“Ridatemi i pezzi di mio figlio per il funerale”
Maria Esposito Come Pamela, anche Vincenzo Ruggiero fu ucciso e smembrato, ma l’assassino era italiano e quindi non se ne parla più
Pochi giorni fa si è celebrato il funerale di Pamela Mastropietro. Sono stati seppelliti i suoi resti, ma i titoli a effetto sullo scempio che si è fatto del suo corpo continuano a campeggiare. “Massacrata”,“Fatta a pezzi”, “S m e mb r a ta ”, “Mutilata” da orchi, mostri, macellai, nigeriani. Poi c’è la storia del 25enne napoletano Vincenzo Ruggiero, che come Pamela è stato ammazzato e fatto a pezzi, ma è una storia che non è da tifo e schieramenti e quindi è finita nello sgabuzzino di quelle buone solo per qualche talk televisivo. Perché non solo l’assassino di Vincenzo era italiano – mica uno straniero brutto e cattivo – ma pure un ex ufficiale della Marina. Ed era gay, come la vittima, per cui non c’è politica, non c’è immedesimazione, non c’è spiraglio per la demagogia da bar. La mamma di Vincenzo ha scritto un post su Facebook spiegando che a quasi un anno dall’omicidio del figlio le indagini non sono ancora concluse. Che la testa e l’avambraccio del figlio non sono stati individuati e che se va avanti così “dovrò fare i funerali in due puntate”.
Vincenzo, a detta di tutti, era un bravo ragazzo. All’epoca dei fatti, viveva a casa della trans Heven Grimaldi, sua cara amica, che lo ospitava. Heven aveva un fidanzato, Ciro Guarente, con cui attraversava un periodo burrascoso e che provava una grande gelosia verso Vincenzo. Il 7 luglio 2017, Ciro attese Vincenzo nella casa di Aversa della sua fidanzata, che era fuori, lo uccise con due colpi di pistola, trasportò il corpo in un garage affittato poco tempo prima e qui lo fece a pezzi per poi scioglierlo parzialmente nell’acido. Oggi Ciro è in galera (lo hanno incastrato delle telecamere di sorveglianza mentre caricava il corpo in auto) ed è stato individuato il complice che gli ha procurato la pistola. Il processo, a dieci mesi dall’assassinio, non è ancora iniziato. “Vorrei fare il funerale a mio figlio per intero, chiedo solo questo, oltre all’inizio di un processo”, mi dice la signora Maria Esposito, mamma di Vincenzo.
Quali sono gli intoppi? Ciro ha tagliato il corpo di mio figlio che era alto 1 metro e 87, l’ha in parte sciolto nell’acido, infilato in un pozzetto largo 36 centimetri e ricoperto con della spazzatura, della calce e pietre mischiate a cemento. Quando è stato individuato il pozzetto, è stato preso a picconate. Ci sono 50 sacchi da cui sono stati ricavati una novantina di frammenti grandi quanto un’unghia che dovrebbero essere le parti del corpo mancanti, ma io attendo da mesi gli esami del Dna. Potrebbe celebrare i funerali di Vincenzo?
Sì. Mi hanno suggerito di farli, ma poi quando avrò tutti i resti del corpo cosa faccio? Dovrei farli smaltire come rifiuti speciali, non ci penso proprio.
Ciro è stato collaborativo in carcere?
Per nulla. Io sono convinta che abbia avuto complici nell’occultamento del cadavere, ma non parla.
Le ha fatto arrivare qualche messaggio?
Ho ottenuto di fargli sequestrare i beni, mi è arrivata una lettera del suo avvocato in cui mi si garantiva che Ciro avrebbe venduto un appartamento per darmi soldi, ma io che me ne faccio se non mi dice tutta la verità?
Lei aveva conosciuto Ciro prima dell’omicidio?
No, ma venne a casa mia con Heven quando cercavamo Vincenzo, dopo quattro giorni che lui lo aveva ammazzato. Mi diceva che era sicuramente scappato con qualcuno coi soldi. Non mi piacque a pelle, ma mai avrei pensato che fosse l’assassino.
Invece conosceva Heven? Sì, e sebbene non abbia ucciso Vincenzo, la ritengo la causa di quel che è successo. Sapeva quanto Ciro odiasse Vincenzo, non doveva metterlo in condizione di fargli male.
Lei e Ciro si erano lasciati. No, continuavano a frequentarsi e chiamarsi. Non si deve presentare al funerale di Vincenzo, non ce la voglio.
Le ha fatto male la voce secondo la quale Vincenzo stava da Heven perché lei e suo marito non accettavate la sua omosessualità? Certo, perché non era vero. Io ho capito prestissimo che mio figlio era gay, Vincenzo era così gentile, così sensibile, era così attento al suo aspetto. Poi un giorno un ragazzo mi disse che voleva fidanzarsi con mio figlio davanti a Vincenzo. Io gli dissi che non lo doveva chiedere a me, ma a lui e Vincenzo mi baciò. Quello fu il modo in cui me lo disse.
E suo marito?
Portai mio marito in discoteca con Vincenzo, per fargli capire che non c’era nulla di strano nella sua vita. Aveva accettato tutto.
Lei ha altri tre figli, come stanno?
Uno dei maschi ha perso otto chili, la femmina soffre di tachicardia, erano tutti legatis- simi a Vincenzo. Mio marito sta male, non si rassegna all’idea che sia stato ucciso per un motivo così futile, ma io temo di no, era solo gelosia mista a invidia.
Cosa chiede a dieci mesi dalla morte di Vincenzo?
Di avere finalmente mio figlio per intero. E l’inizio del processo. Mi dicono che Ciro chiederà il rito abbreviato, spero che non abbia sconti di pena. Se gli danno 30 anni, uscirà che io ne avrò 84. Mi auguro di esserci, per sapere che se li è fatti tutti.
L’intervista si chiude, poi la signora Esposito richiama e chiede di aggiungere questo messaggio per Ciro, sperando che lo legga in carcere: “Ti auguro una vita lunghissima, ma piena di sofferenze”. Lei non chiuderà la bara fino a che non le verrà restituito l’ultimo frammento del corpo di Vincenzo, anche il più piccolo, finito tra polvere e ghiaia, in cinquanta sacchi neri.
IL DELITTO 10 MESI FA
Il corpo del ragazzo è stato in parte sciolto nell’acido e poi interrato in un tombino misto a rifiuti e cemento
I RESTI IRRICONOSCIBILI
“Mi hanno ridato soltanto 90 frammenti grandi come un’unghia e aspetto ancora gli esami del Dna”