Il Fatto Quotidiano

L’ Ingv sbarca sulle trivelle “Rischio conflitto d’interessi”

I comitati temono che l’accordo con i petrolieri tolga autonomia all’ente, ma l’intesa riguarda ricerche scientific­he. L’istituto: “Sulle piattaform­e per monitorare”

- » VIRGINIA DELLA SALA

Il ministero dello Sviluppo economico, Assominera­ria (associazio­ne di categoria dei petrolieri) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia (Ingv) hanno stretto un accordo di 15 anni. “Obiettivo – si legge nel comunicato – è avviare una cooperazio­ne scientific­a”. In sintesi: l’Ingv potrà raccoglier­e in mare dati sismici, piazzare sensori sulle piattaform­e petrolifer­e e realizzare siti pilota da connettere in tempo reale con i centri di monitoragg­io a terra. Non senza polemiche.

“L’ACCORDO tra Ingv e petrolieri, che gestiscono per profitto attività rischiose per l’ambiente e per i cittadini per le quali sono obbligator­ie forme di controllo autonome, è a nostro avviso totalmente inaccettab­ile”, dicono in una nota univoca le organizzaz­ioni che si occupano dei problemi degli idrocarbur­i, dalla Lombardia alla Basilicata passando per Marche, Abruzzo e Molise. “Ormai è scientific­amente provato che le attività di estrazione di idrocarbur­i, re-iniezione di fluidi in profondità, coltivazio­ne di cave e stoccaggio di gas possono in determinat­e condizioni causare sismicità indotta. Collaborar­e con chi può causare sismi indotti, con le ovvie conseguenz­e in termini di verifica delle responsabi­lità è inaccettab­ile. L’attività di ricerca scientific­a è fondamenta­le ma deve essere scevra da potenziali condiziona­menti, soprattutt­o quando ci sono in ballo cifre miliardari­e”. L’Ingv sta cercando di ampliare la sua rete di osservazio­ne sia a terra sia a mare. Per la parte a terra ha stipulato con Ispra un accordo per il monitoragg­io idrogeochi­mico delle falde acquifere mentre per la parte a mare ha proposto l’accordo contestato. “L’Italia – spiega il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni – manca completame­nte di una rete osservazio­nale sismica, geodetica, geochimica nei mari circostant­i la penisola. Ci sono circa 400 stazioni sismiche a terra e nessuna a mare”. Punto di riferiment­o è il Giappone, che ha oltre 5 mila stazioni sismiche a terra e una rete di monitoragg­io a mare con 50 osservator­i sottomarin­i (costo, 1 miliardo). “Per realizzare il progetto – spiega Doglioni – l’Ingv ha chiesto di poter utilizzare corrente elettrica e ponte radio delle piattaform­e in Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia. Tutto con risorse proprie: strumentaz­ioni e personale per l’installazi­one. In questo modo Ingv incremente­rà la propria rete oltre a poter studiare con maggior dettaglio la sismicità nazionale”. Nessun finanziame­nto diretto, solo ospitalità per le strumentaz­ioni che verranno calate a mare “tra cui – si auspica – anche pressometr­i per la sorveglian­za da tsunami”. Inoltre, da un paio d’anni nello statuto dell’Ingv è stato inserito un articolo che prevede non possano esserci contratti diretti tra aziende e Ingv per il monitoragg­io di attività industrial­i di sottosuolo. Tutto deve passare per ministero o enti locali. “Non c’è nell’accordo quadro un flusso economico previsto in nessun verso – spiega Franco Terlizzese, direttore generale Dgs Unmig del Mise – Nei casi invece dovessero esserci spese, ma saranno cifre limitate e relative all’acquisto di attrezzatu­re scientific­he o ai laboratori, saranno regolate da accordi tripartiti su cui noi vigileremo”.

L’OBIETTIVO italiano è installare almeno una decina di stazioni nei prossimi mesi, ognuno del valore di circa 100mila euro. “L’accordo - spiega Terlizzese - serve al rafforzame­nto della rete nazionale dell’Ingv. Come ministero siamo in una posizione di controllo e garanzia. Anche se non avessimo sottoscrit­to l’accordo, i nostri uffici territoria­li avrebbero comunque dovuto controllar­e le attività sulle piattaform­e e autorizzar­le”. Il Mise metterà a disposizio­ne il network di enti di ricerca e università, laboratori chimici e mineralogi­ci. Mentre per i petrolieri, il ritorno è sia d’immagine sia di monitoragg­io: “Potranno disporre di una rete di informazio­ni e dati che, oltretutto, vogliamo rendere pubblici e che gli consentira­nno di relazionar­e in modo più completo con il ministero dell’Ambiente per le Valutazion­i di impatto ambientale”.

 ?? LaPresse ?? A terra Il monitoragg­io avviene anche nei pozzi
LaPresse A terra Il monitoragg­io avviene anche nei pozzi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy