L’ Ingv sbarca sulle trivelle “Rischio conflitto d’interessi”
I comitati temono che l’accordo con i petrolieri tolga autonomia all’ente, ma l’intesa riguarda ricerche scientifiche. L’istituto: “Sulle piattaforme per monitorare”
Il ministero dello Sviluppo economico, Assomineraria (associazione di categoria dei petrolieri) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) hanno stretto un accordo di 15 anni. “Obiettivo – si legge nel comunicato – è avviare una cooperazione scientifica”. In sintesi: l’Ingv potrà raccogliere in mare dati sismici, piazzare sensori sulle piattaforme petrolifere e realizzare siti pilota da connettere in tempo reale con i centri di monitoraggio a terra. Non senza polemiche.
“L’ACCORDO tra Ingv e petrolieri, che gestiscono per profitto attività rischiose per l’ambiente e per i cittadini per le quali sono obbligatorie forme di controllo autonome, è a nostro avviso totalmente inaccettabile”, dicono in una nota univoca le organizzazioni che si occupano dei problemi degli idrocarburi, dalla Lombardia alla Basilicata passando per Marche, Abruzzo e Molise. “Ormai è scientificamente provato che le attività di estrazione di idrocarburi, re-iniezione di fluidi in profondità, coltivazione di cave e stoccaggio di gas possono in determinate condizioni causare sismicità indotta. Collaborare con chi può causare sismi indotti, con le ovvie conseguenze in termini di verifica delle responsabilità è inaccettabile. L’attività di ricerca scientifica è fondamentale ma deve essere scevra da potenziali condizionamenti, soprattutto quando ci sono in ballo cifre miliardarie”. L’Ingv sta cercando di ampliare la sua rete di osservazione sia a terra sia a mare. Per la parte a terra ha stipulato con Ispra un accordo per il monitoraggio idrogeochimico delle falde acquifere mentre per la parte a mare ha proposto l’accordo contestato. “L’Italia – spiega il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni – manca completamente di una rete osservazionale sismica, geodetica, geochimica nei mari circostanti la penisola. Ci sono circa 400 stazioni sismiche a terra e nessuna a mare”. Punto di riferimento è il Giappone, che ha oltre 5 mila stazioni sismiche a terra e una rete di monitoraggio a mare con 50 osservatori sottomarini (costo, 1 miliardo). “Per realizzare il progetto – spiega Doglioni – l’Ingv ha chiesto di poter utilizzare corrente elettrica e ponte radio delle piattaforme in Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia. Tutto con risorse proprie: strumentazioni e personale per l’installazione. In questo modo Ingv incrementerà la propria rete oltre a poter studiare con maggior dettaglio la sismicità nazionale”. Nessun finanziamento diretto, solo ospitalità per le strumentazioni che verranno calate a mare “tra cui – si auspica – anche pressometri per la sorveglianza da tsunami”. Inoltre, da un paio d’anni nello statuto dell’Ingv è stato inserito un articolo che prevede non possano esserci contratti diretti tra aziende e Ingv per il monitoraggio di attività industriali di sottosuolo. Tutto deve passare per ministero o enti locali. “Non c’è nell’accordo quadro un flusso economico previsto in nessun verso – spiega Franco Terlizzese, direttore generale Dgs Unmig del Mise – Nei casi invece dovessero esserci spese, ma saranno cifre limitate e relative all’acquisto di attrezzature scientifiche o ai laboratori, saranno regolate da accordi tripartiti su cui noi vigileremo”.
L’OBIETTIVO italiano è installare almeno una decina di stazioni nei prossimi mesi, ognuno del valore di circa 100mila euro. “L’accordo - spiega Terlizzese - serve al rafforzamento della rete nazionale dell’Ingv. Come ministero siamo in una posizione di controllo e garanzia. Anche se non avessimo sottoscritto l’accordo, i nostri uffici territoriali avrebbero comunque dovuto controllare le attività sulle piattaforme e autorizzarle”. Il Mise metterà a disposizione il network di enti di ricerca e università, laboratori chimici e mineralogici. Mentre per i petrolieri, il ritorno è sia d’immagine sia di monitoraggio: “Potranno disporre di una rete di informazioni e dati che, oltretutto, vogliamo rendere pubblici e che gli consentiranno di relazionare in modo più completo con il ministero dell’Ambiente per le Valutazioni di impatto ambientale”.