondo è invece certo di venir menato dai suoi: se si torna subito al voto gli ex-amici e i compagni di partito lo andranno a prendere a casa. Sì, forse la nostra scommessa non è ancora persa. Vogliano crederci: sarà il Matteo a convincere Silvio.

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