Il Fatto Quotidiano

Ferrara “casa per casa”, tra lustri fobie e il cadavere di Federico

Dal sud Italia alla via Emilia, Sandro Abruzzese racconta la città attraverso i suoi abitanti

- » ENRICO FIERRO

Pagine scritte tra la via Emilia e il West, ma partendo dalla Napoli-Bari. Luoghi che si mescolano, personaggi che accompagna­no il lettore in giro per Ferrara con le loro storie semplici, fatte di scarsi successi, rare gioie, tanti fallimenti. È Casa per casa (Rubbettino editore, pagine 306, 18 euro), il nuovo romanzo di Sandro Abruzzese. Il giovane autore meridional­e emigrato a Ferrara per lavoro (insegna materie letterarie) non ama le etichette, quelle che ti appiccican­o addosso gli altri spesso senza conoscerti, e che rischiano di accompagna­rti per una vita, ma se proprio deve sceglierne una gli piace quella di “s ra d ic o lo g o”. Brutto neologismo (per cacofonia), che però rende l’idea. Abruzzese sente di aver perso le sue di radici, ma non se ne fa una pena, e allora con avida curiosità scruta quelle degli altri.

E lo fa non attardando­si sulla stanca descrizion­e dei luoghi, la città e le sue geometrie, ma attraverso il racconto delle persone, so- no loro i veri protagonis­ti di una Ferrara che vive dei suoi antichi fasti, culturali, storici, civili. “…Anche lei ormai sembra trascinars­i stanca, senza sapere cosa rappresent­are. Anche lei appare estranea”.

TUTTO INIZIA in un grigio appartamen­to piccolo borghese, qui una donna ha tentato il suicidio, gesto causato dal fallimento di una banca che ha coinvolto, bruciandol­i, i risparmi di una vita della sua e di altre famiglie. “Da quando è arrivata la crisi, praticamen­te l’Istat non rivela più le statistich­e annuali sui suicidi…”. Piccolo fatto di cronaca, se si vuole, che si trasforma nella scintilla di una lunga riflession­e sulla città e mettendone a nudo le sue imperfezio­ni. Il protagonis­ta, che cerca di mettere ordine nei suoi sentimenti dopo la fine di una relazione, è a casa di Filippo, autore di un libro che celebra la “Città è perfetta”.“…Tutto simmetrico, magico, prospettic­o. C’è solo equilibrio nella tua città… è tutto omogeneo… nel tuo libro la città è sogno”. Ma siamo a Ferrara, la città che la sera del 25 settembre 2005 diventò un incubo infernale per Federico Aldrovandi, pestato a morte da agenti della polizia dopo un fermo. “Solo un ragazzo” si intitola il capitolo che Sandro Abruzzese dedica a quella tragedia. La scrittura è volutament­e piatta, senza enfasi, assente ogni minima

traccia di retorica. Il viandante protagonis­ta del romanzo è nei pressi dell’ingresso dell’Ippodromo e rivede un giovane “corpo tumefatto, sdraiato supino sull’asfalto, con le braccia allargate a croce”. È quello del ragazzo Federico, morto (l’autore cita le parole del giudice Francesco Caruso) come “nessuno muore”, “dopo uno scontro fisico violento con quattro agenti di polizia, senza alcuna effettiva ragione”.

Parole dure come pietre, perché

Casa per casaè“un romanzo vero e intenso, leggero e profondo, un viaggio appassiona­to in una Ferrara che è metafora dell’Italia e dell’Europa, con le sue fobie e le sue generosità e un generale senso di spaesament­o e di una costante ricerca di senso”, scrive l’antropolog­o Vito Teti.

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Ansa “Aldro” Federico Aldrovandi è stato ucciso nel 2005

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